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Partiamo con il sole, è veramente questione di attimi prima che la battaglia cominci.

«Fa' attenzione» mi dice Erix stringendomi una mano.

«Scriveremo qui l'epilogo, insieme. L'abbiamo iniziata insieme questa storia, la finiremo insieme».

«Hai quel solito sguardo deciso...» Gli lascio la mano, voltandomi verso la Starfall.

Reesha mi abbraccia, mi stringe a sé. La sento tremare appena. «Isbel avrebbe davvero voluto vederti così, so che lei non c'è più, ma sappi che sono davvero felice a saperti al comando. Non posso chiederti niente sul destino di mia nipote, accetterò le tue decisioni, qualunque esse siano. Buona fortuna, Vivi».

Sono già tutti a bordo, anche sulle altre navi.

Manco solo io.

È strano questo silenzio. Quasi inquietante. Eppure, il piazzale è pieno di gente su entrambi i lati: nessuno parla e anche il vento che negli ol scorsi ha portato un po' di sollievo sembra essersi acquietato, lasciando nuovamente posto all'afa.

Si sente il rullo dei tamburi in lontananza, accompagnano la nostra partenza, il nostro avvicinarsi alla morte.

«Devo andare» mormoro, rivolta più a me stessa che a lui. Non mi volto indietro nemmeno una volta, non voglio vedere il suo ultimo sguardo, non voglio che quello sia l'ultimo ricordo.

Nessuno ride, nessuno scherza a bordo: non sembra nemmeno l'equipaggio della Starfall.

«Partiamo».

Axel fa un cenno con la testa, sistemandosi l'auricolare. «Nave 5930 pronta al decollo».

Spinge i soliti pulsanti, è l'unico rumore che si sente. Mi si stringe lo stomaco, non ho idea di cosa possa succedere, stringo i pugni, l'unico modo per saperlo è partire, restare qui ci farà rimanere nel limbo dell'incertezza.

L'interfono gracchia i soliti messaggi. Decollo consentito.

L'equipaggio si scambia le solite informazioni. Coordinate inserite. Sistema pronto per il salto a velocità luce. Caricamento armi in corso.

«A tutte le astronavi, arriveremo tra venti secondi sull'obbiettivo. State ai posti di attacco e non abbandonate le posizioni se non in caso di estremo pericolo». Sposto la leva in modo da comunicare solo all'interno della Starfall.

«Preparate Minerva, ma continuate a tenere d'occhio il codice: spero sia stato un malfunzionamento momentaneo del sistema. Non avendone la certezza, evitate – se non in caso di eccezionale pericolo – di portarlo al massimo: potremmo sovraccaricare i sistemi dei campi magnetici».

Non ho un discorso da fare, non so cosa dire: sono stati i capi politici a parlare, loro che la battaglia la vedono solo da lontano, che non sanno cosa significa veramente avere la paura di finire con la nave in mille pezzi, nel freddo dello spazio. Le solite frasi di circostanza, il solito augurare di tornare a casa, venerare l'egoismo di chi mette davvero mano alla guerra, di chi rischia la vita su questi giganti di lamiere.

Axel tiene gli occhi fissi davanti e la mano sulla leve che spinge in avanti non appena gli do l'ordine e, in un attimo, siamo davanti alle navi dell'Andromeda, già schierate, è ovvio che ci stessero aspettando. Bagliori rossi intermittenti indicano che stanno caricando i cannoni. Volevano davvero che noi arrivassimo davanti a loro, ci hanno lasciato intercettare la loro posizione per portarci in un campo di battaglia scelto appositamente. Dietro le navi, il radar segnala che sono presenti degli asteroidi – potrebbero essere pericolosi per le nostre manovre, così come potrebbero nascondere altre astronavi. È proprio quest'ultima cosa quella che avviene per prima.

Ai confini del vuoto 1 - Progetto MinervaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora