Lei era Rachel, e amava l'arte.
Lui era Marcus, e odiava l'arte, tranne la sua.
Si conobbero tra i banchi di scuola; lei, timida, sarcastica, passava il tempo a disegnare, e lui era estroverso, spiritoso, ma sapeva anche essere romantico.
Ma una cosa in comune ce l'avevano: erano entrambi artisti.
Lei dipingeva, e lui suonava.
E in qualche modo s'incastrarono fino a diventare amici, o quasi.
Dico quasi perché non erano i soliti amici, erano diversi: preferivano urlarsi contro piuttosto che dirsi un ti voglio bene, preferivano ognuno fare di testa propria al posto di ascoltare l'altro, ma c'era un momento tutto loro, dove lui pizzicava le corde della chitarra e lei chiudeva gli occhi, e lasciandosi trasportare, colorava la tela senza uno schema preciso, come le veniva.
Avevano entrambi 18 anni e una vita davanti da vivere, o forse no.
Forse no perché la vita ha deciso di fermare il cammino di Rachel, diagnosticandole un cancro.
Ed è proprio da quel giorno, quel maledetto giorno in cui l'ha scoperto, che tutto divenne grigio. Perché sapeva che tutto ciò che faceva prima era solo un ricordo, sapeva che era bloccata in un lettino, con un camice addosso ed un tubicino nel naso. Sapeva che avrebbe perso i capelli, prima o poi, e sapeva anche che non avrebbe mai potuto realizzare il suo sogno: la sua mostra.
Lei lo sapeva, eppure con una forza che nemmeno lei sapeva di avere, continuava, giorno dopo giorno, a creare nuovi dipinti, nel caso un giorno, se mai si fosse svegliata da questo incubo, dovesse realmente usarli per una mostra.
E in tutto questo, come ho detto, c'era lui a farle compagnia, Marcus, che ogni pomeriggio le suonava qualche canzone, una di quelle che suonava al parco, sul terrazzo di casa sua o davanti ad un faló.
Marcus non l'ha mai abbandonata, a differenza di tutti gli altri.
Marcus ha paura.
Ha paura che tutto quello che distrugge Rachel, tutto quello che le ha tolto la voglia di continuare, possa succedere davvero.
Ha paura che Rachel possa dirgli addio.
Ha paura della sua morte, di restare da solo su quel terrazzo la sera, da solo sul prato del parco o davanti ad un faló.
Ha paura che Rachel non possa sentire le canzoni che ha preparato da poco, perché forse non c'è abbastanza tempo.
Ha paura della sua pelle che ogni giorno che passa si fa sempre più pallida, dei suoi capelli che cadono, del suo cielo che lentamente si annuvola.
Però sorride.
Sorride nella speranza di vederla sorridere, anche solo una volta.
Sorride e le promette che questa mostra ci sarà un giorno, vicino o lontano che sia, ma ci sarà.
Sorride nel vedere i suoi occhi brillare al sentire quella parola, al vedere le sue labbra curvarsi formando anch'esse un sorriso, perché era da troppo tempo che non lo faceva.
Sorride perché, perché è bella.
Sorride e una lacrima gli scorre lungo la guancia, finendo per bagnare le lenzuola.
Sorride, sorride e basta.
Ed è questo che conta.
Renderla felice.#SpazioAutrice
Ehi, sono tornata dopo tantissimo tempo, i know, ma mi mancava scrivere.
E sì, sono tornata con una storia completamente diversa dalle altre altre. Mi andava di cambiare, mi sentivo ispirata, boh.
Comunque, come state?
Spero la storia vi piaccia.
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Artist
Short StoryBella come un dipinto di Monet, dannata come una poesia di Bukowski.