Capitolo 4

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L'Amore distrugge.
Non date ascolto ai poeti
Loro mentono.

DARK

Rumore.
Un fluido vibrante che scorre nelle arterie, furioso invade il muscolo cardiaco che rigonfio di note sbatte contro la cassa toracica. Ossa che oscillano impercettibili smosse da onde sonore che sferzano l'aria, tracciano la carne come un spartito spoglio.

Le frequenze dondolano, molecole che si avvicinano, voraci si allontanano propagandosi in tutte le direzione. Corde che colorano il vuoto disegnando un intreccio di suoni. E riesco a vederlo ogni accordo invadere i timpani della calca sotto la console, far smuovere tutto. Occhi chiusi, corpi che tentano di inseguire il ritmo, bpm che aumentano.

La musica unica regnante. Sovrasta parole, zittisce pensieri, spinge in un'altra dimensione dove tutto è più leggero, dove il mondo fa meno paura. Ed io, distruttore di melodie perfette, fabbricante di accordi mixati, guido la folla verso il caos, dal vertice di un soppalco al centro della pista.
Una mano tiene fermo il padiglione delle cuffie in procinto di scivolarmi dall'orecchio, l'altra si muove tra i comandi della console. Le dita livellano minuziosamente il volume, il jog scivola tra i polpastrelli i bassi  si intensificano, mi sfondano i timpani, martellando nel diaframma. E per quanto sia strano, solo in mezzo alla devastazione della quiete riesco a trovare un po' di pace. Lì dove riesco a non sentire la desolazione dell'anima.

I minuti passano, i brani scorrono sotto le mie dita uno dopo l'altro, modellati di sfumature nuove.

Svogliatamente, alzo lo sguardo sulla pista. Un lampo nero squarcia il mio cielo, le iridi si macchinano della sua figura che ruba tutto il resto, lacerando ogni cosa attorno. Il respiro si incastra in gola, i nervi si tendono sotto la pelle, tirano come corde di una chitarra sfiorate dal plettro.

Il suo corpo, quello che ho visto sbocciare dentro i miei occhi, petalo dopo petalo modellarsi di una bellezza crudele capace di offuscare ogni altro fiore. Curve sinuose che si muovono suadenti, spietate drogano i tuoi occhi, portandoti all'apice dell'estasi. Eroina pura iniettata nelle carotidi.

La mandibola scatta, le mani si stringono d'istinto intorno ai pomelli della console. Luci straboscopiche accarezzano la sua pelle che struscia su quel palo d'acciaio, uno stiletto arrugginito che si pianta al centro della schiena; la lama squarcia la carne, le cicatrici si riaprono, sanguinano, fanno male

Lei mi fa male.
E ci riesce sempre a ferirmi senza toccarmi, farmi bruciare dove esiste solo il gelo.

Il rumore sordo del mio cuore adesso unico regnante della testa, tormento delle ossa. La rabbia prende il sopravvento, sgorga, disintegra ogni cosa. L'ira è arsenico che scorre nelle vene.

Mi sfilo le cuffie gettandole bruscamente sulla console. Le note mi pulsano nel cervello, la mente si annebbia, perde il suo briciolo di ragione per lei. Sempre e solo per lei. Da quando ne ho memoria è la sola che ci riesce.

Le mie gambe si muovo veloci, scendono la rampa di scale ritrovandosi in pista. Spingo chiunque mi trovo dinanzi senza nessuna delicatezza. Corpi che si muovono, occhi che mi guardano confusi, curiosi, ma io vedo solo lei.

Arrivato sotto il cubo l'afferro da un polso senza nessuna delicatezza. Faccio come piace a lei, che non conosce dolcezza. Che prova ribrezzo per coloro che si palesano fragili.

E ci mette un attimo il calore della sua pelle a diradarsi nella carne, bruciare lungo tutte le  terminazioni nervose.

E poi si volta di scatto, inchiodandomi dentro i suoi occhi. Lì, dove mi vedo nascere ogni volta che mi guarda, morire quando vai via.

Tu sei velenoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora