La sfacciataggine.

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Le risate dei ragazzi e loro battutine idiote non finirono lì, andarono avanti per un bel pezzo. Non sapevo Ginevra in tutto ciò come si stava comportando, non eravamo psicologicamente preparate a fare quella figura di merda e a condividere la casa con quei cinque. Alessio mi raggiunse in cucina, dove come se niente fosse si sedette sul tavolo, ma si fai come se fossi a casa tua. Mi avvicinai al frigorifero, sperando che c'erano dei cubetti ghiaccio, sentivo lo sguardo di Alessio sul fondo schiena, e solo in quel momento mi ricordai che indossavo un paio di pantaloncini davvero troppo corti e stretti, ma non era colpa mia, non sapevo del loro improvviso arrivo. Gli porsi il ghiaccio, poggiandolo sul suo labbro, la sua mano sfiorò la mia per prendere il ghiaccio, e nello stesso tempo lo sentii mormorare un "ahia", fu in quel momento che incrociai i suo sguardo, i suoi occhi avevano un no so che di attraente, non era il loro colore, erano marroni, era un colore come gli altri, non capii bene perchè mi ero persa a guardarlo, lo vidi sistemarsi il ciuffo e notai tanti particolari sul suo viso, che prima non avevo mai visto.

Alessio: "Potresti tenerlo un attimo?" - fece cenno verso il ghiaccio, lo afferrai e cominciai a tenerlo premuto sul suo labbro- " Direi che è il minimo che tu possa fare per farti perdonare.."

Io: "E di cosa scusa? Di averti tirato una padellata?" - mi feci una risatina, che sfacciato se pensava che gli avrei chiesto scusa si sbagliava. Mi lanciò una sguardo di sfida, e poggio una mano sulla mia guancia, accarezzandola leggermente, brividi.-

Alessio: "E comunque bel culetto " - arrossii, e mi trattenni dal tirargli un ceffone-

Lui fece un sorrisetto se pensava di avermi in pugno si sbagliava. Premetti il ghiaccio sul suo labbro e una smorfia si aprì sul suo viso. Lasciai la presa poggiai il ghiaccio sul tavolo, gli girai le spalle e me ne andai in camera mia. Passai per il salone, dove Lorenzo mi bloccò.

Lorenzo: "Ti dispiace se uno di noi dorme in camera tua? E' l'unica stanza dove c'è un letto disponibile." - Maledetto il giorno in cui desiderai il letto grande, era da una piazza e mezza, ma era perfetto per quando Ginevra dormiva da noi. E poi c'era una poltroncina che diventava un letto, e suppongo che uno di loro avrebbe dormito lì-

Andai verso la mia stanza e Ginevra più che imbarazzata mi seguì, ci mettemmo nel letto, "Ci mancava solo questa" le sussurrai, "Povera te", fu l'unica cosa che disse, in effetti lei il giorno dopo sarebbe tornata a casa sua e non avrebbe avuto questo tipo di problemi.Ripensai a quello che era successo in cucina. Se quel ragazzo, Alessio, pensava di avercela vinta con me, beh si sbagliava. Potrà pure fare parte di una band, ma per me rimmarrà il solito ragazzo sfacciato che si crede un figo della madonna. Se continuava così, capirà che con me non avrà vita facile.

Spero vi sia piaciuto anche questo capitolo, io ce la sto mettendo tutta per fare dei capitoli più lunghi e ad aggiornare la storia il prima a possibile. Un bacio a tutte.

La mia Wendy sei soltanto tu.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora