La mamma è sempre la mamma

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Percorsi una strada interminabile, costeggiando un muro pieno di graffiti artistici e scritte volgari.

Entrai in una cabina telefonica e digitai quel solito numero, che dall'asilo ripetevo a memoria come una filastrocca.

Mi alzavo sulle punte, guardavo a destra e sinistra.

Dovevo essere più che certa che nessuno mi stesse seguendo; tenendo sotto controllo; fotografando e un'altra miriade di altre cose che equivalevano all'arresto.

Mentre il telefono squillava mi chiesi se quello che stavo per fare stava davvero tutelando mia madre, una donna ormai anziana, buona come il pane.

Dopo tre squilli rispose.

"Si?"

Sentire la sua voce, il tono.

Si sentiva che era stremata, che era stanca della vita.

Mi si formò un nodo in gola, e pensai che in quell'istante, in quella stupida cabina, un cappio sarebbe stato meno doloroso.

"Mamma...?"

"Oh piccola mia. Come stai tesoro? Che cosa succede?"

E' impossibile che non abbia saputo della mia ultima bravata.

E' impossibile. La mia faccia è ovunque e sembra che negli ultimi due mesi la telecronaca non abbia di meglio di che parlare se non io.

Devo chiedergli quello che sa.

"Hai visto i notiziari? Ciò che dicono di me?"

"Si certo che gli ho visti"

Sentii un dolore al petto talmente forte, che mi sentii svenire.

Devo essere forte, altri quindici secondi soltanto.

"Sai una cosa? Stavo pensando di fare una viaggio. Magari mi imbarco su una nave cinese"

Sentii dal sospiro soffocato che stava sorridendo. Così continuai.

"Magari come cuoca. Dicevi che non so nemmeno fare una tortilla, così imparo, no?

La sua risata di sottofondo mi fece distogliere per un istante dalla mia disastrosa vita.

"Non lo so tesoro, e se mangiano solo cibo cinese?"

Dopo un altro suo sorriso, tutto d'un tratto si fece seria.

"Questo viaggio che significa? Che non ti vedrò mai più?"

Eccolo di nuovo che torno il maledetto nodo.

Cercai di trattenere i singhiozzi.

"Ma dai, non dire sciocchezze! Si che mi vedrai. Ti comprerò un biglietto per venire a trovarmi"

"A trovarti dove?"

Il fatto che nemmeno pretese jna risposta mi fece capire che entrambe la sapevamo.

"Al cimitero?"

Chiusi gli occhi.
Quanto avrei voluto, in quell'istante, tornare indietro di 10 anni per dare delle soddisfazioni a questa madre affettuosa, interessata solo al bene della figlia.

"Sei sola?"

Non giunse risposta.

"Mamma. Sei sola?"

"Si"

"Allora esci. Come se andassi al mercato. Ti trovo io"

E riagganciai bruscamente.

In cuor mio sapevo che a casa sua c'era un'intera squadra di polizia che monitorava la mia voce e cercava di localizzare la cabina da cui la chiamata era partita.

Peccato per loro che sono troppo furba per telefonare con uno stupido cellulare usa e getta, o di stare al telefono per più di un minuto.

Quel giorno, proprio quel giorno, come un agnello che stava per essere macellato, apparse il mio angelo custode che mi salvò.

Il suo aspetto?
Avevo passato settimane intere ad immaginarlo nella mia "casa".
E mi sembrava impossibile che apparisse senza ali, guidando una Seat Ibiza del '92.

La casa di carta - Il romanzoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora