Capitolo diciannove

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"Ciao, piccola Mazoku..."

Sento mio padre irrigidirsi affianco a me, e capisco che qualcosa di grande sta per succedere...

"Ok vecchietta, dimmi chi sei e come fai a saperlo?" Mi fiondo a grandi passi verso la nonnina.

Ok, forse dovrei imparare a controllarmi.

"Non ti esaltare, ragazza" La sua voce mi da sui brividi.
Parla in modo lento e scandisce bene le singole parole.

"Tutto ti sarà spiegato... ma non ora, ora abbiamo problemi più grandi di una ragazzina con crisi d'identità"

Oh beh, grazie vecchia.

"Kar, lasciala stare. E poi, cosa c'è di più importante" si intromette Storm nella conversazione.

-Non mi dare ordini io faccio quello che mi pare-

Ma forse è meglio staccarmi dalla tipa.

"Alpha, allora è vero che l'amore rende cechi, in questo momento ci sono ben tre intrusi nel suo territorio e lei non si è accorto di nulla" lo dice con tono derisorio, come se si stesse prendendo gioco di Storm.

Lei come fa a saperlo?
È Dio.

E a me non piacciono le persone che si prendono gioco delle persone a cui tengo.

"Ehi vecchia, non rivolgerti così al tuo Alpha! O giuro su qualunque cosa, che prendo quelle tue stupide ampolle e te le infilo su per il c-" Una mano mi tappa la bocca e mi circonda la vita con le braccia mentre faccio per andare contro di lei.
"Stai calma, furia" mi sussurra Storm.

"E muoviamoci a trovare queste persone e catturiamole" continua con uno strano luccichio negli occhi.

Mi lascia dopo essersi assicurato che non mi sarei mossa.
Dopodiché si dirige a passo spedito fuori dalla capanna della sottospecie di shamans-strega-psicopatica del villaggio.
Lo seguo a ruota non curandomi degli sguardi di tutti i presenti nella stanza.

"Spilungone non correre, non tutti hanno le gambe lunghe come te!" Tento di assecondare al sua marcia, fallendo.
Sembro più un imitazione uscita male di una papera con problemi di fegato.

"Dobbiamo sbrigarci. Come diamine ho fatto a non accorgermene?!" Allunga velocemente una gamba dopo l'altra, camminando velocemente sulla terra umidiccia.

E io gli corro dietro, cercando di mantenere il passo.

"Magari si sono solo persi, non devi chiamare l'esercito" Non so perché ho dedotto questo, ma dalle occhiate di fuoco che manda anche agli alberi non convinta che voglia fare amicizia con i suddetti intrusi.

Si gira di scatto verso di me, continuando a marciare.
"Nessuno entra nel mio branco senza accorgersene, tutti lo conoscono, tutti lo temono"

Agghiacciante...

"Va bene, allora che ne dici di... che ne so, chiamare dei ragazzi e andare a cercarli. Pacificamente" Tento di convincerlo.

Non sono mai stata una tipa violenta, seppur in questi giorni si possa benissimo dire il contrario.

"Si, e magari gli offriamo anche una caviglia di antilope" commenta sarcastico.

A SPARK OF HOPE - The AlphasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora