"Ma perché urli? Hai intenzione di svegliare tutto il fottuto vicinato?" Sbraitai camminandogli dietro mentre arrivava in salotto.
"Ti ho lasciato ventidue messaggi, dieci in segreteria e chiamato diciassette volte Kimberly" mi mostrò il telefono, sembrava incazzato nero e la cosa non mi piaceva per niente, quasi mi spaventava, ma mi feci coraggio e mi avvicinai a lui alzando la voce anche se non ce n'era bisogno.
"Non mi urlare in faccia e non alterarti è inutile, non mi andava di risponderti, okay?" mi giustificai.
"Cosa significa che non ti andava? Ti sembra normale sparire per tutto il pomeriggio? Sei una stronza, mi hai fatto preoccupare!"
"Beh perché non sei venuto prima a casa ma ti sei fatto vedere solo adesso?" ero sull'orlo di una crisi di pianto, gli occhi mi punzecchiavano.
Odiavo litigare con lui e odiavo vederlo così arrabbiato con me, James è sempre stato l'unico amico vero che ho avuto in tutta la vita.
Ho sempre odiato che mi nascondesse le cose perché ci raccontavamo sempre tutto, lo consideravo coma una parte di me.
"Sono stato occupato a telefono" disse solamente calmandosi.
Ormai le lacrime scendevano e detestavo piangere per scemenze.
Detestavo che lui mi vedesse come una persona debole, non lo sono mai stata e mai lo sarò.
"Però, ti prego, non piangere" mi afferrò il visto tra le mani togliendo con i pollici le lacrime sulle guance.
"Eri preoccupato giusto?" gli staccai le mani dal mio viso con forza. "E allora non stavi tutta la serata al quel cazzo di telefono e venivi a vedere come fottutamente stavo!" mi allontanai "Invece no, hai preferito smantellare con quel cazzo di telefono, quindi sai, non credo che tu fossi preoccupato sul serio per me" ormai la rabbia parlava al posto mio.
"Non puoi dire sul serio così" mi fece no col dito.
"Perché non mi racconti più nulla?" una, due, tre lacrime...Mi sentivo una bambina e odiavo quella sensazione.
Ho sempre pianto poco, mamma mi ripeteva sempre che a differenza di tutti gli altri bambini io cercavo sempre di mostrarmi forte.
Nemmeno quando mi sbucciavo un ginocchio o quando facevo un incubo, non piangevo alla festa del papà, quando fuori scuola i bambini correvano verso il loro supereroe preferito per potergli portare il lavoretto."Sei proprio come tuo padre" mi ripeteva mentre, seduta sul bordo del letto, mi passava una mano tra i capelli bagnati di sudore.
Non sapevo se lo dicesse perché mi faceva piacere oppure perché era davvero così, ma quando me lo diceva, mentre a stento riuscivo a respirare a causa dei brutti sogni mi calmavo.
Però arriva sempre un momento in cui troppi pensieri e troppe responsabilità insieme iniziano a pesare, e senti solo il bisogno di piangere.
E questo, era uno di quei momenti."Okay, mi dispiace, solo che mio zio ha un problema di lavoro e lo sto aiutando" mi abbracciò.
Dopo un po' che mi dimenai, mi arresi, perché adoravo abbracciarlo, era l'unico a cui lo permettevo.
Mi faceva così tanto bene...
"Potevi dirmelo prima" dissi sinceramente delusa.
Pensavo che fosse qualcosa di più importante.
"Non voglio farti preoccupare".
"Non mi sarei preoccupata, anzi, non l'avrei fatto" misi il broncio mentre mi guardava sorridendo.
Proprio non ce la facevo ad essere incazzata con lui.
"James" mi staccai dall'abbraccio.
"Dimmi"
"Ho paura... Ho paura che quei due possano tornare a farti del male ed io in quel momento non ci sarò, e non ci sarà neanche quel signore misterioso che ti ha aiutato, e quindi tu..."
"Kim, non tornerà nessuno, te lo prometto."
"Ma io ho il timore che..."
"Kim" mi ammonì.
"Va bene non ne parlerò più" e feci finta di cucirmi la bocca.
Restò da me e guardammo diversi film, fin quando non mi addormentai sulla sua spalla aspirando il suo profumo che sapeva tanto di casa.Mi svegliai improvvisamente, ero nel mio letto, con ancora i vestiti della giornata.
Guardai l'orologio sul comodino vicino il letto, erano le quattro di notte.
Mi diressi verso il bagno per lavarmi la faccia imbrattata ancora di mascara e matita, feci una crocchia disordinata e mi misi il pigiama.
Andai poi in cucina a prendere un bicchiere d'acqua dopo aver controllato in camera di mamma se lei e Jeremy fossero tornati.
Guardai fuori dalla finestra della cucina, che dava sul giardino.
L'erba era così scura che quasi era impossibile vederla.
Mi venne voglia di uscire fuori a piedi nudi, non avevo sonno; mi sdraiai a terra.
Guardai il cielo con poche stelle e pensai a mio padre.
Se ci sarò una stella che brillerà più delle altre, vuol dire che anche lui mi sta pensando.
Questo era uno dei tanti giochini che facevamo io e James quando arrivavano le vacanze estive e non ci vedevamo per un po'...
La vidi una stella molto luminosa, adesso non so se fu una mia illusione o davvero brillò di più delle altre, ma illusione o no, mi fece piacere.Continuai a pensare a papà.
Dove sarà adesso? Avrà un'altra famiglia? Sarà felice senza me? O meglio, si ricorda ancora di me?
Restai in quella posizione per lungo tempo.Mi sentivo così sola, oltre a James non avevo nessuno.
Certo, ho conosciuto una ragazza carina oggi, ma non sono mai stata brava a mantenere un'amicizia.
Mi ha abbandonata mio padre, figuriamoci gli altri...
Ho troppi difetti, anzi, quasi e solo difetti, infatti mi chiedo come mai Jam, non mi abbia ancora mandata a fanculo...
Dopo quasi un'ora decisi di bagnare un po' i piedi, così mi spostai sul bordo della piscina e li misi nell'acqua, era fredda.
Anche se erano gli inizi di aprile, quella sera faceva abbastanza caldo così una volta che li immersi provai piacere.
Iniziai a canticchiare qualcosa poi vidi un'ombra.Non crederete che dopo aver chiarito con il suo amico, la vita di Kim, ritornerà come prima...? Vi state sbagliando di grosso belli miei, questo è solo l'inizio, e Kimberly ha visto troppe cose...
Ma cosa in particolare..? Beh, è ancora presto per dirvelo.
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MARIGOLD
ActionNulla è come sembra, e Kimberly lo sa, lo sa bene... Vi ritroverete con lei, catapultati a vivere una vita apparentemente normale per poi essere travolti dopo l'arrivo di lui... Lui non passa inosservato, certo che no. Quando i loro occhi si incroc...