Capitolo tredici

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Luglio 2018

Trascorsi quegli ultimi giorni prima della partenza in compagnia di Michela: avevamo ancora tante cose da fare prima della mia partenza. Cose semplici come mangiare un gelato o passeggiare per i parchi più belli di Roma senza una meta, semplicemente godendoci il sole. Un pomeriggio, dopo che ebbi  trascorso l'ennesima giornata con Michi a girovagare per la città e a ridere dei turisti che erano sempre più sudati, scapricciati e spaesati, mentre stavo tornando a casa mi arrivò un messaggio che interruppe Bohemian Rhapsody proprio sul più bello. Tirai fuori il cellulare dalla tasca posteriore dei jeans e sbloccai il telefono seccata, ma quando vidi da parte di chi era rimasi di sasso. Era José, mi chiedeva se ci saremmo potuti vedere perché aveva bisogno di parlarmi. Anche se avrei tanto voluto mandarlo a quel paese, decisi che mi sembrava giusto dargli la possibilità di parlarmi, dato che l'ultima volta che ci eravamo visti ero corsa via da lui in un battibaleno. Così, il mattino dopo, alle nove, mi ritrovai davanti al nostro bar abituale. Non vedendolo fuori, decisi che lo avrei aspettato seduta ad un tavolino all'interno del locale: fuori non si poteva stare, faceva veramente troppo caldo. Appena entrata, un cameriere gentile mi fece subito accomodare e dopo pochi istanti lo vidi entrare.
-Ciao, ti trovo bene.- mi disse
-Ciao, grazie, anche tu sei in gran forma.- gli risposi con una frase di circostanza, ma non ce ne sarebbero state altre: volevo andare subito al sodo. -Allora, cosa devi dirmi?- fece un respiro -Okay, andiamo al punto: sono stanco di ignorarti, non ce la faccio più. Queste settimane sono state un inferno, e non certo per via della maturità. Fra io non ce la faccio a guardarti quando ridi, quando i tuoi occhi si illuminano per la felicità, non riesco a toglierti dalla mia testa e non ci riesco perché ti amo.- lo guardai impassibile -Non preoccuparti, da domani non sarà più un problema. Parto, mi trasferisco in Francia, vado a studiare lì.- l'avevo ferito, lo capivo dalle emozioni contrastanti che trasparivano dalla sua espressione. Forse avevo esagerato. -Io... non lo sapevo... se l'avessi saputo non ti avrei chiesto di vederci... non ti avrei fatto perdere tempo...- era mortificato, ma io ero arrabbiata -Quindi se l'avessi saputo avresti continuato ad ignorarmi, io sarei partita e non avrei mai saputo che mi ami ancora. Tutto questo non ha senso...- sospirò -Tanto il fatto che io ti abbia detto che ti amo non cambia le cose.- lo fulminai con lo sguardo
-Piantala di trarre conclusioni affrettate. Cambia le cose eccome, e le cambia perché ti amo anche io, ma sappi che non rimarrò a Roma. Ormai ho imparato a stare senza di te, anche se fa male, quindi parto lo stesso. Se mi ami davvero vieni via con me, ho il volo domani mattina alle dieci.- Detto questo mi precipitai fuori dal locale. Per cercare di scacciare il caldo opprimente e la tristezza, mi infilai le cuffiette e mi concentrai sulla voce di Ed Sheeran che cantava "Perfect", poi iniziai a camminare verso casa. Lì mi aspettavano i miei genitori, mio fratello Federico e Michela. Dovevo finire di preparare le ultime cose per l'imminente partenza. Ero emozionata ed eccitata all'idea di dovermi trasferire in un altro stato: avrei avuto la mia indipendenza e la mia libertà. Ma, al tempo stesso, ero anche decisamente spaventata perché cosciente del fatto che sarei stata lontana dalla mia famiglia, dai miei amici più cari, insomma, da tutto ciò che conoscevo. È con questi pensieri che attraversai le strade di Roma. La osservai per bene, mi presi del tempo per fissare nella mia mente anche il più piccolo dettaglio di questa città meravigliosa e scattai qualche foto per essere certa di non dimenticarmi di tutta la bellezza che la capitale poteva offrire. Quasi senza accorgermene mi ritrovai davanti a casa. Feci un respiro profondo: nonostante tutto potevo farcela, dovevo inseguire il mio sogno. Una nuova avventura mi stava aspettando ed io non vedevo l'ora di cominciare. 

Alle otto e trenta del giorno seguente ero in aeroporto. Avevo già salutato amici e familiari ed ora mi trovavo in un bar a fare colazione, cercavo di prestare attenzione alla commessa che mi stava dando il resto, ma non ci riuscii: ero tutta intenta ad ispezionare ogni angolo dell'aeroporto accessibile al mio sguardo sperando di vederlo spuntare tra la gente da un momento all'altro. Mentre mi sottoponevo ai controlli, mentre imbarcavo le valigie, mentre camminavo non la smettevo un secondo di guardarmi intorno. Quando, ormai stremata da tutta quella tensione, mi sedetti su una fredda sedia in attesa che il gate si aprisse, mi resi conto che non sarebbe venuto. Così, presi la borsa e mi incamminai verso l'imbarco, dove una hostess controllò i documenti e il biglietto prima di permettermi di proseguire. Presi la navetta e salii sull'aereo. Una volta individuato il mio posto tirai fuori un libro dalla borsa e cercai di metterla, dato che era in effetti piuttosto ingombrante, nel vano posto sopra i sedili.
-Aspetta, ti aiuto.- avrei riconosciuto quella voce tra mille. Sistemò la borsa e mi guardò con quegli occhioni nocciola che tanto amavo -Cosa ci fai qui? Credevo che non saresti venuto.- mi prese le mani nelle sue -Fino ad un'ora fa lo credevo anch'io, ma poi ho capito che se ti avessi lasciata partire non me lo sarei mai perdonato. So di aver sbagliato e di averti fatta soffrire, ma se mi vuoi io sono qui.- gli sorrisi come non avevo mai sorriso a nessuno -Ti voglio.- mi abbracciò e, tra gli sguardi stupiti dei passeggeri, mi baciò. Un bacio breve, ma contenente tutta la passione che, una volta soli, avremmo sfogato. Quando ci staccammo, cercai di sedermi ignorando le occhiate delle signore sedute lì vicino. José si sedette vicino a me. Ci allacciammo le cinture pronti a partire, mentre l'aereo stava decollando si girò verso di me ed io inchiodai i miei occhi nei suoi -Perché mi hai permesso di tornare da te?- continuai a guardarlo e gli risposi -Perché nonostante tutti i dubbi e tutte le insicurezze, alla fine, l'amore è una cosa semplice.-

Spazio autrice:
Ciao a tutti wattpadiani☀️ (si scrive così? ahah)😂
Come state?😉
Io sono abbastanza euforica, ma anche un po' triste per la fine della storia🙈
Comunque non disperate perché sto scrivendo "L'estate addosso" che è una storia d'amore, se vi va passate a darle un'occhiata📖
Aspetto i vostri commenti (non siate timidi!)💭     
Mi raccomando stellinate il capitolo⭐️
Ringrazio tantissimo mia sorella che mi ha aiutata nella realizzazione dell'opera con i suoi preziosi consigli e soprattutto ringrazio tutti coloro che hanno letto la storia e hanno deciso di dedicarle del tempo, davvero grazie di cuore❤️

-giuls

L'amore è una cosa sempliceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora