CAPITOLO 8 : Correndo per la Libertà

78 8 1
                                    


Jongin si arrampicò e scavalcò il cancello di un vecchio parco divertimenti abbandonato.
Sehun aveva confidato a Jongin che questo era in assoluto il suo posto preferito quando voleva venire a pensare o allontanarsi dai guai.


Solo che non era giorno e neanche pomeriggio e c'era un atmosfera lugubre. Il parco era desolato e l'unica luce a illuminare miseramente il sentiero era quella del lampione dell'entrata, che probabilmente aveva sostituito Sehun. Sembrava il set di un film horror americano. Le giostre erano tutte ferme, polverose, arrugginite e ormai prive di colore. Solo Sehun poteva trovare un posto come questo "rilassante".

Da lontano, si intravedeva un edificio rosa. Era tutto consumato e imbrattato da murales e le finestre erano in uno stato pietoso. La dentro Sehun aveva imbastito una sorta di rifugio. Jongin sperò che non fosse arrivato troppo tardi.
Prima di incamminarisi verso l'edificio rosa, Jongin si guardò ancora un po' attorno per ammirare quello spettacolo tetro. Quando si decise a muoversi da lì, improvvisamente le lucì si accesero scoppientando e le giostre iniziarono a muoversi. Ma per Jongin, la cosa più raccapricciante di tutte fu sentire dal carosello dei cavalli, provenire una musica a rallentatore e imbruttita dal tempo.

Si guardò intorno allarmanto e cercò di capire che diavolo stesse succedendo. Poi da dietro, si sentì toccare le spalle e per poco non gli venne un infarto.

Quando si prese qualche secondo per riprendersi dallo spavento, vide Sehun che lo guardava perplesso. «Stai bene, amico?» gli chiese.

Jongin mimò un pugno verso Sehun. «Sei un idiota! Aishh!!» disse chiudendo gli occhi e sbuffando. «Mi hai fatto prendere un colpo!»

«Io? Ma non ho fatto niente.» disse Sehun con un espressione confusa.

«Niente?! Mi sei appena sbucato alle spalle mentre questo posto ha preso vita da solo! Scusa se non ti accolto a braccia aperte!»

«Intendi le luci e le giostre? Ho pensato che un po' di luce avrebbe aiutato.»

«Sì, aiutato a farmi venire quasi un infarto.»

Sehun scoppiò a ridere e gli mise un braccio intorno alle spalle. «E bello vedere che tu sia ancora vivo. Andiamo dentro.»


Superarono l'entrata dell'edificio, percorsero un lungo corridoio polveroso e malridotto e poi salirono due rampe di scale per arrivare all'alloggio di Sehun. Jongin notò due cose appena entrò insieme a lui e rimase confuso e preoccupato nel constatarlo. Luhan non c'era e poi..


«Cosa sono quelle?» disse Jongin accigliandosi mentre indicava degli zaini e dei borsoni sopra ad un letto improvvisato sul pavimento. «E dov'è Luhan?»

Sehun fece un respiro profonfo, infilò le mani in tasca, poggiò le spalle alla parete e abbassò la testa. «Jongin..» cominciò Sehun con un tono piatto. «io e la banda stiamo lasciando il paese..»

Jongin si accigliò ancora di più. Non riusciva a credere a quello che aveva appena sentito.

«Conosco delle persone che possono procurarci dei biglietti e dei passaporti per Praga. Ho pensato che là, potremmo ricominciare da capo. Devi venire anche tu..»

«Ricominciare?» disse Jongin sbuffando. «Ricominciare come? Scappando sempre? Continuando a vivere nella paura? E quando ci ritroveremo i sicari della famiglia Wu davanti, cosa faremo? Scapperemo di nuovo?» Sehun non disse nulla e Jongin diede un calcio a un framento di muro spiaggiato sul pavimento. «Cazzo! Io non ci sto! »

Rush For The FreedomDove le storie prendono vita. Scoprilo ora