Alice

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Fin da piccola,credevo che mi mancasse qualcosa.
Le bambine giocavano entusiaste con le loro bambole e io le stavo a guardare,annoiata.
Come se tutto il mondo fosse in bianco e nero,come se niente fosse particolare o diverso rispetto alle altre cose.
Non mi mancava niente,anzi molti dicevano addirittura che con la mia intelligenza sarei arrivata in alto,magari tra facoltà statiche come economia o medicina.
Avrei avuto un lavoro certo in cui pagavano tanto quindi ero pronta per affrontare la vita,tra lavoro e una villetta non mi sarebbe mancato niente.
Ma a diciotto anni,mentre la professoressa Campbell spiegava alla lavagna il binomio di Newton,decisi di prendermi, appena diplomata, un anno sabbatico.
Dovevo allontanarmi, non era ciò che volevo diventare,a forza di vedere mia madre lì orgogliosa di me in terza media mentre sceglievo il liceo scientifico mi aveva riempita d'orgoglio.
Forse perché mai mi aveva guardata in quel modo,forse perché è quello che vuole fare ogni figlio...rendere felici ed orgogliosi i propri genitori.
Appena lo comunicai ai miei genitori,mia madre mi guardò quasi meravigliata da questo comportamento così inadeguato secondo lei mentre mio padre era quasi anzi sicuramente indifferente.
L'importante per lui era che io scegliessi l'università giusta.
Ma non fu cosi.
In quell'anno sabbatico per racimolare qualche soldo cercai un lavoro e lo trovai, facevo la cameriera da 'Da Sarah' un semplice locale in stile anni '50 molto carino soprattutto per il jukebox in parte al tavolino numero 26.
Ma in quell'anno sabbatico alla fine decisi di non frequentare l'università ma di andare avanti magari viaggiando un giorno.
I miei genitori non ne furono contenti tanto da (dopo avermi dato 5.000 dollari) cacciarmi da casa, per farla semplice.
Quindi mi sono trasferita da Diana,una mia cara amica nonché collega del bar.

AFFOGARE NELLA BANALITÀWhere stories live. Discover now