'Cara Rachel,
Ti amo.
Non te l'ho mai detto, e forse avrei dovuto.
Ti amo, e ti ho sempre amata.
Ma forse tu non mi amavi.
Non so se hai mai amato qualcuno, non ne abbiamo mai parlato.
Amavi solo dipingere, e guardare il mondo da un terrazzo.
Forse non amavi nemmeno le mie canzoni, e nemmeno le rose che ti regalavo.
Sai, sono passato da casa tua e sono entrato nella tua stanza, profuma ancora di te.
Ho visto le rose che avevi messo in un vaso, sono appassite.
Già, forse non le amavi.
Chissà se ti piacevano davvero i fiori o se li detestavi.
Quando te li regalavo sfoggiavi sempre un sorriso, uno di quelli da togliere il fiato.
Mi toglievi il fiato, ogni volta che incrociavi il mio sguardo.
Mi toglievi il fiato quando ti passavano per la testa mille idee, folli, e me le dicevi, e io dicevo sempre di sì.
Come quando abbiamo ballato per le strade della città, sotto la pioggia, con gli sguardi di tutti addosso.
Ti amavo.
Ti amavo perché io non avrei mai fatto una cosa del genere, ma a te sembrava non importare cosa pensasse la gente, ti godevi ogni minuto della tua breve vita.
Adesso sono qui, in piedi, in mezzo alla strada di quella sera; non c'è nessuno, il cielo è grigio, tutto è in lutto per te.
E ballo, ballo come abbiamo fatto quel giorno, in cui mi sono sentito vivo, in cui ho capito di amarti davvero.
Riesco a sentire il tuo odore mischiato a quello dell'asfalto bagnato.
Sto ballando qui, in mezzo alla strada, con il tuo fantasma, ma i miei piedi non danzano come facevano con te.
Manchi, però.
Quindi grazie Rachel, per avermi insegnato ad amare.
E a dipingere, come mi avevi promesso.
Ti amo, e ti amerò sempre.
Tuo,
Marcus.'
YOU ARE READING
Artist
Short StoryBella come un dipinto di Monet, dannata come una poesia di Bukowski.