IV. While you, Louis, with Harry

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Liam ha sfondato la porta della sua camera. L'ha seriamente sfondata, spaccata in due, ridotta ad assi di legno devastate. E Harry è stato tentato di fargli notare che non è classificabile come corretto – perché, usare i poteri come mezzo per imporre la propria autorità, è una cosa che il capo ha sempre assicurato loro non avrebbe mai fatto.

Invece, l'ha fatto eccome.

Il riccio ha desistito dall'irritarlo maggiormente, perché... Uh. Dopo aver disintegrato l'ingresso alla sua camera, Liam si è precipitato in quella di Niall e, dopo neanche due secondi ad intimargli di allontanarsi, ha fatto crollare anche la porta del suo bagno.

Li ha trascinati entrambi in salotto, tirandoli per le orecchie – non è una battuta, né qualcuno sta cercando di rendere la cosa più drammatica di quanto non sia stata.

A niente sono poi servite le osservazioni dell'irlandese riguardo ai costi, ai lavori che richiederà aggiustarle entrambe e a come facilmente Liam perda la calma – punto uno, perché loro sono fondamentalmente ricchi; punto due, perché il maggiore ha minacciato di ridurli a usare dei salviettoni come porte di fortuna, se il biondo non si fosse deciso a chiudere il becco; e punto tre, perché non gli importa un accidenti di mantenere la calma, non quando Harry e Niall decidono di devastare una delle loro camere e di rischiare di uccidersi a vicenda.

Tutto questo nemmeno un'ora prima dell'arrivo dei loro ospiti, dannazione!

Dall'espressione sul suo volto, a Liam non deve importare più di tanto conoscere il perché. È solo infuriato: gli esiti dell'ennesimo litigio sono stati, questa volta, imperdonabili e lui non ha più tempo da perdere dietro a simili cazzate adolescenziali.

Ecco un altro buon motivo da inserire nella lista dei pro della decisione da lui presa.

Harry e Niall devono iniziare a darsi una regolata, o per loro potrebbero cominciare i guai, quelli seri, quelli che vengono riservati agli esseri sovrannaturali ritenuti pericolosi e inadatti a gestire un qualsiasi potere. Quelli messi in atto da appendici del governo delle quali anche Liam può definirsi spaventato. Potrebbero capitare davvero brutte cose e lui è ormai abbastanza affezionato a loro da non volere che succeda... Ma che accidenti può fare? Da solo, con tutte le responsabilità a cui deve continuamente correre dietro, come può gestire due novellini fuori controllo?

Non può.

Semplice.

Per questo è dovuto passare al piano B, qualcosa di cui è sempre più convinto a ogni secondo che passa.

Ora, tutti e tre sono in salotto: Harry e Niall seduti sul divano, con gli sguardi bassi, fissi sul pavimento, e Liam in piedi, con le braccia incrociate e le labbra ferme in quella che è una linea piatta e priva di emozioni. Hanno discusso, affrontato la questione e quant'altro, quindi, dato che i più piccoli non hanno intenzione di aggiungere nulla che potrebbe irritare oltremodo il capo, stanno aspettando. Aspettano ciò che Liam stesso attende con impazienza, giusto per poter definitivamente assicurarsi di aver fatto la cosa giusta – e di poter guardare una delle sue serie tv preferite, sorseggiando del vino di buona annata, ignorando obblighi e doveri e gustandosi quella meritata pace che Harry e Niall non gli hanno mai concesso.

«Pensavo—Ehm, tanto per chiedere: quanto manca?»

Il maggiore guarda Niall, sollevando un sopracciglio. Nessuno dei due ha voluto dire niente riguardo alla crisi di pianto del biondo; Liam non ha intenzione di tormentarlo e Niall ha fatto intendere che è stato un caso, uno sfogo, un qualcosa che non si ripeterà più. Lancia quindi un veloce sguardo all'orologio appeso al muro. «Dovrebbero essere qui a momenti» dice, con un tono che non ammette altre domande.

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