CAPITOLO 2: Una faccenda in sospeso

103 5 0
                                    


Jongin aveva fatto l'abitudine ai guai. Sapeva benissimo che quella sarebbe stata l'ultima occasione che suo padre gli avrebbe dato, ma come detto in precedenza, correre era la sua vita.

A scuola non si parlò di altro. Avevano saputo tutti che lo straniero coreano aveva osato sfidare Kris Wu, il nipote di una delle più potenti famiglie della Triade cinese in una corsa e che lo aveva stracciato alla stragrande.
Era diventato il nuovo argomento di gossip della scuola. In corridoio gli studenti non facevano altro che guardarlo e spettegolare a bassa voce su di lui. Tutto questo lo aveva infastidito da morire.


Suonò l'ultima campanella della giornata e mentre uscì dal cancello della scuola assorto dai suoi pensieri, la quale in uno di questi rientrava Sehun e la sua assenza di oggi, non potè fare a meno di notare una Lykan Hypersport posteggiata proprio li di fronte con l'optional di Suho poggiato su di essa a braccia conserte che lo stava fissando. Sapeva che era venuto per lui. Infatti quando Jongin gli fu davanti e provò ad aprire bocca, Suho lo interruppe e gli disse «Sali.»
In quel momento, avrebbe tanto voluto non sentirle quelle parole . Dopo il gran casino di ieri voleva provare almeno ad andarci piano.

«Ti risarcirò prima o poi.»

Suho sbuffo sorridendo. «Parli come se avessi altra scelta.» Disse Suho guardandolo per poi salire in macchina sul posto del passeggero.

Jongin, non avrebbe mai potuto ripagargli quell'auto, era senza un soldo; quindi ammettendo l'evidente povertà, aprì lo sportello del guidatore, monto in macchina e mise in moto.
Per tutto il tragitto Suho aveva fatto da navigatore dicendogli dove andare, fino a quando non gli disse di fermarsi. Si fermarono proprio davanti ad uno strano edificio.

«Li dentro c'è una persona con una zampa che ha un debito con me.» Disse preciso con un mezzo sorriso.

«Una zampa ?!» disse Jongin incredulo.
«Lo capirai quando sarai dentro, adesso va a prendere i miei soldi.» Disse Suho indicando quel posto.
«Okay.» Disse Jongin, non potendo dire altrimenti.


Mentre Jongin si avvolgeva l'asciugamano in vita, aveva capito che questo era il modo che Suho stava usando per vendicarsi di lui. Quell'edificio era uno di quei bagni pubblici, doveva aveva persino dovuto pagare per entrare.

Molto presto, trovò il tizio con la 'zampa' e si pentì di aver messo piede in quel posto. La zampa c'era. Era impossibile non notare quella zampa d'orso piena di artigli tatuata sulla schiena di quella specie di lottatore di Sumo che c'era dentro la sauna.

Avvicinandosi alle spalle di quel tizio, si preparò a dirgli quello che Suho gli aveva specificamente detto di dire. Jongin non aveva idea di cosa stava per dire, perché quelle parole erano dette in uno strano dialetto a lui sconosciuto.

«Ehi bastardo, Suho, ha detto,» Jongin vide il tizio voltare la testa verso di lui. «che vuole i suoi soldi,» Lo vide alzarsi. «finchè te lo chiede gentilmente.»

Forse era andato storto qualcosa che aveva detto perché la faccia di quel tizio era tutt'altro che clemente. Così cercò di ripeterlo meglio.

«Hai capito bastardo? Vuole i suoi soldi finché te lo chiede gentilmente.»


Quando fu letteralmente scaraventato fuori dall'edificio, finendo sull'asfalto accanto all'auto di Suho, capì che recuperare quei soldi non sarebbe stato così facile come sperava.
Suho nel frattempo assisteva allo spettacolo che aveva organizzato, poggiato alla sua auto con un sorriso sotto i baffi. «Hai preso i miei soldi ?»
«Ci sto lavorando..» Disse asciugandosi il labbro sporco di sangue. Si rialzò aggiustandosi l'asciugamano e tornò dentro.

Rush For The FreedomDove le storie prendono vita. Scoprilo ora