capitolo 25

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Oltrepassai la soglia e tutte le emozioni che provai nel sogno invasero il mio corpo, quella che prevalse più di tutte era la paura, la paura che tutto ciò potesse succedere realmente: non è che non volessi baciarlo perchè non amavo Peter, ma dopo tutto quello che successe non volevo soffrire, nonostante Peter mi mancasse, nonostante lui fosse come l'aria che respiro, nonostante sia lui l'unica persona capace di farmi sorridere come non mai, nonostante tutto non volevo baciarlo perciò decisi di concentrarmi dulla missione senza eventuali distrazioni.

Continuai ad avanzare nella sala guardandomi intorno, scrutando ogni persona o particolare che era presente: la sala era stupenda, era piena di tavoli rotondi e sedie, dove si trovavano le finestre c'era un enorme tavolo pieno di cibo e al centro era presente un enorme lampadario di cristallo suppondo, la sua bellezza era esaltata dalle luci suffuse che creavano una splendida atmosfera e dalle enormi finestra che offrivano una splendida visuale di New York, le luci della città erano splendide, da quelle finestre non solo si potevano vedere le luci della città ma anche ogni songola luce di ogni singola stella.

Le persone che erano presenti avevano tutti un bicchiere o un calice in mano, sapevo che non era gente affidabile ma a primo impatto sembravano tutti ottime persone, tipo i classici vicini di casa come in "Desperate Housewives" dove tutti sembrano delle splendide persone che accolgono i propri vicini con un dolce fatto in casa e sono i primi ad offrirsi per ogni singola mansione ma poi si ritrovano un cadavere in casa, ma comunque... continuai a camminare in giro per la sala alla ricerca di Alan, in un primo momento non ebbi nessuna notizia di lui ma continuando a camminare lo vidi nell'angolo più remoto della sala con uno dei suoi soliti fascicoli, stava discutendo con un uomo al suo fianco, cercai di avvicinarmi per cercare di cogliere qualche particolare della loro conversazione ma la mia avanzata venne bloccata da una stretta al polso, mi voltai e vidi Peter che mi sorrideva leggermente, non sapevo come comportarmi in quel momento mi scordai completamente della missione ed iniziai a perdermi per la millionesima volta nei suoi occhi, lo fissavo così, impalata senza dire nulla, mi sorrise ed io divenni immediatamente rossa: vi prego qualcuno mi faccia uscire da questa situazione prima che mi fiondi su di lui... .

le mie preghiere vennero esaudite nel momento in cui sentimmo entrambi nelle nostre orecchie la voce di Tony

"Rgazzi avete trovato qualcosa?"

"Si, io l'ho visto discutere con un uomo con uno dei suoi soliti fascicoli in mano"

"Lo so, lo vedo dalle telecamere di sicurezza del palazzo ma abbiamo bisogno di uno di quei fascicoli per cercare di disattivare il generatore, Wilson per te sarà più facile da reperire, fai quel che devi"

"Si signore" rispose Josh, entrambi vedemmo Josh muoversi velocemente all'interno della sala in direzione del padre, iniziò a discutere anche lui con quel uomo, tentai nuovamente di avvicinarmi ma di nuovo Peter mi fermò, la mia prima intenzione fu quella di saltargli addosso ma ragionai e tornai in me

<<Peter che stai facendo? Abbiamo una missione da portare a termine>>

<<Si lo so ma ho bisogno di parlarti>> acconsentii sbuffando e mi diressi spedita verso le scale antincendio, raggiungemmo velocemente il terrazzo dove si poteva avere una visuale ancora migliore della città, in quel momenti mi venne in mente il nostro primo appuntamento, lo scenario era lo stesso: le luci della citta che brillavano nei nostri occhi, la luce della luna e delle stelle che schiarivano la notte e riflettevano sui nostri volti e quela splendida brezza che rinfrescava l'aria solleticandomi il volto ogni volta che piccole ciocche ricce lo sfioravano. Si poteva sentire ancora la musica in sottofondo provvenire dai piani sottostanti, mi accostai al cornicione e mi persi tra i miei pensieri alla vista di quella splendida città, Peter si accosto al mio fianco senza dir nulla, un brivido mi oltrepassò la schiena ed io di scatto mi allontanai sedendomi su dei divanetti che erano lì presenti, ne rimase quasi ferito ma non disse nulla, rimase a fissarmi cercando di decifrare i miei comportamenti intanto io calai lo sguardo cercando di evitare qualsiasi contatto visivo

<<Perchè sei così schiva nei miei confronti?>>

<<Ho solo... paura>> dissi continuando a tenere lo sguardo basso

<<Ti ho gia detto che la missione andrà bene, non ti succederà nulla devi stare tranquilla>>

<<Non ho paura della missione, ho paura di te...>> dissi alzando finalmente lo sguardo

<<Di me...?>>

Non dissi nulla, sospirai calando nuovamente lo sguardo portandolo sulle mie mani ormai rovinate dallo stress, cercò di dire qualcosa ma si bloccò quando entrambi sentimmo la canzone con cui ebbe inizio tutto: no no ti prego no... . Alzai lo sguardo e lo vidi avvicinarsi a me leggermente titubante, riconobbi immediatamente quella falcata e da lì iniziai a sentirmi male, il cuore che batteva come non mai il respiro irregolare che mi si bloccava in gola procurandomi capogiri che sarebbero stati capaci di farmi svenire. Ad ogni suo passo la distaza tra noi si restringeva sempre di più e si fermò solo nel momento in cui non si ritrovò a 20 centimetri da me, io ero ancora seduta su quei divanetti con gli occhi lucidi non sapendo cosa fare, avanti agli occhi mi ritrovai la sua mano, voleva che io mi alzassi e ballassi con lui, ingoiai il vuoto e afferrai la sua mano, sembravamo due cocci di legno per l’imbarazzo che si stava creando, mi poggiò entrambe le mani sulla vita e sentii un calore pervadermi immediatamente tutto il corpo, titubante gli circondai il collo e come la prima sera cercai in tutti i modi di evitare il suo sguardo sapendo che sarei morta se solo lo avessi incrociato per un solo secondo, ma purtroppo lui mi costrinse a guardarlo portandomi due dita al mento in modo tale che io alzassi finalmente lo guardassi

<<Posso dirti anche io una cosa adesso?>> io mi limitai a fargli un cenno col capo non avendo il coraggio di proferire parola

<<Mi manchi>> disse con sguardo dolce, eccolo... , riconobbi immediatamente quelle due semplici parole che mi fecero perdere letteralemte la ragione, i miei occhi si riempirono di lacrime e gli feci un leggero sorriso, senza dir sulla scontrai le mie labbra con le sue, in quel bacio sentivo tanta mancanza ma allo stesso tempo tristezza e paura da parte mia, le labbra si muovevano in sincronia e nonostante le nostre labbra fossero ancora unite più lacrime mi rigarono il volto, alla mente mi tornò il momento del bacio che ci fu tra lui e Cindy e da lì mi staccai bruscamente e lui ci rimase, iniziò a scrutarmi cercando di capire il motivo della mia reazione così improvvisa ma io mi limaitai a guardarlo tristemente lasciando che le mie lacrime continuasseo a scorrere e si seccassero un secondo dopo dalla fresca brezza che continuava a soffiare

<<Che cosa c'è che non va? Cosa ho fatto?>> disse stringendomi ancora di più la vita, io calai lo sguardo all'infrangersi dei ricordi nella mia mente e poi feci in modo che lui sciogliesse la presa da me

<<E' solo che... mi dispace ma non ce la faccio>> dissi continuando a piangere, me ne andai da quel terrazzo, Peter rimase a guardare un punto fisso nel vuoto, da solo...

My Hero ||Peter Parker||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora