Nessuno aveva mai organizzato un colpo così, né a Londra, né a NY, né a Montecarlo.
Se dovevo finire nuovamente sui giornali e sporcarmi la fedina, tanto valeva farlo per la rapina più grande della storia.
Il Professore, così si faceva chiamare, ci introdusse uno ad uno nella casa.
Era una casa enorme, non ho mai visto così tante stanca in una villa sola.
Abbiamo vissuto per settimane in un paesino dimenticato da Dio, in campagna.
Il posto perfetto per progettare una rapina così grande.
La prima cosa che facemmo fu Lezione.
Avevamo i banchi, le sedie, una lavagna e una cattedra.
Il professore aveva creato una stanza SOLO per l'insegnamento del piano.
Ci fece accomodare nell'aula e scrisse sulla lavagna con un gessetto "benvenuti".
"Vi do un caloroso benvenuto, e vi ringrazio per aver accettato questa offerta di lavoro", disse il Professore sorridendo.
"Vivremo qui. Isolati dal resto del mondo. Per 5 mesi. 5 mesi per studiare il colpo"
Un uomo abbastanza robusto e sulla sessantina nel banco della fila affianco alla mia intervenì dicendo: "Come sarebbe 5 mesi? Ma dico, siamo impazziti?"
Il Professore, senza innervosirsi gli rispose.
"Vedi, la gente normale passa anni a studiare. Per arrivare ad avere uno stipendio, che anche nel migliore dei casi rimarrà uno stipendio di merda. Quindi, cosa sono realmente 5 mesi? Io vivo pensando a questo da moltissimo tempo. Così non dovrò più lavorare, e neanche voi, e neanche i vostri figli".
Diciamo che... li ha zittiti tutti. Il Professore aveva quello che io definivo "carisma".
Un uomo giovane, sulla trentina d'anni, educato, gentile, buono, che riusciva a convincerti a fare tutto.
"Bene. Per il momento non vi conoscete e così deve essere. Le regole sono semplici: nessun nome, né domande personali e naturalmente niente relazioni personali. Voglio che ognuno scelga un nome. Qualcosa di semplice, una cosa come... numeri, pianeti città"
Un ragazzo sulla trentina, che raffigurava lo stereotipo del ragazzo spagnolo intervenì in modo stupido e abbastanza divertente, tanto per fare lo spaccone:
"Una cosa come il signor 17, la signorina 23?"
"Cominciamo male, non ricordo nemmeno il mio numero di telefono" riportò l'uomo anziano di prima.
"Proprio per questo l'ho detto"
Iniziarono a intervenire tante persone contemporaneamente.
"E i pianeti? Io posso essere Marte, lui Urano..." Disse un ragazzo, molto più piccolo di me, con il cappuccio.
"Be puoi scordartelo, io Urano non lo faccio" contrappose il ragazzo spagnolo.
"Che ha che non va?"
"Non fa una bella rima", continuarono il dialogo i due pischelli.
Il Professore, che già prevedeva un litigio fra prepotenti, propose:
"Allora città, città"
"E città sia"
"Bene!". Il Professore si stava già gasando. Si vedeva. Posso immaginare come ci si sente a realizzare il proprio sogno.
Da quella situazione ne sono uscita con il nome di Tokyo.
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La casa di carta - Il romanzo
ActionTratto dall'omonima serie tv Netflix, racconta quella che viene considerata la più grande rapina della storia, commessa all'interno della Zecca nazionale spagnola da otto malviventi. "La casa de papel" racconta il colpo della vita di un gruppo di r...