Il Professore

69 3 6
                                    


"Scusa, hai un minuto?", mi chiese mentre tenendo giù il finestrino impolverato, mi seguiva con l'auto a passo d'uomo, costeggiando il marciapiede della corsia opposta.

Cercai di ragionare abbastanza velocemente. 

Chiaccherare con uno sconosciuto è troppo rischioso. 

Già le madri lo raccomandano a dei bambini innocenti, per una ricercata in fuga è ancora più rischioso. Meglio cercare di ignorarlo.

"No", dissi continuando a camminare velocemente, cercando di togliermelo dai piedi

Sentii il rombo del motore diminuire un secondo e poi riprendere abbastanza velocemente. 

Credetti di averlo davvero convinto ad andarsene, quando mi bisbigliò dal finestrino:

"Cucinare su una nave cinese ha un solo vantaggio" 

Mi sentii addosso una tale adrenalina mista panico, come se fosse uno strato di pelle appena cresciuto.

"Che poi non devi lavare i piatti", continuò.

Con nonchalance salì sull'auto. Come se fosse un conoscente: in silenzio, lentamente.

Mi sedetti sul sedile. Estrassi dal calzino il mio ferro e glielo puntai in pancia.

"Dimmi immediatamente chi sei. Un poliziotto? Un agente?"

Da come si mise in guardia cercando di difendersi, capì subito che non voleva farmi del male fisico. Poteva farmi molto peggio, magari era un investigatore privato, un agente in borghese.

"No no no, ti prego, sto solo cercando di aiutarti"

Decisi di mettergli un po' di pressione addosso e spostai la traiettoria della pistola, dalla pancia ai testicoli, premendo forte.

"Sei un agnello che sta per andare al macello. Le forze dell'ordine ti stanno tenendo d'occhio da sei giorni.

"Come faccio a crederti?"

"Posso?" mi chiede indicando la reflex Canon sui sedili posteriori.

Gli concessi di afferrare la macchina fotografica.

 Vidi mia madre, la donna che dopo qualche minuto credetti di vedere, insieme a dei poliziotti. Dei fottuti poliziotti. Quelli che potrebbe diventare da un secondo all'altro i miei carnefici.

Aveva forze speciali armate sul tetto, e si vedeva lei che veniva interpellata nel bel mezzo delle sue compere, da dei poliziotti, anch'essi armati.

Rimasi shokkata, mi sentivo tradita.

So che lei direbbe che lo fa per il mio bene, ma non capisce che quello non è il mio volere.

Io so cosa voglio nella mia vita, e l'obbiettivo non è di sicuro "stare dietro le sbarre".

Mentre mi incantai a vedere mia mamma che mi stava tradendo, l'uomo al volante della Seat, mi disse:

"Io sono qui per aiutarti"

Troppe persone lo hanno detto nella vita. Sono titubante.

"Voglio... proporti un affare. Una rapina. Una rapina, particolare. Sto cercando gente che.. be.. non abbia molto da perdere. Che ne diresti di duemila quattrocento milioni di euro?"

La casa di carta - Il romanzoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora