Capitolo 6

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Non appena Rosanjiin chiuse dietro di sé la porta le tre ragazze rimasero in religioso silenzio. La stanza era ampia; un vistoso la pavimento in marmo bianco, immacolato e privo di sporcizia, spiccava in contrasto con i comò in legno di ciliegio che si trovavano vicino i letti. Il primo giaciglio era posto a sinistra, alla fine di un piccolo corridoio che partiva dalla porta, mentre gli altri due letti erano a destra con le testate contro il muro e sormontati da due finestre che davano sul retro della scuola. Una porta bianca su una parete in legno faceva accedere a un piccolo bagno con un box doccia, un lavandino e uno specchio antiquato.

Yuriko era certa di aver sentito pronunciare il cognome Dupont dalle labbra dal ragazzo androgino. Quegli occhi azzurri, ora che li osservava meglio, somigliavano davvero tanto a quelli del suo caro dottore. Si avvicinò di soppiatto a Tomomi, l'altra intenta a disfare la valigia non si rese conto di essere osservata così da vicino. "Yuriko, se è davvero lei dovremmo imbottirla di pillole come il suo amato paparino faceva con noi." La fanciulla dai capelli rosa iniziò a sventolare la mano davanti il volto per zittire Onna no hito, dopo quel gesto Tomomi si voltò di scatto affernandole un polso e mozzandole il respiro, solo dopo aver preso coscienza Tomomi sorrise e la lasciò andare.

"Scusami cara, ma non avvicinarti così, mi hai spaventata."

"Tuo padre è il dottore Gérard Dupont?" Chiese l'altra d'un fiato.

Tomomi si fece cupa in volto, spostò con una spallata Yuriko e la oltrepassò. Non aveva nessuna voglia di parlare con quella deficente di quella canaglia di suo padre. Ora capiva... quella pazza doveva essere una delle sue pazienti prima che sparisse.

I capelli blu svolazzarono a mezz'aria, fece tre passi in avanti e rimase inerme a osservare Sayuri che, seduta sul letto in ferro battuto, usciva da una grande borsa a tracolla, in pizzo nero, degli oggetti da cucito. Prese due gomitoli, dai quali trasse delle bambole e con altra lana colorata cucì a una dei capelli blu e all'altra rosa; attaccò dei bottoni al posto degli occhi e con nonchalance scese dal giaciglio, percorse la breve distanza che la separava dalle compagne, battendo in modo ritmico e fastidioso i tacchi neri sul pavimento in marmo bianco e diede quella blu a Yuriko e quella rosa la posizionò tra le mani di Tomomi. La prima la girò tra le mani entusiasta mentre la seconda rimase perplessa. La analizzò a lungo finché non si accorse che... le somigliava.

"YURIKO, FERM-" Non fece in tempo a terminare la frase che la bambola simile a lei cadde al suolo e lei si ritrovò con il viso sul pavimento, il giocattolo rappresentante Yuriko volò sul materasso dietro Tomomi e Togashi-chan di conseguenza cadde all'indietro, la bambola cadde anche a lei dalle mani.

"Tomomi-chan! Ti sei fatta male?" Domandò mentre prendeva l'oggetto da terra e Tomomi iniziava a fluttuare al centro della stanza.

"Dannazione, stupida oca! posa quella stramaledetta bambola!"

"Oh, ma tu sai volare!" Yuriko iniziò a battere le mani entusiasta, prima piano poi sempre più forte. Onna no hito prese possesso del corpo e posizionò l'oggetto tra le mani, continuando a sbatterle. Dupont-chan avvertì un dolore acuto alle tempie, come se qualcuno la stesse ripetutamente colpendo. Iniziò a urlare come un'ossessa. Le grida iniziarono a espandersi per i corridoi mentre una seconda voce, intenta a ridere sguaiatamente, si unì a essa. Tomomi volse lo sguardo su Sayuri, la loli aveva la schiena poggiata contro il muro e i piedi penzolavano dal materasso del letto, le vennero i crampi allo stomaco per lo sforzo, la scena era troppo esilarante. Passò un lasso di tempo che alla ragazza sospesa parve infinito fin quando, dopo che Yuriko tornò in sé, Tomomi ricadde al suolo sbattendo il viso.

Dupont-chan si alzò a fatica, un rivolo rosso le usciva dal naso, a passo svelto raggiunse Yuriko e le strappò la bambola dalle mani per poi dirigersi verso Sayuri. La ragazza dalla chioma corvina non si mosse, attese che Tomomi fosse vicino e allungasse la mano intorno al suo collo: l'unica reazione di Sayuri fu riderle in faccia. Tomomi strinse più forte, finché non fece mancare l'aria all'altra.

"Tomomi-chan lasciala! È stata così gentile da regalarci delle bambole, non dovresti comportarti così!" I boccoli rosa iniziarono a saltellare verso le due intente a litigare, approfittando del litigio, sfilò il giocattolo e con la bambola colpì Tomomi che iniziò ad andare avanti e indietro a ritmo del movimento del braccio di Yuriko.

Sayuri rise di gusto, come non aveva mai fatto. Non avrebbe mai immaginato di trovare soggetti così interessanti con cui passare del tempo. La sua allegria si spense nel momento in cui la porta della stanza si aprì; Rosanjiin si trovava sull'uscio, le braccia incrociate al petto e un'espressione severa dipinta sul viso. Sbuffò, dopodiché si avvicinò alle tre adolescenti.

"Ricomponetevi entro cinque minuti e scendete in cortile. Non voglio mai più trovarvi in queste condizioni o i provvedimenti saranno molto più seri di ciò che le vostre fragili e semplici menti possano concepire."

Tomomi infuriata come mai strinse per le braccia Yuriko, voleva prenderla e sbatterla al muro fino a ridurre una poltiglia tumefatta quel viso da bambola.

"Dupont-san, basta così!" Affermò Rosanjiin con un tono che non permetteva repliche.

La francese, con lentezza, lasciò la presa e senza dire una parola attraversò la camera, prese alcuni vestiti piegati a regola d'arte sul letto e raggiunse il bagno infondo la stanza. Dai muri si udì un grido strozzato e rumori vari, da vetri rotti a mobili colpiti. In seguito Tomomi uscì visibilmente più rilassata e con la divisa pulita addosso.

"Scendiamo?" Domandò ridacchiando.

Sayuri non aveva nessuna voglia di presenziare a quella inutile sceneggiata, se Tomomi non vedeva l'ora di mettersi in mostra, a lei interessava solo di individuare nuove vittime. Le persone, in fin dei conti, era tutte uguali, in quindici anni di vita non aveva mai incontrato qualcuno che fosse diverso o meritevole della sua attenzione. Ragazze stupide e frivole, maschi che si preoccupavano solo di primeggiare... che mondo noioso e ripetitivo. Non volle nemmeno indossare la divisa, voleva andare in cortile con la stessa gonna a scacchi di quella mattina. Davanti a lei si parò la figura longilinea del guardiano.

"Signorina Fujima deve cambiarsi, per favore. Riguardo a lei Dupont-san vada a sistemare ciò che ha combinato in bagno. È così infantile da non riuscire a non farsi richiamare per più di cinque minuti?" Era sfinito, in tanti anni non aveva mai dovuto assistere delle persone tanto capricciose, erano abituate a fare completamente di testa loro, ma dentro l'istituto ci voleva disciplina. Lui aveva sempre rispettato le regole e gli spazi altrui e non riusciva a comprendere come non fossero capaci di capire cosa dovevano e cosa non fare. Tuttavia provò un moto di sollievo... era stato tutto così noioso senza loro, finalmente erano tornate.

Il Mistero Delle Azalee- Semi Di DiscordiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora