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secondo delle persone dovevo convincermi di due cose:
la prima,  volevi parlarmi di una cosa importante per avermi dato appuntamento; oppure, la seconda, volevi solamente essere mio amico.

Per i miei gusti, Seungmin si faceva troppo filmini e troppe visioni per essere assimilabili alla realtà, però quella sua caratteristica mi faceva lasciare un pò il mio mondo troppo logico.

"Secondo me potrebbe veramente essere innamorato di te Jeongin" diceva Felix "ti guarda in modo strano da un sacco di tempo e sinceramente lo farei anch'io, ahaha."
"Basta Felix, sei impegnato, e poi non è il momento di scherzare."

Mentre i miei due amici facevano i discorsi più assurdi, io decisi di andare in palestra a passarmi il tempo, magari con qualche palleggio.
Presi una palla e iniziai a giocare per occupare il tempo.

Per dieci, quindici minuti, quando guardai l'orologio erano le 11:30, ero in stra ritardo.
Presi il mio zaino correndo, lanciando via la palla e in quel momento inciampai non sentendo il mio viso contro il pavimento freddo, bensì un qualcosa che mi tirava verso l'alto.

Non volli subito aprire gli occhi ma quando li aprii vidi la tua figura tenermi a pochi centimetri da terra, forse non sentivo neanche questo mio peso dato che pensavo di volare a causa tua.

Mi sollevai immediatamente rosso in viso con la mano tremolante a sistemarmi gli occhiali.
"Grazie" dissi col viso basso.
"È un pò tardi per tornare in classe..." mi guardò con sgaurdo serio anche se a guardarlo non l'avreste proprio detto.

"Tu non hai da fare?"
"Sono uno dei più grandi e dei caposcuola, se possiamo dire. Ho già comunicato alla tua professoressa che sarai con me per quest'ora."

Inutile dire che feci le capriole mortali quando me lo dicesti, ero al settimo cielo e con nessuna idea di come avremmo occupato quel tempo, ma poco importava, stavo con te.

"Che vuoi fare?" mi chiedesti.
"Stavo facendo qualche palleggio per sfogarmi."
"Da cosa?"
"Oh pensieri, nulla di serio."
"Per battere la palla in quel modo significa che deve essere importante."

Mi guardasti con la tanta voglia di sapere ma io non avevo intenzione di dirtelo o accennarti qualcosa.
"Nulla, cose tra migliori amici."

"Posso chiederti una cosa" mi dicesti mentre prendevi la palla iniziando a fare qualche palleggio.
"Si."
"mi dai una mano in una materia?"
"Io del secondo dovrei aiutare te, che sei più avanti, in una materia?"

"In realtà la sto studiando da capo, e poi si tratta di storia, dovrebbe essere facile dato che a te piace. Please" mi stringesti un piccolo lembo della mia camicia con le tue dita.
Io non potei fare a meno che accettare questa strana richiesta.

Quando tornai a casa, decisi di prepararmi per incontrarci, alle ore 17:00, il momento di quella giornata a farmi essere così nervoso;

si lo ero, nervoso come non mai, le mano sudavano, le ginocchia tremavano e avevo uno strano malore.
Bevvi un bicchiere d'acqua e uscì di casa trovandomi, dieci minuti prima del previsto, alla fine del parco.

Ti vidi lì, vestiti con una camicia nera e i jeans e scarpe dell' stesso colore.
I tuoi capelli ricadevano ribelli sulla fronte. Diffondevi un odore fantastico che difficilmente avrei dimenticato.

Io non avevo nulla di speciale addosso se non un paio di jeans chiari, una maglietta bianca è un cardigan giallo.
I capelli non erano molto in ordine e, a dirla tutta, non mi sentivo elegante in confronto a te.

Mi vedesti venendomi incontro sorridendo in modo troppo carino.
"Ciao Jeongin!"
"Ciao Hyung."
"Vieni, facciamo una passeggiata."

Fu la passeggiata più bella della mia vita, anche se non ti tenevo la mano, anche se non ti abbracciavo, mi bastava vederti accanto a me. Ogni tuo sguardo mi faceva sentire al centro delle tue attenzioni, e forse era veramente così.

Camminammo per tutto il parco scambiandoci qualche parola o qualche commento su cosa ci circondava, a volte mi spiegavi cosa facevi ai tuoi allenamenti e scherzavamo un sacco.

Percepivo la nostra complicità, di come stavamo creando qualcosa di tutto nostro, anche se in cuor mio sapevo che quella era una semplice uscita, non un appuntamento galante o una sera particolare;

non era il giorno del nostro fidanzamento o l'anniversario di matrimonio. Tutto era semplicemente qualcosa tra amici e che ti stavi frequentando con una ragazza del tuo anno.

Nonostante questo i miei pensieri furono stravolti come sempre dalle tue parole.
La prima frase che mi dicesti fu "Dì a tua madre che stasera non mangerai a casa."
Fu una cosa che mi stupì molto e in modo molto spontaneo "Perché?"

"Perché ceni con me fuori e non credo che sarei contento nel sentire un 'non posso' come risposta."

◯  Foreign love off the glassesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora