Capitolo 8

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Il caos creato dal momento riuscì ad aumentare il battito del cuore della giovane guerriera e ad accorciarne il respiro, perché la tensione vibrava nell'aria circondando ognuno di loro. Alcune frecce infuocate caddero con incuria davanti ai piedi di Kadlin e indietreggiò di un passo, sollevando gli occhi al cielo. L'azzurrò ormai era screziato dal rosso e dal nero e non poté fare a meno di assottigliare lo sguardo con il nuovo irruente arrivo. Passò in rassegna i suoi uomini, pronti con le armi in pugno ad attendere gli invasori che presto sarebbero entrati.

Guardò sulla palizzata e tra gli arcieri scorse suo padre al fianco del guerriero di Birka.

Come vorrei esserci io su quella palizzata!

"TUM. TUM. TUM."

Il rumore prodotto dalla ripetizione di colpi contro il portone d'accesso al villaggio riecheggiò sopra alle urla di guerra e lei non riuscì a trattenere il fremito dato dall'agitazione.

Strinse con forza le mani sull'impugnatura fino a far diventare bianche le nocche e trasse un profondo respiro nel tentativo di concentrarsi su quella protezione che stava lentamente cedendo sotto i potenti colpi nemici.

Distrutta!

Un'orda di uomini feroci entrò brandendo le loro armi.

Non ci fu il tempo di pensare, neanche l'attimo di capire, perché tutto intorno a lei era mutato.

Rimase ferma davanti all'addestramento delle spade, il compito che si era imposta era quello di salvare il futuro della sua gente, ed era quello che avrebbe fatto.

Pochi attimi e i nemici giunsero anche da lei.

Con un movimento sicuro fece ruotare l'arma nelle sue mani, mentre ne osservava uno avvicinarsi con la spada sguainata.

L'uomo che la raggiunse, indossava un semplice elmo di legno e cuoio, ma lei notò ugualmente il ghigno che illuminava il suo viso.

"Così è vero che la bella Kadlin brandisce la spada" urlò, mentre avanzava con passi veloci.

Nonostante il travestimento l'aveva ugualmente riconosciuta.

La giovane parve non farci caso e, senza rispondere, partì all'attacco.

L'uomo calò il colpo dall'alto e lei lo sentì premere con violenza sulla sua lama che fece tremare tutto il braccio. A fatica lo respinse e subito fece alcuni passi indietro per recuperare l'equilibrio. I suoi muscoli fremettero per lo sforzo, ma si rimise in posizione. Lui invece, la stava studiando tranquillamente, con un sorriso diabolico su quelle labbra livide.

"Anche se sei una donna non avrò pietà" ghignò, infatti, riportandosi all'attacco.

Le lame si sfidavano in modo primitivo e potente. Cozzando e facendo riecheggiare la loro potenza e sovrastando tutti gli altri rumori. Destra, sinistra, ancora destra poi, con una magistrale torsione del polso, la disarmò, lasciandola ansante e indifesa.

Kadlin indietreggiò, il timore l'aveva raggiunta e si stava impadronendo con prepotenza della sua sicurezza. Con gli occhi inizia a vagare tra il caos che era dilagato intorno a loro. Nessuno aveva tempo e modo di notare la sua difficoltà. Senza tentennamenti il nemico calò la sua arma sulla testa di lei. Risoluta si gettò al suolo rotolando su se stessa e quando si fermò carponi, lo vide avvicinarsi con il suo lungo ferro. Con forza, si diede una spinta con le braccia alzandosi e ricominciò a indietreggiare. Finalmente i suoi occhi scorsero la sua spada e rapida la raggiunse, impugnandola con decisione.

Lei tentò di affondare la lama all'altezza del suo cuore, ma lui schivò il colpo spostandosi e girandosi di novanta gradi, alacremente caricò il colpo dall'alto e con il peso della sua arma bloccò la punta di lei al terreno, costringendola a cadere sulle ginocchia.

"Adesso, muori."

Nello stesso istante in cui il nemico sollevò l'arma per ucciderla, lei si spinse all'indietro con il busto e con forza lo infilzò senza nessuna pietà.

Schizzi di sangue partirono dallo squarcio colpendole di striscio il viso. Strizzò gli occhi disgustata e, alzandosi, appoggiò un piede su quel torace per estrarne la lama.

Altre grida la raggiunsero

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Altre grida la raggiunsero.

Solo il tempo di voltarsi e vide altri due uomini andarle contro.

Iniziò lo scontro e si sentì forte di poterne uccidere almeno un altro prima di morire. La stanchezza e i rumori le avevano invaso la testa con i loro clangori. Parò e schivò da entrambi, cercando di mettere in pratica tutti gli insegnamenti, ma mentre parava un colpo dall'alto, non riuscì a schivare del tutto l'altro, che voleva colpirle il cuore. La fredda lama affondò sul suo braccio attraversando maglia e stoffa.

Il sottile rumore di un corpo che scivolava sul terreno affiorò nel trambusto, fissò il terreno sotto le gambe dei due uomini e, con gioia, vide che il fulmine rasente il suolo era Alrik. Con le gambe divaricate li colse di sorpresa colpendoli dietro le ginocchia e facendoli cadere al suolo. Con un movimento fulmineo si alzò e rapidamente lanciò un fendente che recise la gola del primo quasi in modo netto.

"Ci hai colpito alle spalle" urlò l'altro riuscendo ad alzarsi e, approfittando della leggera destabilizzazione del guerriero causatagli dal colpo, partì all'attacco disarmandolo.

"Lo ha visto in faccia quando l'ha ucciso" protestò lei, quasi a difendere il suo onore.

"Stai zitta!" ghignò voltandosi a guardarla, ma lei non gli diede tempo e lo infilzò, come aveva fatto con il primo.

Nello stesso istante Alrik riprese la sua spada e uccise un altro uomo che la stava per colpire alle spalle.

"Ti avevo detto di metterti al sicuro" la rimproverò lui continuando a combattere.

Lei gli rispose, ma le parole si persero con il rumore della battaglia che si stava svolgendo.

Erano di nuovo lontani, ma adesso sapeva che poteva contare su di lui. Ne era certa.

Le lame continuarono a scontrarsi fino al tramonto, quando i nemici si ritirarono per la notte.

La notte era degli Dei e non dell'uomo.

Combattere di notte o attaccare alle spalle era inconcepibile per quegli uomini, che da altri erano chiamati: barbari.

*Mio spazietto*
Ciao guerriere! Vi è piaciuto?
Il prossimo capitolo potrebbe e, dico potrebbe, darvi qualche soddisfazione.
Fate sentire l'urlo di battaglia :-D
A presto, forse!

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