4. Breccia

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I quattro soldati nella torre erano rivolti verso l'origine del rumore. Inizialmente non ci fecero caso. Ci vollero pochi istanti per distinguere chiaramente lo sconcertante accaduto.

C'era una breccia nelle mura.

Un'enorme squarcio dilaniava un intero blocco di cemento e mucchi di macerie disseminati qua e la, rappresentavano solo la cornice di un quadro assai più terrificante. Dall'apertura, apparve una sagoma scura. Si ergeva trionfante, mentre a piccoli passi faceva capolino dallo squarcio.

Dai binocoli, nonostante l'inteso bagliore che filtrava dalla breccia si distingueva una creatura imponente. Due metri e mezzo d'altezza circa, un armadio di muscoli neri, venati da rosse striature scintillanti. L'enormi braccia terminavano in protuberanze a forma di spessi tentacoli. Non era umano, era qualcosa di alienante da qualsiasi essere conosciuto.

Rimase eretto per qualche secondo per poi piegarsi ad emettere un terribile lamento, come se volesse farsi sentire in tutta Radania. E fu così che i raggi di sole vennero sferzati da sagome più piccole: una marea d'infetti iniziarono ad entrare all'interno delle mura, ma incorsero subito nel primo ostacolo. Dopo la cinta muraria era presente un canale d'acqua in grado di ostacolare eventuali incursioni. I non morti caddero come birilli all'interno delle acque, dimenandosi a più non posso.

I militari della prima torre ebbero abbastanza tempo, nonostante lo shock, per dare il segnale e preparare gli armamenti. Nel giro di qualche minuto, gli autoparlanti di tutte le torrette del Distretto starnazzavano lo stesso allarme, e centinaia di luci rosse ad intermittenza lanciavano bagliori disordinati in tutto il panorama circostante.

Il sergente Negher proibì di spargere la notizia alla popolazione, temeva l'allarmismo che poteva generarsi, il quale non avrebbe per niente giovato alla già sufficientemente critica situazione. Negher era un uomo riflessivo, nonostante la sua aria da bastardo sapeva quale fosse la cosa giusta da fare e non esitava a metterla in pratica. <<Quanti sono?>> urlò impaziente ai suoi sottoposti, mentre l'enorme convoglio di furgoni e mezzi armati sfrecciava a gran velocità per le vie del Distretto.

<<Hanno comunicato appena un minuto fa che stanno continuando ad entrare, signore>> rispose uno dei presenti dopo attimi di imbarazzante silenzio. Il sergente aveva perso completamente la pazienza, o almeno era quello che voleva far trasparire. Riformulò la domanda, ma con maggior vigore. I quattro sotto ufficiali si scambiarono uno sguardo di terrore. Ad un certo punto uno di loro ricevette una chiamata dalla ricetrasmittente, al termine della quale annunciò:

<<Le sentinelle sono sul posto, abbiamo delle immagini, signore>> concludendo la frase voltandosi verso la centralina del furgone. Il caporale premette qualche tasto e dallo schermo partirono le immagini che le sentinelle stavano riprendendo. Tremendo fu lo stupore e il gelo che avvolse i passeggeri, perfino il sergente non riuscì a nascondere lo shock. Qualcuno dei presenti imprecò con un filo di voce. Un fiume in piena di infetti stava confluendo dentro le mura.

"Com'è possibile? Gli infetti non sono mai riusciti a fare niente del genere. Al massimo potevano scavalcavano le mura, ma mai romperle!" Negher si impose di riprendere lucidità <<Dev'essere tappata, fate partire immediatamente la squadra di manutentori!>>.

Ben presto decine di elicotteri decollarono. I pochi abitanti che non erano a lavoro rimasero pietrificati dalla scena. Non si era mai visto nei cieli, l'intera squadra di manutenzione delle mura, dirigersi nella stessa direzione. Tutti i presenti compresero che doveva trattarsi di un fatto terribile.

**-- FINE REVISIONE --**

I non morti stavano sgorgando senza sosta dalla breccia, mentre l'infetto alpha, restava ancora immobile a godersi lo spettacolo. Ormai la folla di zombie, arrancando uno sopra l'altro, era riuscita ad attraversare il canale, continuando la folle rincorsa verso la prima torre. Dalla quale iniziarono a balenare i proiettili di calibro duecento, falciando di netto gli incursori.

Al soldato avevano insegnato che per eliminare definitivamente un non morto, si doveva mandare la testa in poltiglia. Quando venivano colpiti in qualsiasi altra parte del corpo infatti, dalla ferita fuoriuscivano schizzi di sangue scuro, il quale solidificava all'istante, formando una impenetrabile crosta nera. Queste "sottospecie" di scaglie dopo qualche ora, a seconda dell'entità della ferita, si frantumavano lasciando il posto a semplici cicatrici o addirittura ad interi organi e arti rigenerati. Tal volta, perfino parti del cervello se non troppo danneggiato.

Era impossibile fermarli tutti. Un terrificante tappeto che avanzava senza sosta verso di loro. Dalla torre i militari sparavano all'impazzata, cercando di invalidarne il maggior numero possibile. Un alone di morte si stanziava davanti a loro. Mai come allora, quella torre di mattoni sembrò fragile come carta.

I quattro militari stavano mettendo in atto tutto ciò per cui erano stati addestrati: uno si preoccupava che la mitragliatrice non rimanesse mai a secco di colpi, un altro preparava le munizioni per il lanciagranate, nell'attesa che gli infetti fossero abbastanza vicini e un altro ancora spargeva l'allarme dagli apparecchi per le comunicazioni radio.

Animati da una furia inverosimile, in pochi minuti i non morti giunsero alla torre. I colpi di mitragliatrice e le granate non servirono a molto, per fermare quelle immonde creature che si stavano ammassarono ai piedi della torretta. Nel momento in cui i primi infetti iniziarono ad arrampicarsi impacciatamente, lungo la parete in mattoni, i militari si dettero alla fuga salendo frettolosamente sulla cabina trasportante, azionando il motore delle rotaie.

Il mostro che aveva aperto la breccia sembrò "svegliarsi": con il suo enorme braccio tentacolare afferrò un blocco di cemento, per poi attraversare il canale con un enorme balzo e scattando furiosamente. In un attimo arrivò a pochi metri dalla torre, concludendo la corsa scaraventando con violenza il pezzo di muro. Come una bomba, il detrito si abbatté prepotentemente sulla terrazza della torre.

Agli occhi dei quattro militari il tempo si era come congelato. Una pioggia di mattoni schizzò ovunque, mentre l'intera terrazza fu disintegrata in mille pezzi e i binari sospesi da cui era collegata precipitarono su se stessi. Trascinando giù con se anche la cabina dove si trovavano i quattro.

Lo schianto al suolo fu il minore dei mali. Uno dei soldati riprese conoscenza, strisciando fuori dalla lamiera accartocciata. Davanti a se lo scenario fu letale: un'orda di zombie si stava accanendo su di loro, distavano pochi metri, un attimo e sarebbe tutto finito. Terribile come difronte alla morte, ogni pensiero si arresta.

Il giovane non ebbe le forze nemmeno di urlare, lo spavento aveva ceduto il posto alla rassegnazione.

Il giovane non ebbe le forze nemmeno di urlare, lo spavento aveva ceduto il posto alla rassegnazione

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