Diciannove

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Celia non era mai stata così eccitata di rivedere il cielo nuvoloso dell'Inghilterra

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Celia non era mai stata così eccitata di rivedere il cielo nuvoloso dell'Inghilterra. Scese dalla rampa di legno, sulla strada acciottolata del porto, la mano posata sul palmo di quella di Harry, con un sorriso sul volto. Ana la seguì con Nerissa in braccio.

"Ben tornato, Sir Harry," disse un ragazzino che lavorava al porto.

Harry annuì e guidò la sua famiglia alla locanda del porto. Appena entrarono, l'odore di alcool e cibo riempirono le loro narici. Celia arricciò il naso e si guardò intorno nella locanda poco illuminata. Gli ubriachi erano seduti al bar, biascicando mentre flirtavano con le cameriere, ed altri erano seduti ai tavoli mentre si portavano alla bocca il cibo mal fatto.

Harry scortò Celia lungo l'edificio con la mano posata con fermezza sulla sua schiena, guidandola tra gli uomini ubriachi che la guardavano dall'alto al basso. Appena raggiunsero il bar, Harry si schiarì la gola.

"Scusatemi, miss, abbiamo bisogno di due camere," disse alla donna vestita in modo scandaloso dietro il bancone.

"Quanto rimarrete?"

"Solo stanotte."

"È un penny."

Harry tirò fuori il portamonete e porse i soldi alla donna. Lei posò la moneta nella tasca del suo grembiule e fece loro strada per mostrargli il piano superiore.

Ana e Nerissa presero la camera accanto a quella di Harry e Celia. Celia entrò nella loro camera, aspettandosi che Harry fosse proprio dietro di lei, ma, quando guardò oltre la spalla, intravide la cameriera con la mano aggrappata al tessuto della sua camicia.

"Se avete bisogno di qualsiasi cosa, il mio nome è Joan." sussurrò lei al suo orecchio.

Celia chiuse le mani a pugno lungo i gianchi e poi li rilassò. "Lui non avrà bisogno di niente che non possa dargli io." disse lei.

Joan scrollò le spalle e sorrise in modo seducente. "Come dite." disse prima di allontanarsi, i fianchi che oscillavano come rami al vento.

Harry chiuse la porta e si voltò verso Celia, che si era inoltrata ulteriormente nella camera, e alzò un sopracciglio. "Non c'è nulla che tu non possa darmi, eh?" lui sorrise astutamente.

Celia affondò i denti nel labbro inferiore e scosse la testa. Lentamente, iniziò a slacciarsi il vestito finchè non fu in grado di farlo scivolare lungo il suo corpo, lasciandosi addosso soltando il corsetto e la biancheria. Mantenne lo sguardo su Harry  mentre iniziava a sbottonarsi il corsetto. I suoi occhi seguirono ogni suo meticoloso movimento, aspettando impazientemente la fine della sua performance. Era il suo turno e poteva praticamente vedere ogni dettaglio del suo corpo attraverso il tessuto velato.

"Buon Dio," sussurrò a bassa voce. "Non posso più resistere."

Fece due grandi passi e improvvisamente i loro corpi entrarono in collisione carichi di passione.

🌸

"Dovremmo andare a mangiare qualcosa."

Celia sospirò. La sua guancia era poggiata contro il caldo petto di Harry mentre tracciava cerchi sulla sua pelle nuda. "Non voglio muovermi."

Harry le baciò gentilmente la fronte e la guardò. "Ti amo."

Celia smise di creare forme circolare e posò il palmo sul suo petto, guardando in alto verso di lui. "Ti amo anch'io." un sorriso si formò sul suo visoe ritornò a disegnare sulla sua pelle.

"Sei sicura che James e Isabel ci riceveranno?" chiese Harry.

Quello era il loro piano- stare dalla sorella di Celia e dal cognato finchè non avessero trovato un posto tutto loro. Ma Celia non era riuscita a mettersi in contatto con la sorella mentre era a Roanoke, quindi il loro arrivo sarebbe stata una sorpresa.

"Certo, siamo una famiglia." disse Celia.

Un colpo alla porta, seguita dalla voce di Ana, interruppe la loro conversazione. "Signora, Nerissa sta piangendo, penso sia affamata."

Celia gemette piano, ma si assicurò di parlare abbastanza a tono alto mentre rispondeva a Ana. "Ci vediamo in corridoio tra un momento." disse.

Dopo essersi vestiti, Harry e Celia raggiunsero Nerissa ed Ana in corridoio, come promesso, e scesero al bar al piano inferiore. Si sedettero a un tavolo, Nerissa poggiata sul ginocchio di Celia, e aspettarono di essere serviti da una delle cameriere. Alla fine, una andò da loro e prese i loro ordini. Mentre aspettavano che arrivasse il loro pasto, Celia non potè fare a meno di origliare una conversazione di alcuni uomini a un tavolo vicino.

"Qualche notizia da Londra?" chiese uno.

"Dicono che la Regina sia malata," rispose l'altro.

Il cuore di Celia affondò nello stomaco. Voltò la testa in direzione degli uomini, gli occhi spalancati per lo shock. "È vero?"

Harry, con la fronte aggrottata, si voltò ad ascoltare.

L'uomo annuì. "Apparentemente, non si vede a corte da giorni."

"È grave?" chiese Celia.

"Ho sentito che ha i sintomi della febbre milaria." intervenne un uomo da un altro tavolo.

La mente di Celia si attivò a quella informazione; la febbre milaria era una malattia mortale. Si passò la lingua sulle labbra screpolate e deglutì il nodo che le si era formato in gola. La Regina poteva aver provocato tanti dolori nella vita di Celia, ma ciò nonostante le voleva bene.

"No, no," disse l'uomo accanto a lei. "Non è nulla di minaccioso, nessun'anima è stata portata via dalla febbre milaria. I medici si stanno occupando di lei giorno e notte."

Harry notò l'espressione spaventata sul volto di Celia; aveva la fronte aggrottata e le labbra strette in una linea sottile in modo preoccupato. Lui posò una mano sulla sua, strofinandola con il pollice gentilmente per allentare i suoi nervi. Decise di intervenire. "E come, se posso chiedere, sapete questa informazione? Eravate presente a corte?"

L'uomo scosse la testa. "No-"

"Allora, questo è tutto un passaparola?"

"Beh, si, ma-"

"Non avete nessuna certezza, buon sir. Sarebbe buono che non diffondeste tali orrende menzogne." disse Harry, prima di voltarsi.

Celia fece lo stesso, stringendo forte la mano di Harry. Aspettò che la conversazione degli uomini riprendesse, prima di parlare, così che loro non le avrebbero prestato attenzione. "E se fosse vero?" sussurrò.

"Calma, mia cara, non ti agitare per dei pettegolezzi. Sono sicuro che sua Maestà stia bene. Se ti preoccupa così tanto, però, perchè non scrivi a Beatrice?"

"Oh, non potrei. Non so neppure se è ancora al servizio della Regina."

"Vale la pena provare, no?"

"Suppongo di sì."





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