9- La compagnia dei modelli, e poi ci sono io

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Dopo circa una settimana ho capito gli orari in cui, uscendo dalla mia stanza, evito qualsiasi persona, compresa la donna delle pulizie.

Per Stefano non ci sono problemi, lui praticamente è sempre fuori casa e rientra tardi, solitamente in compagnia di qualche ragazza che passo la notte a sentir "pregare". Ho iniziato ad addormentarmi con le cuffie alle orecchie e la musica al massimo.

Le pareti sono troppo sottili e non ho voglia di passare la notte in bianco perché Stefano non riesce a tenere il suo coso nei pantaloni!

Faccio ticchettare la penna sul quaderno osservando Mozart e alzando ancora di più "Him & I" di Halsey. Chiudo gli occhi cercando le parole che ho dentro ma ormai sono ore che fisso il quaderno bianco pieno di scarabocchi cancellati e ritratti molto stilizzati di Mozart.

Sto iniziando a innervosirmi, odio quando non riesco a scrivere quando invece certi giorni mi basta una penna e dei fogli e potrei continuare tutto il tempo, riversando i miei pensieri in testi di canzoni. O comunque di qualcosa che ci va vicino.

La melodia è nella mia testa ma non so suonare nessuno strumento e quindi le parole rimangono solo quello, nascoste dove nessuno le potrà mai leggere.

Inizio a mordicchiare il tappo, pessima abitudine che non sono mai riuscita a perdere non ostante i diversi apparecchi.

Dopo altri cinque minuti ne ho abbastanza e decido di scendere a mangiare qualcosa. Mia madre è andata ieri a fare la spesa e so per certo che ha preso le patatine al formaggio. E ho intenzione di finire tutto il pacchetto e poi leccarmi le dita. Quelle cose sono la mia droga.

Guardo il libro di tedesco sulla scrivania dicendomi che nel caso avrei studiato questa sera. Non so il perché ma la sera riesco a concentrarmi più del pomeriggio. Almeno, era così prima di trasferirmi in una casa con una distrazione con l'aspetto di un dio greco.

Cambio canzone guardando l'orologio. Sono le cinque, quindi mia madre è ancora al lavoro e lo stesso Manuele. Solitamente anche Stefano è fuori a quest'ora e Tereza, la donna delle pulizie, è andata via alle due.

Via libera. Sorrido iniziando a cantare mentre scendo le scale:

-And I'll be gone, gone tonight
The ground beneath my feet is open wide. The way that I been holdin' on too tight. With nothing in between...
The story of my life, I take her home
I drive all night to keep her warm and time. Is frozen...... The story of my life, I give her hope. I spend her love until she's broke inside. The story o- mi interrompo di colpo e spalancò gli occhi.

Merda!

Stefano è seduto sul divano, o meglio, ci è praticamente sdraiato sopra e accanto a lui c'è una rossa che, come tutte le rosse, è incredibilmente perfetta.

Ha le labbra rosse come ciliegie e lunghe ciglia che le contornano gli occhi scuri. Almeno non è il solito cliché con gli occhi verdi e le lentiggini.

Indossa un semplice maglioncino beige e dei jeans eppure sembra una top model.
Se non fossi così imbarazzata probabilmente mi concentrerei di più su perché quei due sarebbero un'ottima coppia.

Mi abbasso le cuffie lasciandole al collo e spero che le mie guance non siano rosse come i capelli della ragazza.

-Anna! Allora non sei morta nella tua stanza!- commenta Stefano alzandosi sui bicipiti e maledette lui e le sue magliette a maniche corte che lasciano poca immaginazione.

Mi sistemo i capelli, un groviglio più simile alla tana di un uccello, e sorrido imbarazzata. -Non è il tuo giorno fortunato, mi dispiace-

Stefano ridacchia e mi fa cenno di venire avanti. Per tutti il tempo fisso la rossa, decisamente invidiosa. E non solo per l'aspetto ma anche per il fatto che si trova così vicino a Ste senza alcun imbarazzo o bava alla bocca.

Ogni tuo sorrisoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora