Nuovi mestieri crescono.
Con il progresso tecnologico che ci spinge alle spalle, il nostro attrito con le scarpe sull'asfalto per resistervi non basta a renderlo più umano.
E così un giorno chi sta tutto il giorno a smanettare sul proprio smartphone avrà bisogno di un "accompagna cellularisti", ancor più utile di un cane guida per chi non può vedere.
Forse l'umanità deve aspettarsi, oltre questo divertente paradosso, anche qualcosa di peggio?
L'immaginaria chiacchierata con figli dei figli dei figli dei miei figli è terminata.
In realtà (lo avevo preannunciato nella presentazione dell'opera) la chiacchierata era un trucco meschino per parlare con me stesso di quel passato del quale si ha nostalgia.
Non è un sentimento negativo la nostalgia: è un ricordo piacevole di ciò che hai vissuto con ardore.
Mi piace.Si distingue dalla malinconia, che invece ricorda eventi passati con un velo di tristezza inconsolabile.
Non mi piace.Questa pagina non è per i virtuali bisbisbisbisbisnipoti del futuro, ma la inserisco per ringraziare chi ha letto e commentato l'opera, invece, tra le persone del presente.
Che pagina sarà questa?
Direi una sorta di scantinato in cui mettere in modo disordinato gli ultimi voli di nostalgia per i quali non ho trovato posto adeguato nei capitoli precedenti.Vi lascio, infine, la chiave per entrarvi, se lo vorrete, per farmi sapere quali sono i vostri ricordi piacevolmente nostalgici da segnalarmi.
Per quanto mi riguarda comincerei dalla poliedricità di un viso inimitabile.
Totò!
Protagonista di una generazione a me precedente, ma compagnia di mille pomeriggi da ragazzino in cui ho imparato a memoria i suoi tanti film.Il personaggio di Antonio De Curtis non era semplice e banale: era contemporaneamente comico e drammatico, sfruttato e sfruttatore, figlio dei suoi tempi e anticipatore di quelli futuri.
La sua comicità viveva su tanti ambiti.
Quello dell'espressione visiva e gestuale, con un corpo da burattino e una faccia smontabile.
Quello della parola, ammiccante ed equivoca, onomatopeica e prolissa.
Quello della genialità, con le improvvisazioni avulse dalla sceneggiatura e la complicità con i grandi colleghi di turno.
Da lui hanno rubato tanti comici dei tempi successivi, ognuno in base ad uno di questi suoi ambiti.
Tra questi, da adulto, un suo quasi conterraneo in particolare mi conquistò.Quasi conterraneo, perché Massimo Troisi ci teneva a ricordare che era di San Giorgio a Cremano: lì, i suoi amici veri, lo avevano aiutato quando ancora non era "Massimo Troisi," ma solamente un giovane cabarettista che faceva già ridere gli altri pur avendo poco da ridere egli stesso, in quanto proprietario di un cuore un pò in disordine.
Proprio quel cuore biricchino che fregò lui e il suo amico Pino Daniele (il mio principale punto di riferimento musicale, come ho già detto altrove).
Lo so.
La mia foto fatta al cimitero in cui riposa non è il massimo dell'allegria, ma l'ho messa perché ha un'accezione positiva ricordandomi la tappa che feci lì durante un viaggio in terra campana.Anche i suoi film e le sue gag con La Smorfia sono tappe fondamentali per chi vuole intraprendere la carriera di comico.
Da questi nostalgici motivi legati a momenti in cui si stava dentro casa, ad altri vissuti fuori dalle quattro mura.
Quel motorino 50 della Fantic Motor chiamato Issimo lo ricordo con piacere e libertà.
Mi sembrò la (g)ratificazione della mia crescita.
Quante scorazzate in giro con gli amici del quartiere: persino le tantissime cadute ricordo con piacere.
Una dentro i binari del porto in cui entrai e dai quali ne uscii fuori con un paio di capitomboli che mi portarono quasi a farmi un bagno; un'altra in campagna, addirittura tamponato dalla motorino di mio fratello.
Quante occasioni per chiedere informazioni per strada e magari fare amicizia, alla faccia di Facebook e dei moderni navigatori che saranno pure utili ma boicottano le occasioni di contatto umano.
Con l'opportunità delle relazioni umane, solo quella con l'aria aperta può competere adeguatamente.
In questo caso i ricordi sarebbero miliardi e miliardi, ma io voglio enuclearne solo uno da bambino.
Li chiamano "forasacchi": sono spighette che si trovano nelle aree verdi.Quanto era poetico unire indice e pollice e porli alla base di quest'erba per poi tirar su la mano e catturare più proiettili possibili da tirare agli altri bambini?
E che soddisfazione vedere la spalla della loro maglietta piena piena di queste spighette.
Si tratta di una nostalgia per le attività ludiche che tenevano fuori di casa, lontano dal ripiegamento su se stessi e la tecnologia imperante di oggi, tutti i bambini di un tempo.
Il mio viaggio nella nostalgia termina qui.
Se avrete voglia "nostalgicate" un po' voi su qualcosa che ho sicuramente dimenticato e che per voi era importante.Seguirà solamente una pagina che ho aggiunto in extremis, per dedicare quest'opera ad una persona.
Grazie per aver letto i viaggi nella nostalgia di questo indisciplinato ex bambino...
...l'unico senza fiocco e colletto bianco, quasi a voler uscir fuori dal gruppo per dir la mia anche col linguaggio del corpo.
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NOSTALGIA CANAGLIA Chiacchierata impossibile con i pronipoti dei miei figli
Non-FictionNon è un testo umoristico. Non è uno scritto totalmente serio. La descrizione dell'opera è tutta nel sottotitolo: è una chiacchierata che non potrà mai avvenire nel futuro con figli dei figli dei figli dei miei figli. Lo scopo? Un trucco meschino pe...