ABBIAMO VINTO!

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Non l'abbia a male Nicola Zingaretti, l'attuale presidente della Regione Lazio.
Lo prendo ad esempio, ma non è il primo e non sarà l'ultimo, purtroppo, a pronunciare l'ennesimo trionfante commento alle elezioni di turno.

- Abbiamo vinto!

Per me è una frase insopportabile che denota come la politica non è mai intesa come valore e servizio, ma come raggiungimento del potere.

Giuro che non mi piace parlare facendo citazioni di personaggi famosi per dar forza al proprio discorso.
Ma in questo capitolo non potrò farne a meno.

Cari miei bisbisibisbisbisbiseredi del futuro, cercherò di spiegarvi cos'è la politica.

Bisogna, però, partire da cosa dovrebbe essere.

Ce lo spiega un filosofo greco antico di nome Platone, il quale sosteneva che il vero uomo di governo opera per il bene collettivo, non per mirare al proprio utile ma a quello del cittadino.

Non sono pienamente convinto che questo principio sia stato sempre stato rispettato in Italia.

Né quando, per i quarant'anni che vanno dal dopoguerra fino all'inizio degli anni ottanta, nella Prima Repubblica ha governato un solo partito politico.

Né quando, nella cosiddetta Seconda Repubblica, il presidente del consiglio è stato per ben quattro volte un signore che è lui stesso un partito.

Il mio primo interesse per il mondo della politica avviene da ragazzino durante i 55 terribili giorni del caso Moro.

Una generazione intera rimase esterrefatta da questo evento, ma solo dopo lo capi', in tutta la sua complessità, crescendo.

Lo stesso avvenne a me

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Lo stesso avvenne a me.

Il primo libro che lessi su quel tragico evento fu questo scritto da Giorgio Bocca.
Ne seguirono tantissimi e anche adesso ne sono inevitabilmente attratto.

Ma mentre all'inizio mi concentravo sull'attentato, sulle motivazioni dei brigatisti, sulle vane ricerche del prigioniero, sulle lettere del condannato a morte e sui misteri irrisolti che avvolgevano il tutto, da adulto ho cominciato a concentrarmi sulla figura di questo povero uomo.

Ecco, appunto, un uomo prima che un politico.

Un anno prima del sequestro scriveva sul quotidiano Il Giorno un editoriale intitolato "Agire uniti nella diversità": "L'­esperienza politica come­ esigenza di realizza­re la giustizia nell'ordine sociale, di su­perare la tentazione ­del particolare per a­ttingere valori universali, è coinvolta nello sforzo di­ fare, mediante il con­senso e la legge, l'u­omo più uomo e la soc­ietà più giusta.
Possiamo tutti insi­eme, dobbiamo tutti s­perare, provare, soff­rire, creare, per ren­dere reale, al limite­ delle possibilità, s­ul piano personale, c­ome su quello sociale­, due piani appunto che si collegano ed influenzano profondamente, un destino irrinunciabile che segna il­ riscatto dalla mesch­inità e dall'egoismo.­
In questo muovere tu­tti verso una vita pi­ù alta, c'è naturalmente spazio per la div­ersità, il contrasto,­ perfino la tensione.
Non è importante ch­e pensiamo le stesse ­cose; è­ invece straordinariamente importante che tutti abbiano il proprio lib­ero respiro, tutti col­legati l'uno all'altr­o nella comune accett­azione di essenziali ­ragioni di libertà, d­i rispetto e di dialogo".

 Non è importante ch­e pensiamo le stesse ­cose; è­ invece straordinariamente importante che tutti abbiano il proprio lib­ero respiro, tutti col­legati l'uno all'altr­o nella comune accett­azione di essenziali ­ragioni di libertà, d­i rispetto e d...

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Le sue convinzioni non fecero breccia né negli animi di coloro che lo uccisero, né in quelli di coloro che dovevano far di tutto per liberarlo.

Ma non rimasero in quel bagagliaio della Renault rossa, non morirono con lui, perché a distanza di quarant'anni ancora si parla della sua lungimiranza politica dell'epoca e del suo valore attuale seppur in un contesto sociale che è notevolmente mutato.

Di certo parliamo di un uomo che si diceva profondamente cristiano e che, sicuramente, apprezzava la nobile frase che si attribuisce a San Francesco d'Assisi: "Donandosi si riceve, dimenticando se stessi ci si ritrova."

A parlare era un santo che aveva abbandonato tutti suoi averi per dedicarsi al prossimo.

I nostri politicanti pare l'abbiano preso alla lettera, o quasi: per loro, la persona da aiutare è sempre il prossimo.

Nel senso del successivo, mai quello che hanno davanti.

Il discorso sulla santità l'hanno bene appreso: fare del bene!
Quello che non hanno mai compreso è che tale principio dovrebbe essere declinato al plurale: il bene verso gli altri!

Non certo al singolare: il bene verso se stessi...

Anche all'estero, però, non è che si stia meglio sotto il profilo dell'etica in politica.

Da Lincoln a Trump

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Da Lincoln a Trump.

Considerate che gli americani sono passati dalle affermazioni profonde di un presidente che, per sostenere lo sbracciarsi ora e operare senza tentennamenti, sosteneva che il futuro arriva un giorno alla volta, a quelle farneticanti dell'altro che, per evitare l'uso degenerato delle armi da parte dei giovani a scuola, dice di armare gli insegnanti.

Da Abraham Lincoln che lottò per abolire la schiavitù della gente di colore, un secolo prima delle battaglie di Martin Luther King contro il razzismo, riuscendo a mantenere uniti gli stati federati nonostante una sanguinosa guerra di secessione, ad uno come Donald Trump che costruisce muri per dividere le nazioni, settant'anni dopo la fine del secondo conflitto mondiale, provocando enormi divisioni fra gli stati dell'unione.

Parliamo, tra i due presidenti, di un arco temporale di 160 anni, ma in base alle loro idee politiche, quello del 1860 sembra essere il meno pettinato dei due.

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NOSTALGIA CANAGLIA Chiacchierata impossibile con i pronipoti dei miei figliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora