Capitolo 9

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GIORNO 9
Parte 1

Jonathan's P.O.V.
Quella mattina, appena sveglio, mi ero fatto una lunga doccia fredda e avevo avuto modo di rimettermi solo la tuta nera del pigiama.

Avevo cercato di schiarirmi la mente e riordinare i pensieri.

Un mostro.

Guardai negli occhi il mio riflesso.
I capelli bianchi scompigliati mi ricadevano sulla fronte in piccole ciocche gocciolanti.
Le palpebre violacee incorniciavano gli occhi, neri come il vuoto.
Le rune scure creavano uno strano contrasto con la pelle diafana, cosparsa di piccole gocce d'acqua.

Ma perché tutti continuavano a chiamarmi a quel modo?

Sapevo di non avere un aspetto angelico quando ero in quelle condizioni, con quello sguardo raggelante, dove neppure la luce delle lampadine riusciva a riflettersi.

Ma era possibile che non avessero nessun altro modo per definirmi?

Cattivo.

Subdolo.

Già sarebbero andati meglio.

Ma mostro no.

Non riuscivo a sopportarlo.
Eppure, nonostante ciò, parevano tutti non riuscire a far altro che chiamarmi in quel modo.

Mostro.

Ciò che avevo fatto a Clary era davvero mostruoso?

Immorale, magari.

Sadico.

Ma mostruoso no.

Strinsi il bordo del lavandino cercando di contenermi.
Non volevo che Clary si spaventasse.
L'avevo già terrorizzata abbastanza.

Però lei lo sapeva.
Sapeva a cosa andava incontro.
Ha sempre conosciuto la mia natura, come tutti.

Avevo ucciso senza remore un bambino e causato la morte di innumerevoli altri.
Anche se lo avevo resuscitato, anche se ora stavo cercando di fare la cosa giusta, non avrei mai potuto cambiare il mio essere demoniaco.

Si trattava di chimica, non di volontà.
Nei mondani, la rabbia manda i livelli di adrenalina alle stelle e, a chi per difesa, a chi per attacco, spinge l'essere umano alla violenza e all'irruenza.

Il sangue di demone amplificava tutto ciò.
Inoltre la mia infanzia poco felice non contribuiva di certo a rendermi più gentile ed amichevole.

E Clary lo sapeva.

Lo sapeva, lo sapeva, lo sapeva...

Aveva scelto lei di restare.
Era stata lei a dire di amarmi.
Non l'avevo costretta.

Ed ora scoprivo che pensava ancora a Jace.

Scagliai un pugno contro specchio mandandolo in frantumi.

Non poteva darmi la colpa.

La nostra non sarebbe mai potuta diventare una relazione normale.
Mai.

Lei era mia e non potevo permettere che se ne andasse.
No... non poteva fuggire anche lei.
Se si fosse guardata indietro, se avesse pensato di nuovo a Jace, si sarebbe resa conto di quanto fosse pericoloso e malato stare con me.

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