La luce filtrava debolmente dai vetri appannati del treno. Centinaia di persone erano ammassate tra i corridoi del mezzo di trasporto e altrettante erano sedute sui sedili azzurri. Yuriko-chan a ogni fermata sperava di veder scendere qualcuno per prendere un po' d'aria, tutta quella gente la opprimeva e gli sguardi che molti uomini le lanciavano la mettevano a disagio, ma puntualmente per quanta gente scendeva ne saliva. I grandi occhi dalla forma a mandorla e di colore viola, date le lenti a contatto che usava quotidianamente, erano in procinto di piangere, era sola e non le piaceva prendere il treno senza nessuna compagnia. Strinse le mani sui pantaloncini viola per scacciare le lacrime e iniziò a strofinare la mano sulle cosce ben tornite, coperte da delle calze bianche con raffigurati dei coniglietti. In seguito avvolse la sua grande valigia con le braccia e poggiò il mento a punta si di essa. Mentre il paesaggio scorreva veloce attraverso il vetro e la città lasciava il posto alla periferia Yuriko si domandava come sarebbe stata la sua nuova vita. Sperava davvero di farsi degli amici e delle amiche, qualcuno con cui mangiare cioccolato e raccontare delle proprie cotte, chissà se avrebbe incontrato il principe azzurro! Nella vecchia scuola non aveva nessuno, le ragazze la evitavano e i maschi la prendevano in giro per il suo seno esageratamente grande e perché era stupita. Quegli stupidi imbecilli si erano meritati di bruciare nell'incendio che aveva colpito misteriosamente la struttura. Il suo sguardo era vuoto mentre ripensava a quegli episodi, il suo viso dalle guance truccate di color pesca si era trasformato in una smorfia di rabbia, un ghigno le si dipinse sulle labbra carnose e una risatina risuonò per il vagone, i passeggeri si voltarono a fissarla spaventati, fu la voce robotica ad avvisare che era giunta a destinazione a farla tornare alla realtà. Ritornando presente a sé stessa si alzò dalla sedia e saltellando si precipitò verso la porta. Purtroppo rimase schiacciata tra la folla, la sua altezza di ben un metro e cinquantotto non le permise di scavalcare e uscire di lì senza fatica. Quando si trovò fuori dalla stazione rimase a vagare per diverse ore senza sapere cosa fare e a chi rivolgersi, ogni volta che tentava di avvicinarsi a qualcuno notava l'espressioni annoiate o di scherno (quest'ultime rivolte soprattutto al suo cappellino con orecchie da gatto) e una morsa le attanagliava lo stomaco. Una vecchietta, dai capelli grigi raccolti in uno chignon basso e con addosso un kimono verde, dalla foggia quasi antica, vedendola spaesata finalmente le si avvicinò.
"Salve, mi chiamo Kyoko Hideki, sono qui da qualche ora ad aspettare mio figlio, ho notato che sei sola e probabilmente non sai dove andare... Ti serve aiuto?"
La ragazza proruppe in un pianto angosciato.
"Sì! Hideaki-sama vi prego aiutatemi! Sto cercando la scuola Ciociosci mi hanno detto che si trova... Si trova" - Yuriko si bloccò, i singhiozzi non le permettevano di parlare normalmente. "È nei pressi di Aokigahara" Disse in fine in un filo di voce, il suo tono era dolce e la voce fina come quella di una bambina.
La donna fece una smorfia,
"Una scuola nei pressi della foresta dei suicidi? Ma è impossibile... Quel luogo porta solo morte e disgrazie, stai alla larga da lì!"-Sbottò preoccupata la donna.
Yuriko le prese le mani tra le sue,
"Vi prego, non ho altro posto in cui andare."
La vecchietta si liberò dalla presa con uno strattone, non voleva indicare la strada a una ragazza così giovane, ma vedendo lo sguardo disperato di Yuriko non poté fare altro che cedere.
"E va bene... Ma ti avverto, non allontanarti mai dal sentiero principale, non parlare con nessuno e non credere a tutto ciò che vedi, gli yokai sono i padroni di quel luogo. Non ci sono mezzi che ti possano accompagnare fin lì, esci dalla stazione e prosegui a piedi per tre kilometri verso est. Ci sono alcune baracche in affitto per i turisti, non fermarti lì, quei posti vengono frequentati da gente malfamata. Da lì in poi troverai svariati cartelli che ti condurranno al sentiero principale. "
Yuriko si inchinò più volte in segno di rispetto, senza mai smettere di ripetere grazie. Dopo aver salutato la donna prese in mano la grande valigia, piuttosto pesante, e si incamminò.
