17 - Come se niente fosse

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Ho le guance che vanno a fuoco e cerco di sistemarmi velocemente la maglia, in modo che non si vedano i capezzoli. 

Anche Stefano prova a fare lo stesso e mentre si sistemai i capelli afferra un cuscino e lo posiziona tra le gambe divaricate. 

Oh merda. 

La realtà di quello che è appena successo mi travolge come un treno. Mi sento schiacciare i polmoni da qualche tonnellata di consapevolezza. 

Non solo sono finita vicina ad avere un orgasmo con il mio fratellastro ma, come se non bastasse, mi sono completamente dimenticata della nostra scommessa. 

Cosa che probabilmente il bastardo non si era dimenticato, visto la sua domanda. Se avessi risposto di si avrei perso, dimostrandogli che sono io quella più debole e incapace di resistere alle tentazioni. Di resistere a lui. 

Anche se nemmeno lui sembrava poi così lontano dall'infrangere il patto. 

Con le guance che vanno a fuoco fisso mia madre andare verso la cucina. -Allora, Anna, tutto bene? Mozart ti ha mangiato la lingua?-

Mi schiarisco la gola e fisso ovunque tranne che Stefano o mia madre. -Benissimo. Credo di essermi addormentata sul divano- Dico valutando l'idea di andare in camera per una seduta terapeutica al telefono. 

Ne ho decisamente bisogno, c'è qualcosa che non va in me, e non è la mia incapacità di tenere la bocca chiusa nei momenti più inopportuni. 

-Ciao Stefano, non ti avevo visto!-

Il ragazzo con cui sono quasi finita a letto per la seconda volta sorride in maniera impeccabile. Con quel sorriso potrebbe convincere una suora a venire a letto con lui, probabilmente. -Ciao Nina. Si, stavo guardando la tele-

Mia madre annuisce e ci guarda per qualche secondo. -Anna, tesoro, non è che mi daresti una mano in cucina? Volevo fare il risotto alla parmigiana e avrei bisogno di qualcuno che mi grattuggi il grana.-

Annuisco, alzandomi e sentendo le gambe di gelatina. -Vado un attimo in camera e ti raggiungo-

-Certo, fa con calma. Io devo ancora cambiarmi- Dice con un sorriso, togliendosi la giacca e notando le scarpe che Ste aveva lanciato. Probabilmente se fossero state le mie mi avrebbe urlato contro ma visto che Stefano non è suo figlio le ignora bellamente e prosegue verso camera sua. 

Appena non è più a portata di orecchio Stefano inizia a ridere. Mi giro e afferrando un cuscino glielo lancio addosso. 

Il bastardo lo prende al volo. -Sei uno stronzo bastardo.-

Lui si alza talmente velocemente che inizio a pensare che sia qualche essere sovrannaturale come un vampiro o un lupo mannaro. Me lo ritrovo a pochi centimetri dal volto e il mio sangue inizia ad andare in ebollizione. 

E' ancora troppo freso il ricordo di quello che è appena successo e anche se, dopo mia madre e il significato della sua domanda, sono solo arrabbiata nera con lui so che basterebbe un suo tocco o un suo bacio a farmi dimenticare tutto. 

-Perché dovrei essere io lo stronzo?-

Stringo gli occhi facendo un passo indietro. -Che sia chiaro, io non ho in alcun modo pregato che tu mi portassi a letto. E non lo farò mai- dico, iniziando a balbettare leggermente. Stringo le braccia al petto. -Quello che è appena successo...è perché mi hai preso alla sprovvista-

Vedo gli angoli della sua bocca alzarsi in un sorriso sghembo. -Non mi pare che tu mi abbia chiesto di fermarmi-

-Ma non ti ho nemmeno pregato di fare sesso con te. La scommessa è ancora valida-

Ogni tuo sorrisoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora