Song of the chapter: Cristina Perri - Human
Le note di Human rimbombano sempre più forti lungo le pareti della mia stanza. Canto a squarciagola. Canto fino a perdere la voce, anche se so di non essere intonata. Una canzone merita di essere cantata con tutto il fiato che si possiede, con tutta l'anima. Ti entra fin sotto la pelle, inondandone ogni centimetro, e non puoi fare altro che farla uscire dalle corde vocali con tutta la potenza che hai.
Ci siete tu e la tua voce, c'è il brivido e la crisi di pianto quando arriva quella frase che diventerà la tua preferita. Non è uno scherzo, non è esagerazione: la musica salva davvero delle vite, dice cose che gli altri non dicono, spezza quei dannati silenzi che nella nostra testa fanno un rumore assurdo. È come se il mondo si spegnesse.
Manca poco meno di mezz'ora a quella dannata festa, non sono pronta. Non sono mai stata pronta a questo genere di cose.
Non mi piace andare in discoteca, strusciarmi a tutti quei ragazzi, né mostrarmi agli altri, preferisco stare da sola in casa, a leggere un libro in tranquillità e serenità. Sono strana, lo so, ma a me va bene così. Certo, non avrò la coda di ragazzi dietro, non potrò stare simpatica a tutti, ma ho dei buoni amici e un certo numero di persone che hanno stima di me, mi basta questo.
Sono pronta da circa dieci minuti e la voglia di togliere questo vestito è giá tanta. Non capisco perchè le ragazze abbiano insistito così tanto, avrei potuto mettere un paio di comodi jeans, cosa c'è di così abominevole?
Penso sia arrivato anche il momento di mettere i tacchi, non vorrei che quell'idiota cominci a farmi fretta. Ovviamente è sottinteso che io sia stata costretta ad indossarli, ma per fortuna riesco a camminarci sopra. Il cielo mi ha graziata, lo so. Decido di dare gli ultimi ritocchi alla mia figura stendendo un rossetto bordeaux sulle labbra, riprendendo così il colore del vestito; del mascara per sfoltire le ciglia e un leggero velo di blush. Conservo il telefono all'interno della mia nuova pochette e apro la porta della mia stanza. Percorro il lungo corridoio le cui pareti sono dipinte di grigio e dopo ciò mi affaccio al salotto. Cameron è seduto vicino al camino, il suo profilo è illuminato dalla luce tremante della fiamma, che dona alla sua carnagione un colorito quasi ambrato; il suo sguardo invece è perso nel vuoto.
Indossa una camicia bianca, un paio di pantaloni blu e i suoi capelli sono perfettamente pettinati all'indietro. Mi piace molto la sua versione elegante, però preferisco il Cameron di tutti i giorni. Faccio un colpo di tosse per attirare la sua attenzione e lui si volta. "Possiamo andare." dico.
Il biondo non risponde. Si limita a squadrarmi dalla testa ai piedi, facendomi sentire a disagio. "Cosa c'è? Ho qualcosa in faccia?" scuote la testa e si alza dalla poltrona in pelle. "Il vestito." afferma, indicandolo.
"Cos'ha il vestito?" inarco le sopracciglia e lui alza gli occhi al cielo.
"È troppo corto." aggiunge, camminando verso la mia direzione.
"Dovrei fingere che mi importi?" gli chiedo, sarcasticamente.
"Sei sempre la solita." mormora, scocciato. Prende la giacca che aveva poggiato sullo schienale del divano e la indossa. "Stai bene truccata." aggiunge, concentrando il suo sguardo sulle mie labbra carnose.
"Anche tu non sei male." confesso.
"Lo so." ammette. Alzo gli occhi al cielo e lui sorride.
"Andiamo." mi fa cenno di seguirlo e si dirige verso l'ingresso. Usciamo fuori casa e avvicino il bavero del mio cappotto nero al viso. "Sappi che la regola è sempre la stessa, se sporchi la macchina ti lascio a piedi." estrae le chiavi dalla tasca del giubotto e apre la portiera.
"Come sei esagerato." alzo gli occhi al cielo e prendo posto sul sedile del passeggero. Lui non risponde, inserisce le chiavi nella serratura e sfreccia per le strade di Londra.
Rivolgo il mio sguardo fuori dal finestrino e osservo ciò che mi circonda. Ho sempre amato le strade delle grandi città, mi trasmettono emozioni, il più delle volte positive, talvolta negative o malinconiche, ma sempre vere. Le strade del centro mi piacciono tutte, quelle grandi, quelle piccole, quelle piene di gente, quelle deserte, quelle nascoste e quelle famose. Il più delle volte adoro fotografarle, specialmente quando riesco a coglierne con uno scatto lo spirito e il carattere, quell'atmosfera che distingue le une dalle altre e le rende uniche e riconoscibili.
"Cameron." sussurro, senza distogliere lo sguardo dal finestrino.
"Dimmi tutto." risponde.
Mi volto verso di lui. "Odio le feste." corruga la fronte e fa spallucce.
"E con questo?" Mi rivolge uno sguardo veloce e successivamente torna a fissare la strada.
"Non possiamo andare da qualche altra parte?" È più forte di me, Non sono portata per le feste.
"Dove vorresti andare?" ride e scuote la testa.
"Non saprei." respiro profondamente, prima di continuare. "Tu hai qualche idea?"
Il biondo mi guarda sorridente e annuisce. "Probabile."
"A cosa sta pensando la tua mente malata?" soffoco una risata e lui alza gli occhi al cielo. "È una sorpresa."
"Odio le sorprese." enuncio, restando vaga.
"Io odio te." comincia. "Ma a volte bisogna accontentarsi." sorride in modo beffardo e gli do una leggera pacca sulla nuca.