Passò un'altra ora è mezza, la vegetazione intorno a lei iniziava ad essere più rigogliosa. Il sentiero su cui camminava era disseminato da erba e affiancato da alberi secolari. Di tanto in tanto alcuni uccellini le tenevano compagnia con il loro canto, era sudata e stremata. Gli occhi le bruciavano e le gambe stavano per cedere, l'unica soluzione per sfogarsi fu piangere. Cercando di tirarsi su continuò ad arrancare per alcuni metri, poi finalmente il suo viso si illuminò: nel suo campo visivo era entrato il primo cartello che conduceva alla foresta. Battendo le mani per la felicità iniziò a guardarsi intorno alla ricerca di un'indicazione per la scuola. Nulla, niente poteva indicare la retta via. "Che cosa faccio adesso? " Si domandò esasperata. Una voce nella sua testa le rispose. “Continua a camminare stupida, qualcosa troverai e non piangere!”
"mmmh, va bene. Almeno non sono del tutto sola, ci sei tu con me Onna no hito. "- Rispose ad alta voce mentre con una mano iniziava a grattarsi ripetutamente il braccio sinistro, era una specie di tic... Ogni volta che la sua personalità si sdoppiava sentiva un prurito crescente che la portava a sfigurarsi la pelle. In realtà non era sicura di avere due personalità, era sempre lei, era conscia di ciò che faceva e diceva, ma per comodità usava il termine di identità multipla. Onna no hito ovvero lei possedeva un suo carattere, una sua identità. Sorrise e continuò a vagare finché il suo sguardo fu attirato da una macchia fucsia in mezzo la foresta, fuori dal sentiero. Il colore sgargiante l'attirò è senza pensarci si inoltrò tra i grovi e gli alti arbusti di bambù. Lì, tra la distesa di erba si trovava una zolla di terra fiorita, dovevano essere azalee le aveva viste innumerevoli volte nelle riviste di giardinaggio. I fiori dalle tinte colorate le fecero spuntare un gran sorriso. "Sono bellissime!" Esclamò.- "È strano. Yuriko, somigliano alla nostra voglia".- Affermò Onna no hito tramite la bocca della sua metà. Nelle situazioni più critiche era sempre stata lei a proteggerle, erano un'anima, un corpo e provavano odio e amore tra di loro come ogni essere umano prova verso sé stesso. Yuriko ignorò la sua parte razionale e si avvicinò. Non appena notò un movimento tra le piante, di colpo, arretrò spaventata, ma la paura passò non appena vide un batuffolo nero uscire dalle piante e dirigersi su un sentiero poco distante. Yuriko non poté fare a meno di seguirlo, i conigli erano i suoi animali preferiti, così teneri e ingenui. "Vieni qui piccolo!" Disse mentre correva sul sentiero, l'animale non l'ascoltò, continuò a correre fermandosi di tanto in tanto ad aspettare la fanciulla. Solo alla fine del viale scavato nel terreno rimase fermo, finché Yuriko non si avvicinò. Non appena fu davanti la bestiola la ragazza si abbassò per toccarlo, il coniglio aprì la bocca lasciando che una lunga fila di denti aguzzi si mostrasse all'adolescente. Lei urlò spaventata e cadde all'indietro, si ritrovò ad oltrepassare un muro di siepe e finire di schiena contro un prato dall'erbetta incolta. Girò la testa a destra e a sinistra e vide due ragazze fissarla. Una aveva un bellissimo abito gotico, era minuta di statura e con due bellissimi occhi neri da cui scaturiva un'espressione strafottente, l'altra aveva dei tratti quasi occidentali, lunghi e setosi capelli azzurri e una bellissima pelle abbronzata. Yuriko, poi inclinò la testa all'indietro, alle sue spalle si trovava la sagoma imponente di un castello.
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Il Mistero Delle Azalee- Semi Di Discordia
ParanormalAokigahara non è solo la "foresta dei suicidi"; nascosta da occhi indiscreti tra la sua fitta vegetazione sorge un'antica villa di cui pochi conoscono l'esistenza. In questa struttura, chiamata istituto Chochoshi, vivono in un apparente idillio di p...