Capitolo 2

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GIORNO 3
Parte 1

Clary's P.O.V.
Nonostante non fosse la prima volta che me le ritrovavo di fronte, l'aria di grande imponenza che le circondava, riusciva ancora a mettermi in soggezione.
Non ricordavo di aver mai visto qualcosa di così tanto possente ed elegante allo stesso tempo.

Le torri antidemoni erano sicuramente uno spettacolo mozzafiato.

L'alba stava sorgendo all'orizzonte, tingendo il cielo dei toni brillanti e vivaci del sole.
La luce spettrale delle Torri rischiarava appena il volto di Jonathan.
Non un filo di vento scuoteva i suoi capelli.
I deboli raggi solari, attenuati dalle poche nuvole in cielo, accarezzavano la sua pelle, donandole una luce calda e rassicurante, in netto contrasto con il suo sguardo di ghiaccio.

La luce delle torri, era la stessa che accendeva le lame angeliche puntate contro di lui.
Contro di noi.

Era raro che gli shadowhunters provassero paura, ma ciò che in quel momento animava gli occhi dei cacciatori di fronte a noi, era qualcosa di pericolosamente vicino al terrore.

-Gettate le armi!- gridò uno di loro.

Noi di armi non ne avevamo.
Jonathan era stato molto chiaro su quel punto.
Fu proprio lui infatti il primo ad alzare le mani, in un gesto di dignitosa resa.
Da quella posizione non potevo vedere Simon, Magnus, Alec ed Isabelle, dal momento che si trovavano alle mie spalle, ma sapevo bene che anche loro, come me e Sebastian, lo avevano imitato.

-Ho detto gettate le armi!- gridò nuovamente il cacciatore.

Come biasimarlo?
Era pressoché impensabile che il più pericoloso nemico del Conclave ed il suo gruppo di disertori si presentassero alle porte di Idris disarmati e senza un'esercito al seguito.

-Non ho bisogno di armi- rispose pacatamente Jonathan.

Gli shadowhunters parvero colti alla sprovvista, come se avessero appena realizzato la verità delle sue parole.
Jonathan Christopher Morgenstern non ha bisogno di spade, asce o frecce per ottenere ciò che vuole.

L'improvvisa agitazione delle guardie aveva allertato il resto della città, facendo formare una piccola folla alle spalle di esse.
Tutto era statico, immobile.
Finché uno dei cacciatori non lanciò la sua spada dritta al centro del petto di Jonathan.

La lama si fermò a pochi centimetri dalla tenuta nera come pece.
La mano artigliata di mio fratello sfrigolò e bruciò al contatto con l'adamas, ma il suo sguardo, scivolato nel buio, rimase impassibile.
Non si era mosso neppure di un millimetro.
Anche perché non poteva letteralmente farlo.

-Non ho bisogno di armi- ripetè fissando il suo assalitore.

Anche se noi eravamo gli unici a saperlo, lui aveva perso l'immortalità.
Ora poteva morire.
Anche con una semplice spada lanciata da uno shadowhunter qualunque.
Questo però non lo rendeva di certo un povero cucciolo indifeso.
Anzi...

-Cosa volete?- chiese un'altra delle guardie.

Stando alla sua destra, potevo scorgere solo una parte del volto di Jonathan, ma mi bastò per notare il ghigno che gli si formò sulle labbra.
Ritirò i suoi artigli e con essi fece tornare alla normalità i suoi occhi.
Si rigirò la corta spada tra le mani, che ora avevano smesso di bruciare al contatto con la lama.

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