2. Anni '80 e Mikado

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Forse uno degli amuleti di zia Savannah ha funzionato, perché miracolosamente parcheggio l'auto nel cortile della scuola esattamente due minuti prima del suono della campanella.

Mi aggiro per i corridoi ignorando una cheerleader che mi porge il volantino dell'apertura di un nuovo bar in centro mentre i miei auricolari mandano "I'll be there for you".

Muovo spalle e testa al ritmo fino ad arrivare al mio armadietto.

I'll be there for youuuu
'Cause you're there for me too

Fisica a prima ora. Che grande schifo.

Qualcuno toglie gli auricolari dalle mie orecchie e mi volto di scatto verso Julia.

Lei aggrotta la fronte.

-Perché ti ostini ad ascoltare questa roba degli anni 80? - Mi domanda.

-E' del '95! - La correggo mentre prendo i libri.

Però prego regia, uno stop immagine su Julia Holmes, la biondina che mi osserva perplessa. Bene, grazie.

Dunque, Julia Holmes è la mia migliore amica. Non abbiamo molto in comune. In realtà, non abbiamo niente in comune.

Forse l'unica cosa che abbiamo avuto in comune è stato il desiderio, a dodici anni, di avere un cane. Ma anche qui c'è una sottile differenza tra le due, perché lei ebbe il suddetto bramato cane, mentre i miei genitori dissero che i cani puzzano e lasciano peli, per cui mi regalarono un'iguana al posto del cane.

Tornando al punto: Julia è una delle ragazze più belle della scuola. Gentile, solare, anche se non spicca per intelligenza e intuizione come il caro Sherlock dal quale prende il cognome. Fa volontariato e ha il pollice verde. Si fa in quattro per chiunque e tutti vorrebbero essere amici suoi.

Non sono a tutti chiare le dinamiche di come questa fanciulla uscita da un cartone Disney sia diventata amica della sottoscritta proveniente da una pellicola di Tim Burton, ma la risposta è semplice: ci completiamo.

Così, quando a nove anni si schierò dalla mia parte contro un gruppo di bulletti che di conseguenza se la presero anche con lei, io la aiutai fingendo di scagliare contro di loro una maledizione e facendo sì che trovassero nei loro zaini degli scarafaggi. Beh sì, quella era l'epoca in cui non provavo ancora ad essere normale.

Per cui si può dire che la nostra amicizia nacque quel giorno e dura tutt'oggi.

Julia mi risponde qualcosa circa il fatto che sarei l'unica persona in tutta la scuola a poter andare in una discoteca che organizza di tanto in tanto serate anni '80 - il fatto che quella canzone fosse del '95 non dev'esserle proprio entrano in mente - ma smetto di ascoltarla quando, oltre le sue spalle, lo vedo.

Ha il sorriso sghembo mentre saluta alcuni ragazzi, senza fermarsi. Cammina lentamente per il corridoio, lo zaino su una spalla sola. Passa una mano tra i capelli castano chiaro costantemente spettinati e i suoi occhi azzurri sondano il corridoio. Si avvicinano ai miei. Mi raddrizzo... ma il suo sguardo non si posa su di me. Ovviamente. Come sempre.

James ci supera e mi sgonfio come un palloncino.

Julia segue il mio sguardo e sospira.

-Non puoi andare avanti così, Kim - mi dice.

-Perché non potrei? - Domando chiudendo l'armadietto e incamminandomi verso l'aula di fisica insieme alla mia amica.

-Perché ci stai male, lo vedo...

-Non ci sto male. Voglio dire, ci sono abituata. Mi sta bene. Solo...

-Vorresti che lui si accorgesse di te.

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