Non è patetico, come i poveri rubino ad altri poveri? A nessuno interessa, tutti rammolliti dal sistema, una fortuna se siete i primi a rubare, ma guardatevi le spalle da me.
Presto o tardi farò visita al vostro rifugio, qualunque esso sia, prendendovi tutto quello a cui tenete insieme ai miei compagni, tra le lacrime ci supplicherete di smettere, ma non si ruba ciò che spetta al principe dei ladri, Robin Hood.
Denaro.
Cibo.
Armi.
E donne.Forse ero troppo sicuro di me, neppure vedevo all'orizzonte le serpi infami, che stavo guidando verso la gloria, una vita più agiata. Il mio impegno era vanificato dalla loro avidità, se solo avessi potuto lavorare da solo.. Neppure mi fidavo più di Little John, che consideravo come il mio stesso fratello, mi vendette ai poliziotti, senza farsi problemi.
Vivrà nel terrore i suoi miseri giorni, cosciente che un giorno arriverò, fingendomi qualcun'altro o mescolandomi alla notte, silenzioso, pronto a farlo soffrire fino ad ucciderlo. Quanti sottoposti avesse a disposizione non importava, in furbizia li avrei vinti.
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Era una rapina come le altre, tre con dei passa montagna sarebbero entrati, fatto fuori la guardia, se necessario, mentre uno avrebbe messo fuori uso dall'esterno le telecamere, aspettando nel furgone senza insegne poco distante dal posto.
Era tutto perfetto, collaudato, forse troppo.
Stava aspettando che la donna tremante al bancone finisse di riempire la borsa, ogni tanto si voltava a guardare indietro. Gli ostaggi a terra tremavano, piangevano, pregavano, nessuno aveva il coraggio di fare l'eroe a quanto pareva. Era meglio così, meno problemi.
Aveva appena preso la borsa, lo sparo arrivò chiaro alle sue orecchie, come il dolore alla spalla. Fece cadere la borsa, ringhiando appena, ma che cavolo faceva? Era forse impazzito?
Guardò il viso di John, mentre si chinava a prendere la borsa, era più che eloquente la sua espressione. La sua smorfia di dolore aumentò, ferito nel corpo e nell'anima.
Il bastardo era colui considerato il più fidato, il ragazzetto a cui aveva dato una seconda possibilità, una vita meno orribile della precedente. Lo strattonò con il braccio sano.
"Prepara il conto alla rovescia traditore.."
L'altro sorrise in modo maligno.
"Forse è meglio se lo fai tu."Gli diede un pugno nello stomaco e scappò in fretta insieme all' altro, udendo il lontananza il suono delle sirene.
Al momento l'unico, senza nessuna via di fuga era lui.
Premeva sulla ferita, iniziava a perdere troppo sangue, non riusciva a fermarlo. La smorfia di dolore era intuibile anche con il passa montagna, intorno a lui delle figure si muovevano concitate, gli ostaggi scappavano e sicuramente gli stavano augurando ogni male, ma in cuor suo non li biasimava affatto.
Dava loro ragione.Era meglio lavorare da solo, però dare la colpa agli altri per i propri errori era fin troppo confortante, facile e dannatamente falso.
E questo era il prezzo da pagare per non voler restare solo, la morte ti rapisce in solitudine, a volte con dolore, altre volte nel proprio capezzale, nella serenità di aver vissuto il tuo tempo.
Il suo caso era ben diverso, nessun supplizio e con altri anni davanti, forse di vendetta, rivendicazione e rinascita.Non riuscì a darsi una risposta, preso da quella deriva dei sensi, chiuse gli occhi e smise di percepire il mondo intorno a sé.
Quella sensazione se la ricordò per lungo tempo, chiuso in una cella, per passare il tempo si era trovato diversi modi per evadere da quel carcere, ma per una volta voleva guadagnarsi il biglietto per uscire da lì, come si conveniva, senza imbrogliare.
Avrebbe avuto tempo per pensare, fin troppo per premeditare un'infinità di situazioni, ma alla sentenza aveva patteggiato, informazioni per riduzioni della pena.
Di quel gruppo di traditori non gli importava nulla, voleva solo vendicarsi, ma non aveva possibilità di sfogare la rabbia, almeno al momento. In poco tempo venne preso di mira da parecchi, molti volevano regolare i conti e lui non aspettava altro.
Lo riducevano in condizioni pessime perché era solo, ferendolo nel corpo ed essere già solo soddisfatti per quel piccolo traguardo. I dottori nel carcere erano ormai abituati alla sua presenza costante in quel piccolo studio, un po modesto rispetto agli ospedali, ma uno sembrava a proprio agio, un soggetto particolare.
Gli occhi rossi come il sangue, nel suo bel camice immacolato, non sembrava per nulla un tipo da carcere. Un uomo con quello sguardo freddo, sarebbe andato bene per un laboratorio di cavie, gli fece gelare il sangue, ma nessuno lì osava contraddirlo.
E così cominciò la sua terapia con il dottore W. R. Abbit.A ricordarlo fu un periodo vago della sua vita, la cosa certa era che lo stava solo danneggiando con le sue medicine. Vuoti di memoria, stanchezza maggiore, dolori muscolari, però non vi dava troppa importanza, le scazzottate erano all'ordine del giorno, allo stesso modo del dolore.
Si accorse in ritardo delle illusioni che vedeva, lo stavano distruggendo nel corpo e nello spirito, ma andava bene così, si lasciava scivolare via in un agonia senza fine, incapace di liberarsi, anche se non prendeva più quelle pillole.
Vedeva il passato desideroso di trascinarlo nelle sue acque torbide e placide di una pianura stagnante.Il morbo della "colpa" era in circolo, piantanto saldamente nelle viscere, non poteva sottrarsi a quella punizione.
Aveva smesso di fidarsi dei sensi, della mente ed anche di se stesso, quell'uomo aspettava solo questo, vederlo spezzarsi davanti a lui, trovare i risultati della propria ricerca.Non gli avrebbe dato questa soddisfazione fino a quando sarebbe riuscito a restare cosciente della sua identità, di chi fosse e cosa stava diventando.
Il risultato non gli piaceva affatto.
Lo inquietava quel cambiamento, neppure voluto, al contrario delle aspettative di quell'uomo stava reagendo bene nonostante la sua ribellione, che non sarebbe finita lì, avrebbe resistito come il Robin Hood nelle storie lette da bambino.Nessuna compagnia.
Né arco.
Nessuna Lady Marion al momento da salvare.
Solo un orribile re Giovanni senzaterra e un dottore di dubbia morale, senza scrupoli da combattere.Se voleva giocare, avrebbe giocato nel modo migliore.
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WONDERLAND [Completa]
Historia CortaIl paese delle meraviglie. La prima volta che ho udito questo nome, la fantasia ha iniziato a creare un mondo fantastico ed idilliaco. Alice. Un nome perfetto per una bambina protagonista di una storia, come anche gli altri. Le storie hanno sempre u...