I) L' inizio...

73 4 0
                                    

Mi sveglio con l'affanno e tutto sudato. Di nuovo quel incubo.

Sono accampamento di Budapest, in Ungheria. Sono qui da 5 anni ormai. I primi due anni li ho passati a Lione, in Francia per l'addestramento di base.

Due giorni fa ho scoperto che dovremo andare a Newcastle, insieme ad altri tre cadetti, per alcuni controlli, così mi hanno detto. Come al solito non forniscono quasi mai tutte le informazioni, neanche la metà.

Oggi devo partire, e la giornata è iniziata davvero male.

Ho già preparato il borsone ieri sera naturalmente, da bravo soldato. Ora devo solo prepararmi, anche se ho molto tempo a disposizione, ma di sicuro non riuscirei più a dormire. Quindi mi alzo.

Quando sono pronto, esco dal mio alloggio e mi dirigo alla mensa.

Arrivo in mensa e vedo che c'è davvero poca gente. Mi guardo l'orologio. Ecco perché, è prestissimo.

Mi vado a sedere al bancone. "Ma guarda chi c'è! Sei mattiniero ragazzo mio. Come mai?" mi giro verso la voce e vedo il Maggiore Silvestri "Maggiore, buongiorno. Oggi mi trasferiscono a Newcastle" "Ah! Giusto, giusto" dice bevendo il suo caffè. Il Maggiore Silvestri è stato il mio Sergente istruttore prima di salire di grado; è stato l'unico a cercare di capirmi ed ad aiutarmi davvero.

"Nervoso?" mi chiede, io lo guardo pensando a cosa dire, anche se a lui posso dire tutto. Non credo di essere nervoso, no, è stato l'incubo. "Ho fatto un incubo"

Il Maggiore appoggia la sua tazza di caffè sul bancone "Ragazzo, devi essere forte. Posso dirti solo questo" annuisco perché ha ragione, in tutti e due i sensi. Ha ragione quando dice che devo essere forte, perché anche a un solo cedimento e qui non sopravvivi ed ha ragione quando dice che è l'unica cosa che mi può dire. Lui non mi può aiutare, nessuno può.

"Gabor, porta un cornetto al cioccolato e un cappuccino, a questo ragazzo qui, e metti tutto sul mio conto" Gabor, quello che serve la colazione china la testa e va a preparare ciò che gli è stato chiesto. "Grazie, ma non doveva" anche perché non credo di avere molta fame. "Figurati" poi mi viene in mente che forse lui ha qualche informazione in più sul mio trasferimento, quindi glielo chiedo "Sapete perché io e pochi altri veniamo trasferiti a Newcastle?" "L'unica cosa che so è che venite mandati lì per alcuni esami e poi verrete mandati da un'altra parte, per iniziare a combattere sul campo"

A questa rivelazione un po' rimango sorpreso. Quindi il mio addestramento è finito. Che mi aspettavo, sono passati quasi 6 anni ormai. Prima o poi sarebbe arrivato questo momento. Ma non so perché non sono spaventato.

Ma con il tempo ho imparato a nascondere i miei sentimenti. Ormai lo faccio benissimo.

"Almeno tu mi hai degnato di una risposta. Nessuno pensa che un cadetto come me sia degno di ricevere altre informazioni su dove dovrà andare.... Scusami è che non mi sembra giusto"

Intanto Gabor era tornato con il mio cappuccino a la mia pasta al cioccolato "Non devi scusarti ragazzo, sai che con me puoi parlare e sfogarti. Comunque, ormai tu non sei più un cadetto da tre anni. Sei un soldato ora" "Si, lo so, grazie"

Il Maggiore finisce i suo caffè si alza e mi da delle pacche sulla schiena. "Andrà tutto alla grande, fidati. E poi anch'io tra un paio di settimane parto, ora che mi sono alzato di grado credo proprio che i viaggi saranno di routine"

Lui si mette a ridere e io gli sorrido. Mi saluta io contraccambio e se ne va. Io finisco la mia colazione con calma e dopo mi dirigo verso il mio alloggio.

Mi ha fatto bene parlare con il Maggiore Silvestri. Non so il perché, ma ha sempre provato simpatia nei miei confronti e io non ne ho mai approfittato. Anche se non può aiutarmi con i miei problemi, parlare con qualcuno fa sempre piacere. Soprattutto se sei un tipo come me che non si fida dei coetanei.

Forse è ingiusto da pensare, ma non ci posso far niente. Sarà il tempo a decidere. Forse cambierò idea.....

Sono le 6:35, e tra 25 minuti dovremmo partire. Io e gli altri tre cadetti stiamo aspettando il Sergente Imre, colui che ci accompagnerà a Newcastle per poi lasciarci li e ritornare indietro.

Passano altri 20 minuti e del Sottotenente Imre nessuna traccia.

"Ma stiamo scherzando!!?? Non possono trattarci così. Ok che siamo solo cadetti, ma questo non vuol dire che possono trattarci come delle merde" uno dei ragazzi si arrabbia. "Hai ragione" lo incita un'altro "Ci trattano davvero male e non mi sembra per niente giusto"

I due continuano a lamentarsi, mentre io e l'altro ce ne stiamo un po' in disparte, io da una parte e lui un po' più in là. Guardo il ragazzo incuriosito. Ha i capelli capelli di un forte biondo cenere e occhi marroni, è alto con una muscolatura tipo come la mia. Si vede che si è sempre impegnato.

Comunque certo che ci trattano male, siamo in guerra non al campo estivo. Per loro siamo soltanto della pedine da utilizzare in battaglia. Niente di più. Poi è vero che ci sono uomini al comando giusti ma per lo più non lo sono.

Passano altri minuti ed eccolo li, che con molta, troppa calma ci raggiunge accompagnato da un altro soldato.

Quando arriva ci da un occhiata veloce "Bene vedo che siete tutti. Seguitemi"

Neanche dire un mi dispiace per essere arrivato in ritardo oppure un ero impegnato in altre questioni, niente di niente. E questa cosa si mi fa indignare ma sono intelligente e non alzerò un polverone per niente. Spero che gli altri due che poco prima si lamentavano sia altrettanto furbi a stare zitti.

Seguiamo il Sottotenente fino a un furgone. "Non mi dire che viaggeremo in quel coso per quasi 20 ore?! Oltre alla scomodità non pensi che ci potremmo fare male??" si lamenta quello di prima. Irme si gira verso il ragazzo "Prima di tutto non osare mai più darmi del tu, secondo non interessa a nessuno ciò che hai da dire. Tu seguirai quel che dico perché io sono un tuo superiore. Quindi sali immediatamente nel furgone se non vuoi essere punito all'istante" il ragazzo si spaventa e salì quasi di corsa nel furgone.

Irme inizia a guardare noi altri tre che siamo rimasti al nostro posto. "Qualcun'altro ha da ridire?" nessuno parlò "Bene, allora salite" così saliamo tutti dentro.

Naturalmente dentro ci sono solo della panche per i tre lati del furgone, che a solo guardarle si capiva che avrebbero sofferto parecchio i nostri sederi, e puzzava un po'.

È così che ha inizio il viaggio del quale non avrei mai immaginato mi portasse dove mi ha portato...

Costretti a combattere (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora