Capitolo 2

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DARK

La musica mi rimbomba dentro il petto, smuove ogni mia fibra, scorre nelle mie vene insieme alle molecole di sangue. Le onde sonore mi entrano dentro le ossa che vibrano ma non si spezzano.

Butto a terra la sigaretta, schiacciandola pesantemente con la suola della scarpa. Rovino questo parquet di lusso, troppo lucente per i miei gusti.

Alzo lo sguardo sulla pista affollata, mentre indosso le cuffie che coprono interamente le mie orecchie.

Entro nel mio mondo, dominato solo dalla musica che mi sfonda i timpani.

Sposto le dita freneticamente tra i canali del mixer, mentre con l'altra mano struscio lentamente il  jog, velocizzando  il brano di David Guetta. La sala colma di gente esplode sotto la mia console.

Sollevo il filter: il volume si alza, l'adrenalina cresce sotto la pelle, i cuori pompano sempre più sangue, tranne il mio.

Dentro di me tutto tace. Un silenzioso assordante. Un vuoto incolmabile che mi trascino dal giorno in cui ho aperto gli occhi e lei non era più nel mio letto.

La puzza di perfezione irrita le mie narici come se fosse letame. Questa gente per me è solo merda che galleggia nel fondo di un cesso d'oro, ma sempre merda rimane.

Chiudo gli occhi, cercando di ricordare l'odore acre della mia terra.

Ci metto un attimo.

E mi rivedo bambino, camminare scalzo, sullo sterrato e i sassi. I talloni erano abituati a calpestare la terra arida, a cercare l'ombra per non bruciarsi.

I piedi scalciavano un pallone bucato tra le baracche e i fili per stendere, legati tra i tronchi e i pali della luce..

E rivedo Rama seduta a terra, dinanzi a quelle quattro lamiere. Le dita dei piedi escoriate dal sole, le ginocchia sporche stretta al petto gracile. Le spalle chiuse si muovevano freneticamente a causa dei singhiozzi che scuotevano il suo esile corpo.

Le avevano tagliato i suoi lunghi capelli a causa dei pidocchi. Le onde scure, che prima le arrivavano fin sotto il sedere, avevano lasciato il posto a ciocche di pochi centimetri.

E la vedo ovunque Rama.
Lei è ovunque.
È dentro di me.
Si nutre ogni giorno del mio meglio, lasciandomi solo il peggio addosso.

"Sei bella anche così" le avevo confessato, ma lei non alzò lo sguardo: il suo viso rimase nascosto tra le ginocchia, le lacrime scivolavano lungo i polpacci sporchi di polvere, precipitando poi a terra.

Piangeva in silenzio Rama.

Ma io non potevo vederla piangere. Io dovevo solo guardarla sorridere.

Corsi come un pazzo fino al mercato del paese. La milza mi faceva malissimo, ma le gambe continuavano a muoversi da sole. Vagai tra le bancarelle, sotto il sole cocente di Agosto per rubare quello che stavo cercando.

Tornai da lei con un cerchietto giallo in mano. A Rama piaceva il giallo. I colori accesi. Il sole.

Ma lei non c'era più, a terra erano rimaste solo le sue lacrime, nell'aria rimbombavano le sue urla di dolore.

Riapro gli occhi di scatto. Serro la mascella, aumentando il volume fino a far vibrare i vetri,  scoppiare i cuori di questi stronzi, sollevando i bassi.

La cubista si struscia addosso come un serpente. Il suo seno coperto solo da un reggiseno striminzito accarezza la mia schiena: percepisco i turgidi capezzoli vagare sulla pelle.

Ma...

Non voglio lei, ma la rossa  vestita di tutto punto che mi osserva da sotto la console ballando con la sua amica mora.

Tu sei velenoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora