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Apro gli occhi e mi porto immediatamente una mano alla testa; martella così tanto da fare invidia a uno strumento a percussione. Mi guardo intorno, cercando di farmi un'idea di dove posso essere, ma non ho fortuna: sono in un ambiente enorme e sconosciuto, sembrerebbe una vecchio parcheggio coperto o una fabbrica, con i suoi alti muri di cemento e i piloni che sorreggono il soffitto. Le finestre sono ampie e disposte in alto, almeno a venti metri da terra, e lasciano entrare abbastanza luce da farmi capire che è giorno. Non so per quanto tempo sono rimasta fuori uso.

Mi guardo, aspettandomi quasi di essere legata da qualche parte come una bestia – al solo pensiero, un ricordo amaro si affaccia nella mia mente. Invece no. Mi hanno sistemato su una brandina, e ai piedi c'è anche una vecchia coperta impolverata che hanno usato per coprirmi; non mi sarei mai aspettata tanta gentilezza da dei demoni.

Ormai non posso più fingere di non capire, per quanto il mio cervello è alla disperata ricerca di un modo per strappare i ricordi della sera prima dalla mente; non posso chiudere gli occhi e fingere che sia tutto uno sbaglio. La verità è che Harry non era l'unico demone esistente sulla terra, e ora mi sembra addirittura stupido averlo pensato. Ce ne sono altri, e per qualche inspiegabile motivo mi hanno cercata. Mi vogliono. Questa è la verità.

Mi alzo lentamente dalla brandina, assicurandomi di essere ben salda sui piedi prima di fare qualche passo; sicuramente mi verrà un bel bernoccolo, ma a parte questo sembro stare bene. Ho bisogno di capire dove mi trovo, e soprattutto ho bisogno di trovare un modo per andare via da qui, per quanto le mie possibilità mi sembrino molto ridotte. Quando esco dal cubicolo in cui mi hanno sistemata – non c'è neanche una porta, è solo un piccolo spazio con una brandina e una scrivania – giro l'angolo e la vista mi fa mozzare il fiato: c'è un sacco di gente, un sacco di persone affollano l'ambiente. Alcune di loro sono riunite in gruppetti, e sono tutti intenti a fare qualcosa: chi legge delle carte su un tavolo e discute animatamente, chi si esercita con attrezzi da palestra, e dall'odore potrei giurare che qualcuno stia cucinando qualcosa – il perché, dato che loro non mangiano, mi è ignoto. Qualcuno va in giro di gran carriera, con un camice addosso e una maschera protettiva sugli occhi, mentre la maggior parte si limita a ciondolare, a chiacchierare, a leggere qualcosa. Sembrano persone normali, ma non lo sono. Sono demoni. E sono tanti.

Sento le gambe tremare. Non fuggirò mai di qui.

«Ti sei svegliata. Vieni con me, Gray ti sta aspettando.» È una ragazzina bionda che ha parlato, non avrà avuto più di quindici anni. Salto sul posto, non avendola sentita arrivare; mi guardo intorno, a disagio, e gli occhi di tutti sono su di me. Non saprei decifrare il loro sguardo, ma sembrano sorpresi. Increduli, perfino.

Non capisco perché mi guardano così. «Dove siamo?» Mi appresto a seguirla, consapevole che non c'è altro che possa fare, in questo momento. Osservo la ragazza al mio fianco; non arriva alle mie spalle. Sembra un'adolescente indifesa, e invece potrebbe benissimo staccarmi la testa a morsi, se lo volesse. Deglutisco.

«Siamo a Chattanooga, in Tennessee. Questa è la nostra casa, il Ground B. Sono Mila.»

«T-Tennessee? Mi avete portato in un altro Stato?» Strabuzzo gli occhi.

Lei mi guarda di sottecchi. «Che ti frega? Tanto non ci ritorni, a casa tua.»

Beh, questo sì che è rassicurante.

Mila la simpaticona mi lascia davanti ad una porta di ferro, fatta di pezzi di lamiera arrugginiti saldati tra loro. Sono abbastanza sicura che dentro ci sia il ragazzo di ieri notte, Gray; deve essere lui il capo, qui. Sono tentata di fuggire, ma so che non andrei lontano – Mila mi ha lasciata sola in questo corridoio, ma ci sono demoni ovunque. Scappare ora, senza un piano, equivarrebbe a firmare una condanna a morte. Così mi faccio forza e abbasso la maniglia, entrando.

Pandemonium | official Ouija sequel [h.s. au]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora