Capitolo 7

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Sayuri, dal fondo della fila, osservava in modo convulso le due compagne, che con poca voglia seguivano Rosanjin. Quel ragazzo, così come Tomomi e Yuriko, aveva un'aria familiare, non sapeva dove, come, ne quando avevano fatto parte della sua vita, ma una cosa era certa li sentiva vicini, una vicinanza che non aveva mai provato prima e che aveva sempre cercato, in modo furtivo e silenzioso, attraverso i suoi genitori, ma che non era riuscita a trovare.
Scesa la scala in marmo bianco giunsero nuovamente all'ingresso e un'accecante luce, filtrata attraverso l'ampia finestra che dava sul giardino interno posto a sinistra, dietro le colonne, giunse inaspettata agli occhi delle ragazze.

"Dovete abituarvi, la luce in questo luogo fa da padrona " La bassa e suadente voce dell'androgino giunse prepotentemente all'udito di Tomomi, quel ragazzo era davvero irritante... l'unica a dettare regole era sempre stata lei, a scuola, a casa e ovunque andasse. Chiunque si doveva chinare al suo volere e ora questo sconosciuto pretendeva di dirle cosa fare, come comportarsi e a cosa dovesse abituarsi. Tutto ciò non andava bene, ma si era imposta di migliorare e di mantenersi calma, la rabbia non doveva vince, almeno per ora. La verità era che, pur non volendo ammetterlo, si sentiva sola. Durante la sua vita aveva cambiato spesso scuola, per sua madre Tomomi era tutto e mai avrebbe permesso che sua figlia si sentisse fuori posto, così non appena la giovane ragazza iniziava a mostrare i primi segni di squilibri mentali le faceva cambiare scuola. Nei primi mesi veniva ammirata e amata da chiunque, i ragazzi non si mostravano indifferenti alla sua bellezza e le ragazze l'ammiravano. Aveva avuto molti amici e fidanzati, anche se per breve tempo, e ritrovarsi da sola in un luogo tanto apatico la fece sentire esclusa. Oltretutto non avrebbe mai immaginato di dover convivere con una strega, al solo ricordo del sangue che le colava dal naso Tomomi strinse i pugni.

"Lawliet-San, dista ancora molto il cortile?" Domandò in modo pacato.

"Né molto né poco, dovrebbe essere piacevole per lei osservare la natura storica di questo edificio, se non erro è una studentessa modello." Rispose con un sorriso stampato sul viso, era sempre stato un provocatore verbale nato, nonostante la sua natura pacifica. Odiava dover ricorrere alla violenza anche se in ogni scontro che aveva avuto in passato ne era sempre uscito vincitore. Non ne andava particolarmente fiero, preferiva esaltare altre sue qualità e non la violenza. Come per esempio la pazienza e l'autocontrollo.

"Infatti è così!" Affermò Tomo.

"Come sei brava Tomomi-chan! Davvero lodevole!" Yuriko stringeva tra le mani una busta rosa, una lettera con un cuoricino, indirizzata a Ukon Itou e a Keiichi-kun che abitava insieme a lui. In un angolo vi era impresso il numero 139, lo chiamava ancora così dopo tutti quegli anni.
Presa dall'euforia non si rese conto di come tutti osservavano, incuriositi e ammaliati, non solo lei, ma tutto il trio. Qualche ragazzo tuttavia si mostrava maggiormente interessato a Rosanjiin che ignorava volutamente le occhiate voluttuose degli ospiti della villa. Nel sottoscala un immenso portone alto quattro metri e largo sei lasciava accedere al cortile, le ragazze non riuscirono a vedere nulla per via della grande folla che animava quel punto. Yuriko, spinta da qualcuno, cadde addosso a uno studente girato di schiena che rovesciò il caffè, impugnato nella mano destra, sul terriccio del cortile.

"Guarda dove vai razza di Imbec-" Non appena le iridi nere, nascoste da lunghi ciuffi di capelli, del ragazzo si incontrarono con quelle viola di Yuriko, lui si zittì immediatamente. Rimase perplesso nel costatare che in quel luogo si trovava una ragazza, sopratutto una fanciulla con un viso tanto ingenuo e pulito.

"Scusami... Io non volevo farti cadere." Yuriko si trovava ancora con il fondoschiena sul pavimento freddo. Inaspettatamente il ragazzo dalla folta chioma mossa, nera come la pece gli offrì una mano per aiutarla.

"Non preoccuparti, ti hanno spinta? In questo posto non hanno idea di come si tratta una ragazza!" Rispose alzando il tono della voce per farsi sentire da chiunque l'avesse spinta. Yuriko sorrise civettuola, era stato davvero gentile. L'osservò e notò che metà del viso rotondo era coperto da ciocche ribelli, era abbastanza alto, super giù un metro e sessantacinque, e indossava dei vestiti davvero stravaganti. I jeans neri avevano degli strappi sulle ginocchia, la maglietta a mezze maniche raffigurante un teschio era di due taglie più grande e da essa uscivano due braccia toniche e lunghe. Le dita affusolate presentavano graffi e nocche rovinate, in alcuni punti la pelle era arrossata e piena di crosticine. Ad abbellire il tutto c'era una cascata di bracciali argentati sul polso destro e su quello sinistro un bracciale di cuoio, e le dita erano coperte da anelli di diversa foggia. Aveva dei lineamenti armoniosi, un naso piccolo e rotondo e occhi a mandorla con folte ciglia nere. La bocca era carnosa e il labbro superiore aveva un arco di cupido ben delineato. Si trovava ancora con la mano stretta nella sua quando un secondo ragazzo che si trovava nei paraggi si avvicinò.

Il Mistero Delle Azalee- Semi Di DiscordiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora