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South Korea.   Jeongin's point of view.

Superai l'esame del giorno successivo e da quel momento aspettai, aspettai così tanto da poter persino contare i secondi.
Certo era esagerato, ma tu, il mio adorato Chan, stavi tornando, dopo tre anni finalmente tornavi.
Inutile dire che fu difficile per Seungmin tenere a bada la mia felicità, la mia gioia era dalla testa ai piedi ed usciva da tutti i pori.

"Calmati Jeongin, calmati, per l'amor di Dio, siediti."
"Hai notizie loro, vero Seungmin?"
"Si, si, certo che le ho" si sedette accanto a me guardando il cellulare in attesa di qualcosa.
"Che c'è? Qualcosa non va?" chiesi sicuro che ci fosse qualcosa sotto.
"Hyunjin, beh, non va bene per il momento, adesso è concentrato, non ha tempo per me."
"Ma sei il suo ragazzo, deve avere tempo più per te che per le altre cose."
"Mmh..."

Rimasi a sperare che qualcosa cambiasse nei minuti successivi, stavi arrivando Chan, stavi tornando da me e ci saresti rimasto per sempre.
Avevo sistemato casa: lavato i piatti, riempito il frigorifero, spolverato e passato l'aspirapolvere dappertutto.
Il mio cuore batteva a mille e non potevo fermarlo, come avrei potuto sapendo che ti avrei riaccarezzato con le mie mani, ti avrei baciato, si, lo avrei fatto per sempre, avrei potuto di nuovo fare l'amore con te, sarei potuto cadere nella tua ragnatela come solo io potevo fare.

All'improvviso suonarono al campanello, un'ansia improvvisa mi colpì dal nulla.
Mi tremavano le mani, Seungmin lo aveva capito e quindi era andato lui, con una faccia preoccupata, ad aprire quella porta.
Era solamente il postino e consegnava una lettera dal Giappone.
Sia io che il mio amico eravamo rimasti stupiti.
Ringraziammo l'uomo con un inchino mentre rigiravo la busta tre le mani senza saper di volerla aprire.
"Dai Jeongin, vedi se Chan ti ha detto qualcosa."

Feci come mi aveva detto, cosa potevi dirmi Chan, cosa c'era nella tua mente, che una norma penna poteva aver scritto in quella lettera?
Iniziai a leggere:
Ciao Jeongin,
mio unico amore, mi manchi, ma sappi che tra poche ore, quando ti arriverà questa lettera, io sarò già all'aeroporto di Seoul.
Manca veramente poco, sei convinto di riuscire a vedermi senza piangere? Perché io credo di scoppiare anche adesso che la scrivo.
Porta Seungmin con te, Jisung vi verrà a prendere credo a momenti, preparati e vestitevi tutti in modo elegantissimo, sto indossando uno smoking e credimi che se sta bene a me sta bene a te.
Ti amo, tuo Chan.
"A quanto pare Chan ha una cosa in mente."
"Come sempre no? Non mi sorprenderei, andiamo a prepararci."

Secondo il mio migliore amico stavo organizzando qualcosa nel tuo stile, ma che lo stesso facendo o no, l'unica cosa che avrei fatto in quel momento era di nuovo impossessarmi delle tue labbra, di giocare con delle ciocche dei tuoi capelli tra le dita, avere quel valore che mi era mancato.

Ero agitato come un bambino ma non mi misi di certo a saltare per strada, la gente mi avrebbe trovato come uno che non aveva la testa a posto.

Jisung era in auto ed era vestito meglio del solito.
Ci saluto e ci porse delle camicie.
"So che non siamo nella posto migliore ma dovreste mettervi queste camicie. Un'ultima cose, Seungmin, Hyunjin ti manda un messaggio."

A quel punto in macchina si sentiva solamente la voce del ragazzo nominato.

"Ciao Seungmin, so che pensi che ti stia trascurando, non mi sfugge nulla lo vedo, ma sappi che non è così, ci vediamo anche noi in aereoporto, ti amo. Ciao amore."

"Jeongin non sto sognando vero?"
"No, non credo proprio."
"Mi ha detto che mi ama!" gridò il rosso.
"Quel genio pazzo ti ama tanto, solo che Einstein non lo dimostra tanto" scherzò Jisung.

Lo amava almeno quanto Jisung amava Minho.

Arrivati all'areoporto il mio cuore cominciò a battere all'impazzata, mi usciva dal petto stanco anche lui di aspettare così tanto. Entrambi avevamo aspettato così tanto.

Avete presente quando il tempo sembra fermarsi, quando tutto diventa diverso e sotto un'altra luce, quando sembra di essere in uno di quei romanzi che fanno impazzire chi lo sta guardando;

ecco, più o meno era quello che avevo io, tutto per causa tua Chan. Tutto perché, come sempre, eri arrivato e guardato esattamente come la prima volta facendomi innamorare di nuovo.

Nonostante i capelli ricci e castani, il fatto che fossi più alto e più grande, e che fossi totalmente confuso, sapevo che non eri cambiato di una virgola.

Improvvisamente le lacrime iniziarono il loro percorso rigandomi la faccia mentre ti correvo incontro.
Tu apristi le braccia per poi avvolgermi il ventre con quelle.

Sentivo i tuoi singhiozzi riempirmi improvvisamente l'anima mentre le tue labbra si poggiarono in modo quasi violento sulle mie.

"Jeongin…" chiamasti il mio nome con in nostri nasi attaccati e gocciolanti che tiravamo su.
"Chan…"
"Jeongin, sposami."

Rimasi bloccato senza saper dire una parola mentre tu mi guardavi sorridente.
"Jeongin, sposami. Adesso, anche qui se fosse necessario" mi ripetesti mettendoti in ginocchio.

"Jeongin, sono stato tanto male e bloccato e hai sofferto per causa mia, non posso dirti che non soffriremo mai, ma se succedesse voi che fossimo insieme. Insieme per sempre."

Tenevi un piccolo anellino tra le mani che assomiglia ad una fede nuziale, e proprio lì potevamo benissimo sposarci.
Me lo mettesti e mi dicesti

"Jeongin, vuoi essere mio marito? Vuoi sposarmi?"

Provate ad immaginare la risposta.
Vi dico solo che usciti dall'aereoporto trovammo la chiesa più vicina.

Il matrimonio intimo più intimo che ci potesse essere, lo avevamo fatto noi e sarebbe stato per sempre.

“the end”

◯  Foreign love off the glassesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora