CAPITOLO 2 "Cosa vuoi da me?"

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Dopo quella volta, Silvia non aveva più avuto modo di rivedere Filippo fino a quella mattina.

Stava percorrendo la strada di ritorno verso casa, quando avvertì una voce maschile chiamarla.

"Silvia! Scusami se ti ho rincorsa ma volevo parlarti." Disse Filippo dall'alto del suo metro e ottanta centimetri.

"Ah si scusami, ma non ti avevo sentito prima, dimmi pure."

"Ascolta, è da un po' che ci penso, sai non sono il tipo che fa il primo passo, di solito sono le donne che mi cercano, ma volevo chiederti se avessi voglia di uscire con me qualche volta, stasera sarebbe perfetto." Propose Filippo con quell'atteggiamento da padrone del mondo, che anni di piedistallo gli avevano conferito.

"Filippo, ti ringrazio e sono molto lusingata, ma non ho intenzione di uscire con nessuno per adesso."

"Ma io non sono nessuno."

In quella frase Silvia lesse tutta l'arroganza che animava l'animo di quel giovane ragazzo, del tutto impreparato ad un rifiuto.

"Ascolta Filippo, ti ringrazio di nuovo, ma non voglio un fidanzato, se vuoi possiamo diventare amici." Propose dolcemente la ragazza, che ormai aveva soltanto voglia di ritornarsene a casa.

"Amici?" Era incredulità?

"Amici."

"Va bene, quindi se io ti invitassi ad un'uscita come amica verresti?"

"Certo, purché ti sia chiaro il rapporto che ci sarebbe tra di noi."

"Ho capito, è inutile ribadire sempre la stessa cosa. Quindi stasera ti passo a prendere alle otto, dove abiti?"

Mentre Silvia spiegava al ragazzo, dove abitasse e di come quella sera non avrebbe potuto fare tardi, ripensò all'atteggiamento dominante e risolutivo del ragazzo, che era nonostante tutto, riuscito ad ottenere quello che voleva.

Quella sera Silvia si vestì semplicemente, non era un appuntamento e voleva ribadirlo anche con il suo abbigliamento. Se Silvia aveva optato per uno stile molto, ma molto basic, la stessa cosa non si poteva dire per Filippo, che invece aveva indossato addirittura un completo, la cui manifattura lasciava presagire anche il suo costo, sicuramente notevole.

"Vieni così?" chiese Filippo con tono indagatore.

"Esatto, andiamo? Devo essere di ritorno per le undici."

"I tuoi genitori? Sei sola a casa?"

"Si mio padre è in viaggio di lavoro e mia madre è andata per il fine settimana da mia zia che ultimamente non è in buone condizioni di salute."

"Mi dispiace." Perchè nonostante le sue parole , Silvia non avvertiva del reale dispiacere nella sua voce?

"Andiamo allora, nonostante tu sia vestita davvero male, hai la fortuna di essere bellissima e qualsiasi cosa ti dona davvero, anche un sacco di juta." Disse Filippo con l'intento di farle un complimento, che poi non si rivelò tale.

Silvia aveva capito che quella uscita era uno sbaglio. La serata era proseguita molto noiosa, almeno per lei, che di conoscere tutte le proprietà, i pregi di Filippo, non ne aveva voglia, ma fortunatamente le undici erano vicine.

"Ho notato una cosa importante da un po' di tempo." Ammise Filippo mentre la riaccompagnava a casa.

"Cioè?"

"Oltre ad essere bellissima e con ottimi voti, possiedi una fortuna smisurata."

"Come tutti, penso." Minimizzò Silvia, notando con piacere, come fossero già giunti davanti casa.

"No, no come tutti, direi quasi che tu sia la dea della fortuna. Stasera sono accaduti tanti eventi piacevoli e inaspettati, che non ho affatto pianificato per la serata. Certo avevo prenotato al ristorante, ma per paura che tu rifiutassi di andare lì, avevo dimenticato di specificare il tavolo e guarda caso loro ci hanno dato proprio quello sul tetto, che per averlo bisogna chiamare almeno tre mesi prima, o quando hai ritrovato l'orecchino di diamanti di quella signora e per ringraziare ha voluto offrirci a tutti i costi la bottiglia di Dom Perignon."

"Che a proposito hai bevuto tutto da solo, meno male che reggi l'alcool, altrimenti avrei preso un taxi al ritorno."

"Sei molto severa, lasciati andare, lasciati andare a me." Mentre diceva queste parole cariche di desiderio, allungò una mano verso il viso della ragazza, accarezzandola e spostando poi le dita a tracciare il profilo delle labbra di Silvia, che dapprima immobile, si alzò di scatto.

"Grazie per la serata Filippo, ci vediamo domani a scuola." Svicolò Silvia, chiudendo la portiera dell'auto e dirigendosi verso la porta di casa.

"Grazie per la serata? Ti ringrazio io, per la serata, anzi nottata che ora passeremo insieme." Sussurrò lascivo Filippo, che dopo aver anche lui abbandonato l'auto, l'aveva raggiunta alle sue spalle a grandi falcate.

Silvia intanto aveva già aperto la porta di casa e Filippo afferrandola sotto il seno con le sue braccia la spinse dentro, chiudendo poi a chiave e nascondendole all'interno delle tasche dei suoi pantaloni.

"Sei impazzito? Ma cosa vuoi da me?" Esclamò agitata Silvia.

"Tutto, voglio tutto."

Quello che seguì queste parole, fu per Silvia un evento che sconvolse profondamente la sua vita e Filippo come sempre ottenne quello che voleva.

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Era una calda alba di una giornata primaverile, che prometteva temperature elevate; ma non era il caldo a levare il fiato a Silvia.

"Torna accanto a me, mi sento solo." Filippo disteso nel letto matrimoniale ammirava la ragazza, ormai donna, che vicino alla finestra, a causa del bagliore del sole e del colore della sua chioma, appariva davvero d'oro.

"Perché? Hai tante donne che ti desiderano, perché hai deciso di violentare me?" Pianse disperata Silvia.

"Non lo dire mai più, stupida. Hai goduto, mi vuoi così come io voglio te. Adesso però non mi basta, ne voglio ancora." Così con un movimento da predatore, Filippo spinse sotto di sè la ragazza sul letto, pronto per ricominciare. La spogliò impulsivo, tentando nel contempo di arrestare i suoi tentativi di divincolarsi.

"Smettila o giuro che farò tutto ciò che il potere dei miei genitori permette per annientare la tua famiglia, quindi zitta e godi." Ordinò nel suo orecchio mordendone poi il lobo. I morsi di Filippo si estesero al resto del corpo lasciandole dei segni di inequivocabile appartenenza.

Τύχη: quando la fortuna non basta.Where stories live. Discover now