Noi due all'odio non sappiamo crederci (cap.10)

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I due si avviarono così insieme verso la sala grande. Gli occhi di tutti erano puntati su di loro. Gli avevano già visti insieme, certo, ma con loro c'era sempre Albus e al posto della strana tranquillità che ora tra i due regnava c'era una Rose rossa di rabbia che sbraitava contro uno Scorpius divertito.

Sembravano appena usciti da un altro mondo e Rose, in cuor suo, pensava esattamente ciò.
Era appena uscita da un mondo dove c'erano solo lei e Scorpius, abbracciati nel letto a guardare un film.

Scorpius guardò Rose, Rose guardò Scorpius. Scorpius le diede un lieve, casto bacio sulla guancia, questa volta davanti agli occhi di tutti, a quegli occhi fottutamente presuntuosi creatori di pregiudizi, di voci secondo le quali una Weasley ed un Malfoy non potrebbero stare insieme, loro non erano fidanzati, si amavano ancora senza saperlo, ma quel gesto, quel contatto di labbra morbide di lui con il confine della pelle di lei era un 'fanculo' a quelle voci.

Un ultimo, velocissimo sguardo, urlato, gridato, nascosto, desiderato con anima e corpo, lanciato dagli occhi di lei.

Due mani che si sfiorano allontanandosi.

I due corpi, ora, ai rispettivi tavoli, le anime ancora nel mondo dove erano abbracciati.

La cena passò lentamente, così lentamente da saperti far corrodere da questa recita d'odio anche l'ultimo frammento di te.

Scorpius chiese alla Parkinson di andare al ballo con lui, doveva, parte della recita.

Rose non raccontò nulla alle sue compagne, accettò l'invito da parte di Andrew il Corvonero, altre parte della recita perfetta che era la sua vita.

Prima, in camera, i due dissero che non gli interessava dei giudizi altrui ed era così, ma ormai la recita era iniziata, gli attori focalizzati nei loro ruoli, uscirne era impossibile e a impedire ad entrambi di uscirne vi era la paura che l'altro cuore nonostante tutto non battesse allo stesso modo del proprio.

A fine cena Rose corse nella torre di astronomia, voleva pensare alle emozioni della giornata, voleva realmente pensare ai suoi sentimenti, in pace e serenità, ma soprattutto da sola.

Arrivata di corsa nella torre di astronomia si fermò e con il fiatone guardò le stelle e pensò alla loro estrema bellezza, pur stando immobili, zitte e silenziose erano amate ed ammirate da tutti.

Si sedette per terra a gambe incrociate e tirò fuori dal suo zaino il suo diario e la sua penna, amici insostituibili che sempre l'avrebbero accompagnata.

Da dentro il castello provenivano le voci dei ragazzi di Hogwarts, essendo sabato sera il coprifuoco durava un po' più del normale.

Iniziò a scrivere:

"Sono innamorata,
me lo dice una voce,
una voce,
che raramente urla.
Sono innamorata,
me lo ha detto lui,
me lo ha detto in silenzio,
me lo ha detto in un sussurro,
a piedi nudi
in una ripida salita
di montagna
cautamente procede
la consapevolezza.
Sono innamorata,
me lo ha detto lui,
cuore basta,
ti sento,
non urlare,
sono stanca."

Rose rilesse ciò che aveva appena scritto facendo scorrere velocemente gli occhi fra le righe, li sgranò, eccolo, proprio lì, l'esatto momento in cui si accorse di ciò che aveva buttato fuori attraverso una penna pensando a Scorp, 'Sono innamorata'.
Non lo aveva mai ammesso a se stessa e così trovò la via di fuga, quella strada che il codardo prende nei momenti di difficoltà. Strappò la pagina, dove vi era scritta la poesia, la stropicciò accartocciandola e la lanciò lontano verso la foresta proibita. Si disse di non essere innamorata e se, veramente lo fosse stata, se ne sarebbe accorta quando lo avrebbe detto a voce alta.

In una camera del dormitorio Serpeverde, precisamente l'unica camera dove vi era rimasto qualcuno c'era un ragazzo dai capelli biondo platino, che con le mani tremanti teneva la lettera del padre e lontano da lui, un'altra lettera da parte del nonno.

Guardò quella che aveva fra le mani e, tremando come una foglia in autunno, la aprì lentamente.

Lesse ad alta voce, essendo certo che nessuno lo sentisse:

"Caro figliolo,
ho letto la tua lettera e posso solo dirti di non avere mai paura di nessuno, tuo nonno anche se uscito da Azkaban non può farti niente, ci sarò sempre io a proteggerti, ti voglio talmente bene.
Cammina a testa alta, sempre. Sii orgoglioso di ciò che sei, e sii amico di chi vuoi, ma soprattutto ama, ama da farti venire i dolori allo stomaco, ama senza pregiudizi.
Malfoy, Draco Malfoy"

Le parole del padre lo fecero ragionare, lui aveva il diritto di essere ciò che voleva e di amare chi voleva. Draco non sapeva di lui e Rose ma gli aveva dato questo consiglio e lui voleva usarlo, tuttavia i sentmenti come l'amore per lui erano ancora ignoti e doveva imparare a comprendere ciò che realmente provava per Rose.

Si avvicinò alla seconda lettera e lesse pure quella:

"Oh nipotino caro, tale dolore! Ancora non rispondi... sta attento però, sabato prossimo ci dobbiamo vedere, rammenta o potrebbe per casualità succedere qualcosa a... come la chiami tu? Ah si ... potrebbe succedere qualcosa alla Rossa.
Lucius."

Scorpius era rosso di rabbia, piangeva, piangeva forte al pensiero che potesse succedere qualcosa a Rose, voleva difenderla da tutto e da tutti, forse anche da se stesso, ma non riusciva a starle lontano. Sapeva però che avrebbe dato la vita, il suo ultimo respiro per lei.

Ebbe un'idea: la torre di astronomia.

Lì, soltanto lì, poteva pensare, ragionare.

Corse, con le lacrime che gli rigavano il viso lasciando profondi solchi nell'arteria principale del suo cuore di ghiaccio.

Arrivò, trafelato e sudato.

Eccola, eccola lì

la luce nell'oscurità,

la sua ancora,

tutta la sua vita racchiusa in corpo:

capelli rossi,

occhi verdi,

il suo amato silenzio fra i rumori.

Eccola:

bellissima,

anche se in lacrime.

Rose si alzò.

Lui le si avvicinò,

le mise le mani sui fianchi,

l'attirò a se,

lei ebbe un sussulto.

Lui sussurrò:"Perchè piangi? Non piangere Rose"

"Adesso non ha più importanza perché piango".

Scropius le sorrise,

il sorriso di lui entrò nel cuore di lei.

Le spostò i capelli,

guardò le sue labbra così rosee, carnose, dolci e moribide,

l'aveva ancora stretta a se,

lei gli portò le mani sul petto,

gli fissò le labbra,

lui le accarezzò le labbra con il pollice,

senza mai staccare gli occhi da quelle calamite,

in un silenzio che urlava mille parole non dette.

Poi accadde:

fece scontrare le proprie labbra con quelle di Rose,

un bacio dolce,

lieve,

in punta di piedi,

un bacio desiderato,

un bacio mancato.

Tempesta.

-spazio autrice-
Eccomi di nuovo qui,
comincio con il dire che il bacio non me lo aspettavo neanche io adesso,
ero talmente presa dallo scrivere che mi è venuto quasi naturale ,
mi sembrava il momento perfetto.
Spero vi piaccia,
egoisticamente parlando sono contenta.
-s3r3ndipity

Il confine fra odio e amore~SCOROSEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora