La lettera

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“Su, alzati! Immediatamente!”
Mi svegliai di soprassalto e mia madre cominciò a tamburellare sulla porta.
No! Ancora lei!
“Sveglia!” Urlò.
Con fatica mi rotolai giù dal letto facendo un grande tonfo che la fece spaventare. Subito dopo la porta si spalancò e mia madre, bianca per lo spavento, mi chiese cos’era successo.
“Niente mamma!” Biascicai. Non credo che abbia capito.
La mia faccia era spiaccicata su due grosse pantofole di lana. Comode per i miei gusti.
Mamma mi stava ancora osservando. Che palle! Questa era la tipica faccia scazzosa che mia mamma si stampava per farmi capire, anzi ordinarmi, di alzarmi e di correre a fare colazione!
“Muoviti! Vai a fare colazione! Subito sfaticato!”
Appunto...
Mi alzai con fatica e mi fiondai verso la cucina. Mio padre, come ogni domenica, era spaparanzato sul divano e guardava quel grosso schermo attraente, che i babbani chiamano televisore. Non capisco cosa ci trovi di tanto appassionante di un film in bianco e nero infilato il una scatoletta di plastica.
Andai convinto verso il frigorifero babbano. Decisi di aprirlo dopo un po’ di ragionamenti tipo “ ma perché non l’hanno chiamato congelatore elettrico? “ oppure “ ma se io ci dormissi dentro mi trasformerei in un cubetto di ghiaccio? E quando c’è caldo mi scioglierei tutto?”.
Come ogni santissimo giorno non sapevo mai cosa scegliere. Avevo voglia di pollo... anche di carote però. Alla fine mi sa che mi prendo un toast. Nah... poi mi tocca pure scaldarlo. Va beh me lo mangio crudo.
Mi sedetti sulla sedia di legno poggiata su un tappeto meraviglioso, che sinceramente non avevo mai osservato. Era davvero bellissimo. In effetti non aveva senso mettere un tappeto bellissimo sotto a un tavolo dove si mangiano deliziosissimi cibi... chi guarda i tappeti se c’è del cibo buono davanti?!
Cominciai ad assaporare quel buonissimo Toast... crudo. Lo pensavo peggio.
“Corri subito a vestirti! E, ti prego, sistemati quel parrucchino da gallina spennacchiata... quando imparerai a mostrarti decente?!”
Vi giuro, ma vi giuro, che ora l’ammazzo.
“Imparerà quando troverà l’amore della sua vita, tesoro. Vedrai come si farà bello...”
Ed ecco mio padre il romanticone! Ma perché deve sempre mettermi in imbarazzo?!! Perfetto... le mie guance si sono trasformate in due peperoncini... lo odio!
“Guarda il mio piccino... si sta emozionando! Tesoro vieni qui che ti strapazzo!”
No... questo non doveva farlo.
“Eh basta! Ma perché mi dovete trattare come un bambino di due anni! Ne ho 11 e non ho bisogno di una mamma che mi dica che sembro una gallina spennacchiata”
“Piccolo... ti sei offeso?”
Okey ora l’ammazzo veramente.
“Si... mi sono offeso. Ora, se non vi dispiace, me ne vado in camera... a pettinarmi. Così magari le galline mi invidieranno e voi sarete tutti più contenti!”
Mi girai di scatto. Non guardai neanche le facce dei miei genitori. Come gli avevo spenti! Spero solo che non stiano ridendo perché se no... okey, respira e ispira.
Tirai un calcio alla porta per scatenarmi un po’... okey, avrei fatto meglio a non tirarlo. Ora il mio piede stava urlando dal dolore. Mi buttai sul letto dolorante... ma perché mi trattano come un bambino di due anni? Che cavolo gli ho fatto di male?!! No, adesso me lo spiegano perché io non voglio passare tutta la mia vita a tirare calci alla porta.
Mi alzai e mi diressi verso lo specchio della mia stanza. Ma veramente faccio così schifo... io non mi trovo poi così male.
Mi atteggiai toccandomi il ciuffo ribelle che mi cadeva sugli occhi. In effetti, una pettinata non mi avrebbe fatto male.
Feci per andare in bagno quando una voce femminile mi chiamò dalla cucina:
“James! Vieni giù! Vieni, veloce!”
E che vuole ora?!
Scesi giù per le scale. Ero così stanco che ero sicuro di cadere. Forse se la facevo a rotoloni sprecavo meno energie... no, il mio sederino si sarebbe spappolato... ohi che male.
Arrivato in cucina mia madre avvolse le sue calde e lisce braccia sul mio corpo minutino, facendomi diventare una schiacciatina. Che male! Ma che cosa li prendeva?!
“Amore! Congratulazione!!!”
Okey, ora comincia a spaventarmi.
“Mamma... lasciami!”
Con uno spintone riuscì finalmente a liberarmi.
“Guarda James!”
La pazza mi porse una lettera tra le mani. Era leggera e del tutto intatta. Non avevo mai visto una lettera così ben tenuta.
“E beh?”
Chiesi pensieroso.
Sì, mi sa proprio che è uscita di testa.
“Come! Non la riconosci?”
La osservai con cura. Sul dietro della busta c’era incisa una scritta ben curata. La lessi:

Una Saetta Tracciata Per Amore //jily//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora