11. Sangue

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Il dolore alla testa era atroce. Come se qualcuno la stesse prendendo a martellate "Chissà se anche quel non morto ha provato lo stesso dolore". A Jesper sembrò di stare veramente per morire.

"Aspetta, sono caduto da un palazzo. Dovrei essere già morto!"

Jesper spalancò di colpo gli occhi, con l'intenzione di svegliarsi da quell'incubo. Ma scoprì ben presto di esserne appena entrato in un altro.

Il ragazzo si trovava disteso per terra, ai piedi del palazzo da cui si era gettato.

Ciò che vide, lo lasciò senza fiato: enormi schizzi di sangue, avevano imbrattato tutta l'area circostante. Si trattava di un sangue particolarmente scuro, tendente al nero. Aveva una consistenza e un colore misterioso. Sembrava vivo, come se il sangue stesso fosse consapevole di essere li. A litri ricopriva il suolo e le pareti dei palazzi fino a due metri d'altezza. In certi punti gocciolava ancora. Colava lentamente dalle superfici come lacrime oscure.

Jesper si accorse anche che degli strani lembi di carne si propagavano dal suo corpo come enormi tendini muscolari. Germogliavano dalla sua pelle per tuffarsi nel suolo a pochi passi da lui. Il ragazzo lanciò un grido di paura e appena pensò di toglierli, i viscidi lembi si ritirarono nel suo corpo. Immergendosi letteralmente nella sua pelle, senza lasciare alcuna traccia della loro presenza.

"Sto sognando?" Jesper si sentiva immerso in uno di quegli incubi assurdi, in cui accadano cose ai limiti dell'immaginabile. Ma si sentiva troppo cosciente. Percepiva chiaramente il duro terreno e il vento gelido che gli scuoteva le vesti.

"Cos'è tutto questo?".

Il ragazzo iniziò ad analizzarsi: "Sono precipitato da almeno dieci metri e non ho alcun segno dovuto alla caduta". Ne un graffio, ne un livido. Niente di niente. La sua pelle era immacolata. Perfino il morso dell'infetto e tutte quelle venature scure che gli infestavano il corpo, erano scomparse.

"Come se non fosse successo niente. Ma allora cosa ci faccio qui?"

Provò ad alzarsi lentamente. Il suo corpo era intorpidito, come se fosse appena svegliato da un sonno durato cent'anni. Una volta in piedi, non riuscì a mantenere l'equilibrio. Barcollando verso una parete vicina, per poi appoggiare di peso il suo corpo in quella superficie, imbrattata dal sangue scuro.

Il ragazzo era soffocato da una strana nausea, come se fosse il proprietario di un corpo che non gli apparteneva. Vomitò copiosamente e solo dopo qualche minuto iniziò a sentirsi meglio. Scivolò lungo il muro cadendo seduto a terra. Jesper non capì cosa gli stesse succedendo, aveva la vista offuscata e gli girava la testa. Chiuse gli occhi e cadde in un sonno profondo.

Quando si svegliò non riuscì ad aprire le palpebre. Sigillate da uno spesso strato di cispe. Il ragazzo non riusciva a vedere ma sentiva numerosi *BIP intorno a se. "Delle Sentinelle!" Il solo pensiero faceva sorgere in lui una paura inusuale. Iniziò quindi a strofinarsi gli occhi con violenza, sentiva dolore ma doveva vedere. Le croste si frantumarono e a poco a poco le pupille si schiusero.

Ciò che vide lo fece pentire di non averli lasciati chiusi:

Decine di Sentinelle stavano ronzando intorno a lui. Fissandolo in simultanea, con i loro enormi rossi mono-occhi vitrei. Jesper imprecò dentro di se "Non va bene" si alzò in piedi di scatto "Per fortuna non ho più la nausea, ma che razza di situazione è mai questa?", con uno sguardo più accurato si rese conto che i robot non avevano sfoderato i mitragliatori, "Non ancora per lo meno".

Jesper non ebbe il coraggio di muoversi "Cosa devo fare?". <<Aiuto>> provò ad instaurare un dialogo <<Sto bene, non sono stato contagiato>>. Ma dagli apparecchi robotici non arrivò alcuna risposta. Dopo poco Jesper intravide uno strano oggetto in lontananza nel cielo. "Si sta avvicinando" per un attimo diede libero sfogo alla ormai fievole speranza "Un elicottero, stanno venendo a salvarmi".

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