Di Comete, Principesse e Anime Gemelle.

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Premessa.

Questa storia èambientata a quattro o cinque anni di distanza dall’epilogo de “Il Canto della Rivolta". Gale è tornato a vivere nel Distretto 12 da qualche mese, assieme a suo figlio, Joel, e a Johanna Mason, che vive con loro. Haley Mellark è la primogenita di Peeta e Katniss. La storia si riallaccia in minima parte a una precedente one-shot, la cometa del Distretto 12, ma le due storie sono comunque scollegate fra loro.

 

Di comete, principesse e anime gemelle.


Gale assottigliò lo sguardo per difendersi dal sole, appoggiando la schiena alla roccia. Erano giorni che non gli capitava di poter trascorrere un paio d’ore nella quiete totale, come stava accadendo in quel momento. I boschi non erano più silenziosi come una volta, specie nei fine settimana. Gli era accaduto più volte di perdere il vantaggio su una preda  per via degli schiamazzi improvvisi di qualche ragazzino a passeggio con i genitori o delle risate di gruppi di adolescenti, decisi ad accamparsi in qualche radura per la notte. Quel sabato, tuttavia, la porzione di bosco che fungeva da punto di incontro per lui e Katniss sembrava tranquilla come in passato. Gale chiuse gli occhi aggrappandosi al silenzio con la mente, come aveva imparato a fare quando era ragazzo. Venne distratto da un fruscio improvviso e da un movimento alla sua sinistra che riuscì a cogliere, nonostante le sue palpebre fossero ancora serrate. Aprì gli occhi e scandagliò con lo sguardo la vegetazione nel punto da cui era provenuto il rumore: la figura minuta di una ragazzina sporgeva da dietro una roccia, evidenziata dalla bandana verde sgargiante che le copriva i capelli.

“Haley?”  esclamò Gale, aggrottando perplesso le sopracciglia.

Gli occhi chiari della bambina incrociarono i suoi per un istante. Pochi secondi più tardi la ragazzina sbucò fuori dal nascondiglio, sbuffando sonoramente.

 “Beccata!” dichiarò Haley Mellark, sollevando le mani in cenno di resa. Diede poi uno strattone alle maniche della felpa che portava legata in vita, avvicinandosi allo sperone di roccia. “Non è giusto, pensavo di essermi nascosta bene!”

L’espressione interdetta di Gale mutò per ospitare un lieve sorriso.

“La tua mamma lo sa che gironzoli da sola per i boschi?” le chiese, osservandola sistemarsi le trecce scure che spuntavano sotto la bandana.

Haley annuì.

 “Certo che sì!” confermò con un  sorrisetto vispo.  “Posso sedermi con te?” aggiunse,  senza attendere una risposta. Prese posto a gambe incrociate di fianco a lui e appoggiò la schiena contro alla roccia.

Gale sorrise divertito, frugandosi poi in tasca per cercare il cellulare.

“Allora non penso che ci saranno problemi se la chiamo per avvisarla che sei qui, giusto?” chiese, pigiando numeri a caso sul tastierino. La bambina esitò.

“In realtà l’ho detto a papà, non alla mamma” si corresse infine, dando una scrollata di spalle. “Però ora papà sta lavorando, non lo puoi chiamare” gli fece notare poi. “Altrimenti i clienti poi si arrabbiano con lui, dicono che è maleducato e non vengono più a comprarci il pane. E sarebbe proprio un peccato, perché papà fa il pane più buono del mondo, e anche delle gran belle torte! E dei biscotti bellissimi… Insomma, se lo chiami combineresti un bel po’ di pasticci, non credi anche tu?” concluse la bambina, prendendo a giocherellare con dei fili d’erba. Gale sorrise una seconda volta.

“In effetti combinerei proprio un bel guaio” commentò, scoccandole un’occhiata divertita di sottecchi. “Per questa volta non chiamerò nessuno, ma non voglio più trovarti in giro per i boschi da sola. Va bene, cometa di Halley[i]?”

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