Capitolo 2 (parte 3)

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Quella mattina Tomomi si era svegliata di ottimo umore. Sua madre era entrata di prima mattina nella sua stanza con un vassoio ricolmo di cibo per la colazione, ovviamente tutto comprato al cafè sotto casa. La donna dai capelli neri, tagliati a caschetto in modo simmetrico e ordinato, poggiò il vassoio sulla scrivania, poi si sistemò sul futon vicino a sua figlia.

"Oh, Grazie kaachan!" Disse con un allegro sorriso stampato in faccia, era sveglia già da qualche minuto.

"Tesoro preparati, altrimenti arriverai in ritardo, il taxi sta per arrivare." Disse Akane-san mentre con gesto si sistemava una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Fece una carezza sul viso della figlia, poi le diede un bacio in fronte e si diresse verso la porta. Sull'uscio si fermò, restando di spalle sussurrò un “ti voglio bene” che non arrivò all'orecchio del mittente.

Tomomi scostò le coperte con foga, si alzò dal letto per poi dirigersi davanti l'armadio dove l'aspettava l'outfit già scelto, stirato e piegato da lei stessa la sera prima. Si vestì e consumò velocemente la colazione per poi dedicarsi alla sua acconciatura:
una coda perfettamente tirata su, racchiusa da un nastro bianco dal quale trasse un fiocco, due ciuffi mossi ai lati del viso arrotondato le scendevano morbidi fino a sfiorarle le spalle, coperte da una camicetta bianca. La ragazza, entusiasta, scese di corsa le scale, salutò la madre abbracciandola affettuosamente, prese la grande valigia ricolma di vestiti ed uscì entrando nel taxi che da già 20 minuti l'aspettava davanti il marciapiede.

"Salve! Mi porti al collegio Ciociosci, nei pressi di Aokigahara. " disse con tono autoritario.
La ragazza vide il taxista assumere un'espressione curiosa. L'uomo dal viso smunto, con un'incolta barba a coprirgli le guance e il mento, la fissò tramite lo specchietto retrovisore. Ammirò il viso truccato, le labbra tinte di una tonalità corallo e la camicetta bianca che avvolgeva il bel corpo dell'adolescente, pensò che fosse molto carina ma che la giovane età si notava dai modi spartani.

"Cosa deve fare una ragazzina come te nei pressi di un luogo così pericoloso?"- Domandò d'un tratto.

"Non m'importano le voci su quella foresta, voglio solo andare nel collegio, sa, lì ci sono molti ragazzi" Rispose la ragazza con espressione maliziosa.

"Non c'è alcun' collegio in quella zona." aggiunse l'uomo sbuffando infastidito dalla presenza di quella ragazza così arrogante.

"Ojiisan! Non dica stupidaggini! Mia madre l'ha pagata per portarmi al collegio e lei è lì che mi porterà." concluse.

Durante il tragitto Tomomi iniziò a immaginare come sarebbero state le sue giornate da allora, soprattutto data la decisione di controllare la sua innaturale rabbia. riflettendo si rese conto che, essendo una scuola maschile, nessuna ragazza l'avrebbe potuta provocare, e lei sarebbe stata l'unica ad essere ammirata ed amata da tutti i ragazzi della scuola.

*

Dopo qualche ora si erano lasciati Tokio alle spalle, Tomomi cantava a squarcia gola con le sue amate cuffie rosa cipria, scelte appositamente tra le tante per abbinarle ai jeans dello stesso colore. Mentre era assorta nei suoi pensieri volse lo sguardo sul paesaggio boscoso fuori dal finestrino. Qualcosa, tra le fronde, attirò la sua attenzione; una figura femminile incorporea era sul ciglio di un sentiero che sembrava portare all'interno della foresta.

"OJIISAN, SI FERMI!" Gridò Tomomi

Il taxista frenò di colpo. Arrabbiandosi per la continua mancanza di rispetto da parte di quella ragazza.

"Io scendo qui." Affermò la ragazza, prendendo la valigia che aveva a fianco e sbattendo la portiera del veicolo. Non appena si trovò sotto il cielo plumbeo, in piedi a metà della strada di fronte la foresta, iniziò a seguire quella figura che le sembrò conoscente. Non diede nemmeno  peso al fatto di essere sola in mezzo alla foresta di Aokigahara. Tomomi affondava gli stivaletti scamosciati nella terra umida. "Accidenti!" Imprecò non appena si accorse di essersi sporcata, nervosamente afferrò ogni ramo, pianta e fiore che le capitava a tiro e li strappò con forza per farsi largo. Il fastidio che le stava arrecando la natura fece ricordare a Tomomi perché non fosse un'amante di essa; il verde brillante delle querce e il polline che le causava una forte allergia la portarono sull'orlo di una crisi di nervi. Nonostante ciò la figura nera, dalla consistenza vaporosa, la incuriosiva... Cosa ci faceva lì? Era sicura che quel volto fosse lo stesso della sua amica, eppure l'ultima volta l'aveva vista in soffitta. Una voce suadente si librò nel silenzio di quel luogo, la foresta sembrava priva di fauna e nessun verso animale si udiva, doveva essere stata per forza la figura.

"Ehi, fermati! Dove stai andando?" Gridò.

Ma la figura non rispose né si fermò. Si mescolava tra le ombre degli alberi e distinguerla era quasi impossibile. L'essere rallentò il passo non appena raggiunse un secondo sentiero il cui terreno era cosparso di fiori, bellissimi fiori dal colorito fucsia. Con mala grazia Tomomi calpestò il tappeto naturale e, finalmente, raggiunse l'ombra. Quella era girata di spalle, intenta a osservare un muro di siepe. Quando Tomomi le fu vicina allungò una mano per toccarla ma essa si dissolse sotto i suoi occhi, ebbe in fine l'impressione di essere afferrata per i polsi e trascinata oltre il muro. Davanti i suoi occhi si presentò una vasto prato e sotto i suoi piedi un terreno ricoperto di ciottoli, una voce femminile attirò la sua attenzione: non molto di stante si trovava una ragazza vestita completamente di nero e una seconda fanciulla era distesa a terra, con i capelli rosa sparpagliati sul volto. In lontananza la figura di un maesteso castello regnava incontrastata sul paesaggio.

-Glossario-

Futon= è una trapunta da utilizzare come materasso, stendendola sul pavimento o un supporto rigido.

Ojiisan= vecchio

Il Mistero Delle Azalee- Semi Di DiscordiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora