Capitolo 13 - The Green Mile

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-Forse se restiamo ancora solo dieci minuti...

-Non arriverà, Tim.

Timber fissò i suoi grossi occhi castani nei miei, sospirando. -Sei sicura di avere lasciato il biglietto nella porta giusta?

Ci trovavamo sul tetto, seduti su un piccolo muretto che delimitava la parte dedicata alle aiuole. Io e Timber una volta tornati al loft avevamo deciso di fare un ultimo tentativo con Electra, per rivelarle che la sua "amante" era in realtà la sua gemella perduta.

-Si Tim, so qual è la sua stanza.

-Magari Shax l'ha preso. O lei non l'ha visto. Forse dovremmo andare al quinto piano di persona.

Nel biglietto che le avevo lasciato nella fessura tra la porta e il muro le chiedevamo di incontrarci a mezzanotte al tredicesimo piano, nella stanzetta rotonda su cui dava l'ascensore. Buttai un occhio all'orologio di Tim. Era mezzanotte e ventisette minuti. Non sarebbe arrivata.

-Timber è tardi. È impossibile che non l'abbia trovato. Non vuole parlare con noi.

Lui era pensieroso. Aveva uno sguardo triste. -Credi che Electra provi qualcosa per lei? Magari l'ha baciata solo per attirare gli sponsor. Per fare spettacolo. Magari l'ha capito, che sua sorella è lei.

Scossi la testa. -No, le ho viste durante gli allenamenti. Erano sempre insieme, anche a pranzo. Penso che Electra non ne abbia la più pallida idea.

-Però che strano. Aaron aveva avvisato l'orfanotrofio riguardo il nome da dare ad Electra. Perché non è andato anche nel 10 a dire di chiamare la seconda bambina Lucy?

Alzai le spalle. -Non ne ho idea. Non mi interessa.

Timber non rispose subito, guardava per terra. -Com'è che si chiama? Con la E, vero?

-Erin.- risposi solo.

Ci fu silenzio per un po'. Mi alzai dal muretto e mi sdraiai sul cemento. Il cielo era limpido, di un blu notte intenso che lasciava intravedere perfettamente ogni stella.

-Così domani è il grande giorno.- disse lui.

Sospirai. Era un po' che volevo affrontare l'argomento "giochi" con lui. -Cosa faremo, Tim?

Lui non rispose subito. -In che senso?

-Nell'arena. Siamo nemici? Alleati? O faremo finta di niente sperando che uno dei due muoia per primo?

-Non voglio essere tuo nemico.- disse lui, la voce tremolante.

Neanche io lo volevo. Ma un'alleanza è sempre rischiosa, negli Hunger Games. Tutto va bene finché si sopravvive insieme, ma quando si rimane in pochi nessuno ha intenzione di sacrificarsi per gli altri. -Come faccio a fidarmi di te? Timber non voglio ritirare fuori la storia del punteggio, ma...

-La ragazza dell'8.- mi interruppe con lo sguardo sempre rivolto a terra.

Mi alzai, mettendomi seduta sul cemento che componeva il pavimento del tetto. -Cosa?

-Non ho finito il discorso di prima, sulla ragazzina del distretto 8.

Non vedevo cosa c'entrasse con il discorso. -Quella che non vuole combattere?

-Vuole suicidarsi. Scenderà dal piedistallo prima del tempo attivando le mine. Esploderà.

Lo fissai negli occhi senza dire niente, allibita.

-Me l'ha detto perché sono stato gentile con lei durante gli allenamenti. Lo so solo io, e adesso tu. Me l'ha detto per avvantaggiarmi, April.

Continuavo a non capire. Rimasi in silenzio, aspettando che continuasse. -Scenderà dalla pedana all'ultimo secondo. I tributi piu vicini saranno rallentati, ma noi che lo sappiamo già e ce lo aspettiamo potremo batterli in velocità. Il mio piano era quello di correre per prendere almeno uno zaino, dopo di che nascondermi tra gli alberi. Sempre se ci saranno alberi. Gli altri perderanno lo sprint iniziale, distratti dall'esplosione.- Fece una pausa, poi riprese: -Spero di essermi spiegato bene, quando lo penso nella mia mente sembra più chiaro.

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⏰ Ultimo aggiornamento: May 15, 2018 ⏰

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