"Senti bello, non invertiamo i ruoli, sono io quella che odia te." incrocio le braccia al petto e lui scuote la testa in segno di negazione.
"Io ti odio di più." dichiara, trattenendo le risate.
"Mi hai ferita." fingo di essere indignata e mi porto una mano sul cuore.
"Non volevo, ricominciamo da capo?" mi chiede, con tono stabile e fermo.
Il modo in cui lo dice fa risultare questa domanda così realistica, sembra voglia ricominciare per davvero.
"Certo." mi porto una ciocca di capelli dietro l'orecchio e sorrido.
"Bene." scuote debolmente la testa facendo oscillare il ciuffo dorato e sorride a sua volta.
"Bene." replico.
"Siamo arrivati." esclama, spezzando il silenzio che si era creato. Sorpassiamo un ponte e ci ritroviamo su una stradina cementata.
"Era ora." mi lamento e lui mi fulmina con lo sguardo. "Scusa." sogghigno.
Accosta la macchina e mi invita ad uscire. Appena apro la portiera vengo investita dal quel caratteristico odore di erba e terra bagnata, accentuato da una leggera brezza.
Siamo sull'orlo di un precipizio da cui si possono ammirare una miriade di alberi e un enorme fiume. Si riesce solo a vedere la luna e le stelle che la circondano, ma questo basta per riuscire a tranquillizzarmi.
"Ah, quasi dimenticavo." si allontana da me, apre il portabagagli dell'auto e da esso estrae quella che sembra una grande coperta. La posiziona per terra e ci si stende sopra.
"Vieni qui." mi fa segno di sdraiarmi accanto a lui e faccio come dice.
La notte era il momento della giornata che preferivo, le poche e uniche ore in cui potevo stare nel mio impenetrabile mondo senza preoccuparmi di niente. In quei momenti i sogni prendevano il sopravvento e tutto il resto non era importante. Ancora oggi mi piace contemplarla, anche se spesso non riesco a distaccarmi dalla vita reale come accadeva quando ero nella mia spensierata infanzia.
"Cosa ne pensi?" mi domanda, mentre tiene lo sguardo fisso sull'immenso cielo.
"È fantastico, ti ringrazio per avermici portata." enuncio, limitandomi a sorridere. Non riesco a fare altro, sono occupata ad osservare la meraviglia che sta al di sopra di noi.
Osservare le stelle ci permette di spaziare con la fantasia, ognuno di noi almeno una volta nella vita ha guardato il cielo e ha visto formarsi davanti agli occhi figure delineate dalle stelle: sicuramente ci sembra di essere gli unici a vederle, ma crediamo veramente in quello che stiamo osservando. Non riesco a capire di che sensazione si tratti ma è qualcosa di unico, mai provato e mi piace. Sono serena nell'osservare la natura che mi circonda e quel leggero vento che mi accarezza il corpo.
"Parlami di te." dice, voltandosi verso di me. il suo sguardo è fisso sul mio, rimango quasi incantata dalla bellezza dei suoi occhi.
"Non c'è molto da dire." rispondo, senza interrompere il nostro contatto visivo.
"E allora voglio sapere quel poco." dice, esortandomi a parlare.
"Contento tu." comincio, facendolo sorridere. "Sono una ragazza dalla vita semplice, ma dalle mille sfumature. Ho un carattere forte, che può risultare insensibile, ma potrebbe essere solo apparenza, una corazza esterna costruita per proteggere le proprie debolezze. In realtá, sotto la gelida pietra, c'è una sognatrice romantica che ama i romanzi, le storie d'amore impossibili e che non perde occasione per sognare."
"Avrei dei dubbi sull'ultima parte, quella della sognatrice romantica." un risolino giunge alle mie orecchie e poi sospiro. "Dai, non sono così apatica." mi fingo offesa e lui ride fragorosamente.
"Non ho mica detto questo." risponde, con fare ovvio.
"L'hai sottinteso." alzo gli occhi al cielo e lui scuote la testa. "Non è vero."
"Oh, sì che è vero." la sua cocciutagine è qualcosa che detesto e che al contempo mi attrae. È tutto così strano.
"Ho detto che non è vero." ribatte, con tono di sfida.
"Ti odio." dico, dopo aver sbuffato pesantemente.
"So che non lo pensi." mi mostra il suo solito sorriso beffardo.
"Oh, ma vai al diavolo." avvicino il mio viso al suo e poggio i palmi delle mani sulle sue guance arrossate per il freddo. Senza pensarci più di tanto, porto le mie labbra il più vicino possibile alle sue e annullo lo spazio tra noi con un bacio a stampo. Un semplice e dolce bacio a stampo.
Sto per allontanarmi quando Cameron mi afferra per la vita, tirandomi nuovamente verso di lui. Fa scontrare ancora le nostre bocche, le sue labbra rosee e carnose contro le mie morbide. Sono calde e leggere, è tutto così piacevole. Continua lasciando dei baci sul mio collo e chiudo gli occhi beandomi delle sue labbra sulla mia pelle. Istintivamente avvicino la testa verso il suo orecchio e inizio a lasciare baci sulla carne lì sotto, per poi prendere il suo lobo tra i denti. Ansima sfregandosi contro di me e sorrido. Ne sono consapevole, mi pentirò di tutto ciò.----------------------------------
⚠Scusate gli eventuali errori, questo capitolo è ancora in revisione.⚠
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Baby, you made me lose my head
Romance#511 in storie d'amore 10/04/17 Ci innamoriamo di chi è in grado di tenerci testa, di chi ci sfida, di chi non cede. Ci innamoriamo delle situazioni complicate, delle persone complicate e delle parole complicate. Ci innamoriamo delle persone che es...