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★·.·'¯'·.·★ sʜᴀɴɴᴏɴ ★·.·'¯'·.·★

Una volta arrivate al pub — ovviamente avevo deciso di indossare gli abiti che mi ero scelta da sola, dovendo subire le continue lamentele di Delia —, andammo immediatamente alla ricerca di Ariel, sua sorella e le altre ragazze del gruppo.

E in tutta onestà: non sopportavo nessuna di quelle ragazze; l'unica a salvarsi era Ariel e be', Delia, anche se a volte ce la metteva tutta per farmi esaurire totalmente.

«Potevi almeno metterti un paio dei miei tacchi, piuttosto che quei dannati scarponcini tutti rovinati», borbottò Delia al mio fianco mentre la musica mi entrava da un orecchio, trapanandomelo e dall'altro la sua voce infastidita dalle mie decisioni di stile che mi fece storcere il naso.

«Preferisco non slogarmi una caviglia su un tacco dodici quindi i miei scarponcini vanno più che bene», replicai atona e nel frattempo vidi in lontananza una folta chioma rosso fuoco che si muoveva a passo spedito verso il bar alla mia destra mentre veniva seguita da una ragazza che si guardava in giro spaesata, quasi terrorizzata da quel posto.

«Ho trovato Ariel e sua sorella, muoviamoci capra», afferrai la mia migliore amica — che ci stava provando spudoratamente con un ragazzo dai capelli neri e gli occhi del medesimo colore — per un polso e la trascinai verso il bar, dovendo subirmi le sue lamentele e grida alquanto fastidiose.

Feci un profondo respiro per stare calma e non lanciarle addosso qualche insulto che avrebbe fatto impallidire persino il Papa poi mi sforzai di sorriderle e con un cenno del capo indicai Ariel al bancone del bar, totalmente trasportata dalla conversazione che stava avendo con il barista. Tipico di lei.

Le piaceva provarci con i baristi per poter avere alcolici gratis e sempre, dico sempre, riusciva ad ottenere ciò che voleva. Ad Ariel bastava mettere in mostra un po' di tette e il caprone in calore cadeva ai suoi piedi in un attimo. Soltanto che per farlo si doveva avere una certa sicurezza in se stessa e nel proprio corpo, cosa che la mia amica possedeva sicuramente, a differenza mia quindi le bastava poco per ottenere tutto ciò che desiderava.

«Ariel! Troia dai capelli rossi, ti vuoi girare?», le gridai in un orecchio, facendola sobbalzare e poi gridare per lo spavento, beccandomi in risposta un forte schiaffone su un braccio che mi fece gemere dal dolore per alcuni secondi.

«Ma sei cretina? Che cazzo mi urli nelle orecchie?!», Ariel, col viso paonazzo sembrava un tutt'uno coi suoi capelli e proprio per quello scoppiai a ridere, non riuscendo a trattenermi. Era completamente rossa, del resto anche il vestito che indossava lo era, così come i tacchi vertiginosi che portava ai piedi.

La mia amica mi lanciò un'occhiataccia che non mi fece né caldo né freddo quindi feci spallucce, scrollando le spalle con noncuranza poi inclinai il capo in un lato per cercare di capire cosa stesse facendo sua sorella nascosta dietro le sue spalle.

«Perdona questa cretina, sai com'è fatta», Delia ovviamente se non si schierava dalla parte delle altre, pur di mettersi contro di me, non era Delia.

Feci finta di niente quindi mossi appena una mano verso la sorella di Ariel per salutarla e quest'ultima si aggrappò al suo vestito, facendola imprecare furiosamente, cosa che non passò inosservata al barista che ridacchiando, tornò al suo lavoro.

«Jade, piantala di tirarmi il vestito e per l'amore di Dio, presentati alle mie amiche.»

Ariel afferrò per un braccio sua sorella e la tirò verso di noi, piazzandocela proprio davanti, ma Jade — se avevo capito bene si chiamava così — tenne il capo chino verso il basso e proprio per quello faticai a guardarla in volto.

«Non ti mangiamo mica», ridacchiai, trovandola tenera e per qualche strano motivo mi tornò in mente la ragazza di oggi pomeriggio, «Dai, mostraci il tuo volto.»

Dopo qualche minuto in cui la vidi titubare parecchie volte, decise finalmente di alzare il viso e per poco non mi strozzai con la mia stessa saliva. Era la ragazza del latte. La ragazza timida che era scappata via senza comprarlo.

«Sei la ragazza di oggi pomeriggio!», gridai, puntandole un dito contro, cosa che la fece sussultare e poi abbassare nuovamente il viso verso il pavimento del pub.

Ariel passò il suo sguardo da sua sorella, a Delia per poi soffermarsi maggiormente su di me, «La ragazza di oggi pomeriggio? Quando avresti visto mia sorella, scusa?», domandò, inarcando un sopracciglio con curiosità.

«A-al m-minim-market», balbettò Jade, aggrappandosi al braccio di sua sorella mentre le sue guance divennero rosse tanto quanto i capelli di Ariel, cosa estremamente dolce.

Quindi è davvero lei... Che bello, almeno avrò modo di conoscerla meglio!

🌈 Angolo Autrice
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