Capitolo quattro

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Novembre 2017

Era una bella giornata di inizio novembre, ero appena uscita da scuola e, anche se iniziava a fare freddo, il sole comunque mi riscaldava. Avvolta nel mio cappotto rosso, mi diressi verso il parco vicino al mio liceo, lì mi sarei seduta sulla mia panchina preferita (interamente dipinta e raffigurante lo skyline di una grande città americana) e avrei mangiato la pizza alle verdure che papà aveva cucinato la sera prima. Però, una volta arrivata al parco, non riuscii nemmeno a godermi quella meravigliosa pizza da tanto ero emozionata dal fatto di poter finalmente partecipare alla prima lezione del tanto atteso corso di fotografia. Era da settimane che lo sognavo e quando, qualche giorno fa, mi avevano comunicato che ero stata ammessa, mi ero messa a saltare (letteralmente) per il salotto, destando così lo sconcerto dei miei genitori e le risa incontrollate di mio fratello Federico. Data l'ansia crescente, decisi di ascoltare un po' di musica, nel tentativo di rilassarmi. E ci riuscii, eccome, tanto che quando guardai di nuovo l'orologio, segnava le 15 ed io a quell'ora sarei dovuta essere a scuola, a lezione di fotografia. Balzai in piedi, acciuffai lo zaino e mi lanciai in una corsa folle attraverso il parco: rischiai di travolgere un bambino, di scivolare facendo una figuraccia di proporzioni gigantesche e, entrata a scuola, continuai a correre beccandomi  anche un'occhiataccia da parte della bidella. Fortunatamente, alla fine, arrivai sana e salva davanti alla porta dell'aula. Feci un bel respiro e bussai. Una voce squillante mi rispose: -Avanti!- ed io entrai sussurrando un -Buongiorno, mi scusi per il ritardo professoressa Buschi...-
- Non ti preoccupare cara, vai pure a sederti in quel banco lì in fondo- per poco non mi venne un colpo. Pensai di fuggire dalla finestra, ma raccolsi tutto il coraggio che avevo e mi avviai verso la sedia. Avevo il cuore che minacciava di esplodere. Mi sedetti. Una folta chioma biondo cenere si girò verso di me -Ciao Fra, come stai?- menomale che ero seduta, altrimenti mi sarebbero cedute le gambe nel sentire quell'accento argentino. Mi ricomposi velocemente e gli risposi -Tutto bene grazie e tu?- prima che potesse rispondermi la prof. iniziò a parlare del primo argomento: la prospettiva. Non volevo perdermi nemmeno una parola, così iniziai a prendere appunti cercando di ignorare Alejandro, ma sentivo il suo sguardo su di me. Ad un certo punto, stanca di essere analizzata in quel modo mi girai e gli dissi -Ma non prendi appunti?- e lui -No-.
Ero allibita -E allora cosa sei venuto a fare?- mi sorrise compiaciuto -Michela mi ha detto che saresti venuta- per poco non mi cadde la mascella sul banco. La mia faccia confusa dovette bastargli come risposta perché la professoressa ci richiamò
-Alejandro e Francesca, silenzo!-
Abbassai la testa in segno di scuse, non prima di aver lanciato a lui un'occhiata contenente tutto il mio disappunto riguardo il suo comportamento. Lui, invece, sfoderò un sorriso bianchissimo e non si trattenne dal farmi anche l'occhiolino.
Quel ragazzo iniziava davvero a darmi sui nervi.

Spazio autrice:
Ciao a tutti!
Sono in montagna e mi sento ispirata quindi non è da escludere che in questi giorni aggiornerò ancora.
Che ne pensate di questo inizio amore/"odio" tra Fra e Alejandro?
Qual è la vostra passione? Cinema, danza, sport, lettura, filosofia?
La mia è il teatro, c'è qualche attore/attrice qui su Wattpad?
Scrivetemi qui sotto nei commenti qual è la vostra più grande passione e se ne avete voglia votate la storia.
Vi ringrazio tantissimo, perché se leggete la mia storia mi state regalando un po' del vostro tempo e questo è veramente apprezzabile.

-giuls

L'amore è una cosa sempliceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora