Le origini - La falsa Cenerentola

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Perché non mi guardi?
Mi resti di spalle e tremendamente vicino, ma non faccio nulla per attirare la tua attenzione con la mente in un posto per me inaccessibile. Non avere il controllo sulle tue azioni mi preoccupa.
Mi lascerai indietro. Lo stai già facendo.
Non hai bisogno di me. Lo noto già ora.
É una sensazione così triste, stringe il corpo in una morsa straziante e agonizzante, mi distrugge, con la tua indifferenza stai agnentando il mio cuore e la mia mente. Le mie lacrime silenziose e pietose non giungono alle tue orecchie, neppure le vedi, sei troppo impegnato a guardare un'altra.
La detesto, vorrei che non esistesse, mi allontani per lei? Con noi non aveva legami di sangue, mi abbandoni senza rimorso, ti chiedo aiuto per ricevere in cambio nessuna risposta.

*

Rintanata nel buio a vedere dei film, favole che la confortavano dalla sua misera disperazione, divenne la sua ossessione, si allontanò sempre più dalla realtà, affogava nelle sue stesse lacrime.
Leggendo i testi originali di quei racconti nella sua testa trovò la soluzione, il suo modo soperandi, sarebbe uscita da quella spirale una volta per tutte.
Vittoriosa e sprezzante delle conseguenze.

Si diresse dal fratello, cavaliere infedele, stringendo nella tasca del pesante giaccone un coltello, non tremava, nessuna paura.
Sapeva che punizione infliggere a quei due, lo sguardo vacuo contornato da pesanti occhiaie era l'unico tocco di tono scuro sul suo viso, dando modo ai suoi futuri interlocutori e vittime un indizio sulla sua condizione. I capelli, sistemati alla meglio, risentivano del periodo di trascuratezza tramutati in un groviglio di nodi e riccioli ribelli tagliati da una mano inesperta qual'era la sua. Quasi le veniva da cantare, ma si limitò a fischiettare il motivetto della compagnia di Robin Hood e, saltellando, arrivò alla meta del proprio misfatto.

Cercò di farlo ragionare, senza trovare il risultato che cercava, non voleva credere alla sua tesi di manipolazione da parte di quella strega. La sua ira repressa esplose, come una bomba nel corpo, l'impeto del momento la rese più forte. Lo buttò per terra, prendendo il coltello dalla tasca.

"Non hai mantenuto la promessa!"

Gridava, mentre lo tempestava di coltellate nel petto e si macchiava del suo sangue.
Se non poteva stare con lui, allora neppure quell altra strega lo avrebbe tenuto con sé.
Restò in attesa, si assicurò che non vedesse nulla appena entrata in casa, non aveva toccato nulla a mani nude, si mise dei guanti ed accese lo stereo. Era già un po più tranquilla, guardava quel corpo senza vita, non mostrando rimpianto, ma indifferenza. Mancava poco a fine dell'opera e sembrava avere più pazienzia del solito, di questo si stupì abbastanza. Si guardò in uno specchio, sorrise, era bella come la mamma ed in quel momento le assomigliava, come il giorno dell'incidente, macchiata del suo stesso sangue e con gli occhi sbarrati.
Nella morte sempre splendida, allo stesso modo di Biancaneve, senza principe a salvarla dal suo triste destino, non erano così lontane, però lei aveva appena ucciso la sua sola possibilità di salvezza, ma non la rimpiangeva se così facendo si era liberata di un fardello ben peggiore.
La dipendenza.

La pelle bagnata dal sangue in un primo momento era diventata più calda, avvolta da un dolce tepore, ora invece era diventata una patina fastidiosa, secca, e a grattarla via credeva di star impazzendo.
La musica nella stanza la portava a ballare, a calpestare le membra di quelli che furono, cantando testi dell infanzia nella testa, mentre lasciava quella casa. Non si voltò neppure, aveva rigirato la giacca a due facce, all'esterno un austero grigio, dentro un sentore di morte.
Il volto in parte coperto il necessario come prima.

Non sapeva al tempo, come sarebbe finita ad essere trattata da cavia, ma in quel momento dopo anni, sorrise di cuore.
Si guardava intorno, le persone ridotte a delle sagome sfocate, il cielo appariva più vivido nei colori e più bello del solito.
Rosso e azzurro mescolati, a formare un violetto, preannunciando l'arrivo della notte e della fine in quel mondo, dove aveva trovato solo sofferenze e false gioie.

*

Quell uomo l'aveva raggiunta un pomeriggio, senza avere alcun invito o modo di identificarlo subito ed inquadrare il suo essere.
Cercava di capire cosa volesse da lei, ma più lo guardava più gli risultava difficile.
E lo sarebbe sempre stato, fino a quando la fuga non l'avrebbe accolta nel suo brio, prendendo possesso di lei, liberandola dai vincoli. Quel momento, mentre entrava nella struttura medica, sembrava ancora fin troppo lontano quel futuro.

Vedendo i pochi partecipanti presenti riuniti nella sala ricreativa, pensò di aver commesso un errore ad aver seguito l'uomo dell'orologio, aver ceduto a quei suoi discorsi, di cui stranamente non ricordava nulla e più cercava di recuperali, maggiore era il dolore alla testa.
La sua memoria era sparita, accantonata, si avvicinò a quegli sconosciuti con un sorriso cordiale in volto - da vera principessa - mostrando maniere impeccabili.

Una nuova vita da Cenerentola, senza memorie tristi e l'anima annegata nel peccato.

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