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Non so quanto tempo sia passato dal nostro arrivo su Minerva e ciò che ritengo più frustrante è che non riesco a capire quale sia l'effettivo scorrimento del tempo sul pianeta e come possa rapportarlo ai fusi orari che conosco.

Ho ignorato il più possibile Brunnos, le uniche parole che ci siamo scambiati sono state riguardo alla missione, niente di più, niente di meno: come avrebbe dovuto essere fin dalla partenza... no, come avrebbe dovuto essere sempre stato... Eppure ora che siamo atterrati per la notte, sento gli occhi di Erix fissi su di me, non ho il coraggio di guardarlo; sto fissando il piatto con quella che dovrebbe essere la mia cena sperando che qualcuno rompa questa tensione che sento sulla pelle.

Axel e gli altri due stanno parlando, fanno teorie, ma non li sto ascoltando. Non so nemmeno a cosa sto pensando: alla guerra? Allo scontro verbale con Brunnos? Ad Aesta, nelle mani dell'Orlan da troppo tempo?

Mi sembra solo che per quanto cerchi di cambiare ogni tanto ricado nelle stesse trappole: ho sempre cercato di tenere le mie paure lontane dagli occhi degli altri, soffocandole spesso contro un cuscino e ora mi sembra che tutto stia diventando polvere tra le mie mani.

Faccio dei cerchi nella sbobba – qualunque cosa abbiano cucinato, non voglio sapere né come né cosa sia – ma non ho fame, non riesco nemmeno a immaginare di portare alla bocca un cucchiaio ripieno di quella roba. Appoggio in terra il piatto, guardando davanti a me.

«C'è qualche problema?» mi chiede Axel voltandosi appena.

«No, forse sì. Non ne ho idea» farfuglio, afferrando il tablet, mollato solo per la cena. Apro con le dita che tremano il file, ricontrollo tutti i segni, maledicendo per l'ennesima volta il fatto di scrivere in modo disordinato.

Axel e Brunnos si scambiano un'occhiata confusa perché l'unica cosa che li accomuna è il non capire niente dei miei discorsi, per il resto sarebbero pronti a farsi fuori a vicenda.

«Che succede?» fanno in coro.

«È tutto sbagliato, tutto».

Brunnos mi strappa il tablet di mano. «Parla comprensibile».

Sospiro. «Dobbiamo trovare Aesta prima che succeda un guaio».

«Non mi sembra che sia tutto rose e fiori per ora. Abbiamo comunque una velocità troppo bassa per sperare di raggiungere la Pegasus prima che arrivi al cuore, anzi, sicuramente c'è già» dice Axel.

«Ma non è questo il punto: ho controllato i dati registrati dalla Titania e c'è un problema riguardo alle tempeste che diventano più irregolari e più forti con il passare del tempo. Minerva sta arrivando al limite».

«In ogni caso, non possiamo continuare così». Axel si alza, lo fissiamo tutti e quattro.

«Che vuoi dire, Darinell?» chiede Brunnos.

«Uno, pensatela come volete, ma qui siamo quasi allo sbaraglio. E io ancora non ho capito chi è che comanda... non sono pagato abbastanza per obbedire a due, di cui uno della fazione opposta».

Brunnos sospira. «Teoricamente saresti qui come prigioniero, quindi non dovresti vedere il becco di un quattrino».

«Prigioniero di chi? Di uno che non riesce a rimanere a capo della flotta se si allontana di qualche Fan?»

Si guardano in cagnesco: Axel è il primo a voler far baruffa, ma con Aesta è un conto, con Brunnos un altro visto che lui non si farebbe troppi problemi a far fuori il pilota della Starfall.

Lancio un sassolino in testa ad Axel. «Rimarrete voi due a fare il turno di guardia, vediamo se riuscite a imparare ad andare d'accordo». Mi guardano male entrambi, pazienza, ma credo che la convivenza civile sia la cosa migliore per toglierci da questo guaio.

Ai confini del vuoto 1 - Progetto MinervaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora