Capitolo 31.

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Umberto's pov 

Sono rimasto abbastanza stranito quando ho ricevuto una telefonata da parte di Grace, la quale mi spiegava preoccupata che l'ha contatta un Nicolò abbastanza ubriaco.

Per fortuna so dove doveva andare stanotte, perciò posso andare a recuperarlo.

Bere così, andare con tutte le ragazze che vuole, fare lo stronzo con chi cerca di amarlo, non gli porterà nulla di buono. Lui ha messo su questa facciata. Sta vivendo una vita che non gli appartiene, una vita che può sembrare meravigliosa, ma è solo vuota.

Parcheggio la macchina davanti al locale e scendo immediatamente. Non ci metto molto a trovarlo, visto che è davanti all'entrata, che si fuma un blunt tranquillamente.

-Nicolò- lo richiamo, e lui si gira verso di me, sussultando.

-Umbii- viene verso di me, barcollando - che ci fai qua?-.

Butta il Blunt, ormai finito, a terra e mi guarda sorridendo. È completamente andato. Tra l'alcool e l'erba non gli è rimasto un filo di lucidità.

- Sono venuto a recuperarti- gli spiego annoiato, cercando di tenerlo in piedi - andiamo?-.

-Oh, Grace l'eroina ti ha chiamatoo- scoppia a ridere -quanto è noiosa, sempre a preoccuparsi e bla bla bla-.

Continua a ridere senza sosta e io lo scorto fino alla mia macchina, con fatica, visto che non collabora granché, poi lo faccio accomodare davanti.

Mi siedo al posto del guidatore e metto in moto la mia macchina, la sua  verremo a recuperarla domani, quando sarà tornato in sé.

-Umbertino- gli rivolgo uno sguardo veloce e poi torno a guardare la strada - non trovi che palla al piede sia stra figa?-.

Chi? Inarco un sopracciglio, confuso, e gli rivolgo un veloce sguardo interrogatorio.

-Grace- spiega - lei è palla al piede, perché sta sempre in mezzo. Quanto vorrei che accettasse di venire a letto con me-.

-Nicolò, riprenditi- sbuffo - è la cugina di Arturo-.

So che Grace potrebbe aiutare Nicolò, ma non voglio mica che la faccia soffrire, altrimenti Arturo stavolta ci fa fuori entrambi, nonostante siamo fratelli.

-Purtoppo- ride -altrimenti sarebbe già stata mia.-.

Continua a ridere come se stesse guardando uno spettacolo di cabaret, poi improvvisamente smette.

-Che hai, mo?- gli chiedo stranito - Non dirmi che devi vomitare. Ti uccido se mi vomiti nella Ferrari-.

- Ma no- sospira -voglio andare da Grace-.

Sgrano gli occhi davanti alle sue parole e, per un attimo, mi sembra di sentire il suo tono perso e non malizioso.

- Che significa che vuoi andare da Grace?- chiedo cauto, sperando non mi risponda solo che vuole andarci a letto, per l'ennesima volta.

-Ho voglia di baciarla- ammette - perché? Dannazione a lei-.

-Perché la trovi interessante e potrebbe essere colei che ti fa tornare ad amare- spiego, nonostante sia convinto che domani non si ricorderà nulla di tutto ciò.

-Amare mai più- ride - hai visto Katherine? Era bella quanto stronza. Non voglio amare mai più-.

Annuisco senza rispondere, rendendomi sempre più conto che è completamente ubriaco. Da sobrio non osa più nominarla Katherine, mentre ora l'ha fatto.

-Quindi mi accompagni, Umbi?- chiede con voce cantilenante.

-Dove?- lo guardo per qualche secondo e lo vedo sorridere.

-Da Grace- ride - devo parlarle. Voglio che stia fuori dalla mia vita-.

- Non mi sembra il caso, ora- rispondo - sei ubriaco ed è notte tarda. Domani glielo dirai-.

- No.- sembra un bambino dispettoso, con il broncio -O mi accompagni o ti vomito la tua amata macchina-.

Gli lancio un'occhiata malefica e butto fuori l'aria, con rabbia.

Credo ne sarebbe davvero capace, e io non voglio assolutamente faccia una cosa del genere.

In fin dei conti, credo che Grace sia ancora sveglia, visto che mi ha chiesto di farle sapere come stava Nicolò, appena lo trovavo... Non è un dramma se facciamo un salto a casa sua, magari farà anche bene a Nico.

-Ok- sospiro arreso -solo perché ci tengo troppo alla macchina-.

Lui scoppia a ridere e io spero vivamente che questa sia la cosa giusta.

Spezzacuori || Tony Effe Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora