Le origini - Il vuoto dell'anima

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Guardarsi allo specchio è un abitudine per tutti: prima di lasciare casa la mattina per i rispettivi impegni, nascondere segni evidenti, come gli schiaffi di un padre a una donna, che dicevano essere sua madre, ma in entrambi non notava alcuna somiglianza. Guardando quel riflesso di bambino, quello sguardo di sangue, quei capelli candidi di un biondo troppo chiaro e la pelle diafana si chiedeva a chi appartenessero prima di diventare suoi.
In seguito scoprì che erano frutto dell'albinismo, una svolta interessante, comprese che ogni anomalia era stata catalogata con minuzia dalle precedenti generazioni di medici. Allora l'essere incompleto, il suo eterno cercare, era dettato solo da dei nomi, semplici gruppi di nomi derivati da lingue trasformate nel tempo, dalle forme originarie ormai morte, cadute in disuso.
Nella mente da adolescente crebbe la smania della conoscenza, appunti, foto, restando al sicuro all'ombra degli alberi, compensando la carenza affettiva e la lontananza consapevole,cattiva dei genitori con la ricerca.
La sensazione asettica di una sala da chirurgo, in quel luogo mostravano la mancata indulgenza.

Tutto partiva dalla testa del paziente apparentemente, la mente umana era un mistero ancora nel suo tempo, leggendo i classici antichi, sapendo di Morfeo, di quello che si diceva fosse in grado di fare, un'idea complessa gli si presentò come un lampo.
Un sogno di redenzione.
Quella salvezza, che in pochi arrivavano ad ottenere, ma duratura nel tempo, una conquista sicura, come per la leonessa una gazzella.
Almeno apparentemente.

La teoria sviluppata negli anni era sempre lì, nel cassetto chiuso, aperto con cura il fascicolo e revisionato innumerevoli volte, corretto, pieno di postille e riferimenti, senza credibilità non avrebbe potuto fare molto.
Gli studi medici continuavano, la sua mente ad occhi esperti risultava estremamente prodigiosa, forse perché non teneva conto degli interessi mondani, troppo preso dagli studi, ad aiutare ogni tanto chi gli interessava, il tutto studiato per risultare credibile. Non provava attaccamento per nessuno.

Ogni mattina ed ogni sera il suo volto di giovane adulto lo fissava nello specchio, vedeva solo la stanchezza, era stato prosciugato di tutto.
Aveva bisogno di calma, di restare vicino a qualcuno per un po, senza nessun tornaconto, ma il bene della scienza era tutto per lui, però non poteva arrivare al collasso proprio all'apice della vita.
Si unì ai vecchi compagni di corso per qualche giorno, nonostante il distacco che c'era tra loro tutti si sentiva bene, come se la mente per un po stesse galleggiando, rilassata e a riposo.
Tra le montagne raccontare episodi di anni passati era piacevole, fino a sentire i riferimenti a favole per bambini, negli ospedali quelle piccole creature soffrivano per le malattie e le continue cure, in quei pochi casi rari, molto aggressivi.

Sospirò, aveva trovato la sua motivazione nobile per avvalorare quella teoria, magari, lavorando con altre grandi menti, sarebbe arrivato alla soluzione del problema pratico.

Costruita la struttura cominciarono gli esperimenti su cavie animali, con piccoli miglioramenti dopo le prime morti. Quei topolini bianchi non li compativa affatto, li fissava contorcersi fino a spegnersi del tutto catalogando i loro muscoli, ripetendosi come funzionasse il loro sistema nervoso e respiratorio. Sempre la stessa modalità di tortura...

Guardando fuori dalla finestra, all'ombra, riparato dal sole, valutò come muoversi per prendere cavie instabili.

Lo sguardo perso tra i rami degli alberi mossi dal vento gli diede da pensare: serviva qualcuno di invisibile come l'aria per la società, così da passare inosservati se gli "animaletti" fossero stati sottratti qui e là dai vicoli e dai probabili istituti.

-

La ricerca in laboratorio e quella all'esterno, seppur diversa non fu affatto semplice, ma se lo era aspettato, come sapeva dopo poco tempo i privati a cui si era affidato avevano iniziato a chiedere risultati ed entrate con gli interessi. Un'artista bisognoso di un potente mecenate, questo era, e sarebbe rimasto tale probabilmente.
Restò sorpreso, però, da tutte le falle presenti nei sistemi e come si potessero manipolare i documenti così facilmente, ne restò rassicurato, quella buona sorte gli sarebbe tornata davvero molto utile. Le sue fila aumentavano con regolarità da contagocce.

In pochi mesi aveva recuperato diversi soggetti interessanti, una ventina diversi, origini diverse, come le loro storie. Valutò diversi sistemi di sperimentazione, erano delle cavie ottime e ne usufruì, senza scrupolo.

Era solo un lavoro come un altro in laboratorio, nulla di più.
Non poteva ancora sapere in che modo si sarebbe spenta la sua vita, durante una notte di luna e fiamme, dilaniato dalle sue "cavie" e dalla sua prediletta.
Quella ragazza che non era stata amata come lui, l'aveva manipolata, le aveva chiesto fiducia ed erano riusciti ad avvicinarsi parecchio, poi arrivarono presto al punto di rottura.
L'abbandono in quei sogni.

Era un luogo oscuro quello in cui era capitato, la sua esistenza però continuò senza problemi.
Anche da morto.
Leggeva nella sua memoria i vecchi tomi, rivivendo la sua vita innumerevoli volte, in attesa.
Sarebbero risorti tutti per quell' ennesima messa in scena stantia.

Era un'anima nera.
Un buon direttore d'orchestra.

- Fine


Angolo autrice:
Siamo giunti al capolinea definitivo, lasciando questo mondo crudele di pazzi e violenza, dopo parecchio tempo.
Spero abbiate gradito.

Arrivederci!

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