Capitolo 3

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Concluse la donna dai lunghi e folti capelli ricci. Detto questo la donna si presentò: “Buongiorno mi chiamo Sera e sarò la vostra guida qui nel mondo di “Music Souls World” “Buongiorno, ma questo mondo cos’ha di particolare, oltre all’architettura sicuramente apprezzabile?” chiese Ionut, “Beh, vi ho detto che in questo mondo la musica ha un’anima, significa questo: ve lo mostro” concluse la donna tirando fuori dalla sua borsa un flauto, quando lo iniziò a suonare si materializzò accanto a lei una lepre che iniziò a correrle intorno, oltre a quella piacevole musica, la dolce creatura non era da meno… “Ora, avete capito cosa intendevo?” “Certo, anzi grazie mille per il suo bello spettacolo.” Disse Ionut con tono gentile, “Se per voi questo è un bello spettacolo non avete ancora visto niente.” “Cosa vorrebbe dire?” si intromise Giorgia con tono gentile e dolce. Nel frattempo quando lei si volse ebbe una specie di visione, o meglio un sogno ad occhi aperti: aveva visto in lontananza un castello nascosto da una fitta coltre di nebbia, con davanti molto più vicino a lei uno spirito simile ad una ombra, con una lancia dalla quale gocciolava sangue, ma cosa più strana oltre agli occhi luminosi era che non aveva i piedi o meglio ancora, si stava smaterializzando, questo successe in pochissimi secondi, ma a Giorgia parvero un’eternità… La donna iniziò a parlare dicendo: “Dico, che in questo mondo troverete musicisti molto più bravi di me, comunque non perdiamoci in chiacchiere e andiamo a visitare la città.” Giorgia continuava a pensare alla sua visione, turbata da quella creatura così vicina, inquietante e che soprattutto la fissava, si fissava lei, lo percepiva come se quella strana figura gli avesse parlato. Iniziarono a camminare per la città, la strada era fatta di pietre pentagonali, di marmo bianco, c’era un fiume di un colore blu intenso che tagliava a metà la città. Ai lati della strada c’erano dei marciapiedi di ossidiana nera e lucida, coperti da balconi che si affacciavano su quella bellissima città, videro anche moltissimi Caffè eleganti con delle grandi vetrate e persone vestite elegantemente all’interno, oltre che il buon odore di caffè e croissant proveniente dall’interno dei Caffè, per non parlare dei negozi di vestiti raffinati con bellissimi capi d’abbigliamento, vestiti da eleganti manichini di colore bianco o nero lucido, o i negozi di strumenti musicali che riempivano la via in cui si trovavano, con vetrine riccamente adornate e con al loro interno violini di mogano nero o flauti d’avorio, ad un certo punto della passeggiata la donna si fermò davanti ad una grande bottega di strumenti musicali, e disse: “Se volete visitare questo mondo, come minimo dovete comprare degli strumenti musicali, questa è la miglior bottega della città:” “Va bene se proprio insiste faremo questo acquisto.” Pronunciò Ionut con voce gentile. Entrarono in quell’ antica bottega, si fece avanti il mastro liutaio: un uomo alto, grasso con dei capelli e la barba bianchi, con un viso gentile e rosso, con un grembiule di cuoio che lo faceva apparire più magro, forse perché era molto stretto in vita, si presentò dicendo: “Buongiorno Sera, questi giovani devono per caso impugnare ancora il loro primo strumento?” “Sì, Dolf grazie del pensiero, secondo te, quale strumento potrebbe fare al caso loro?” Dolf rispose con tono tranquillo e gentile: “Chi sono io per dirlo, facciamogli provare ad entrambi uno strumento, che ne dici?” “Il mastro liutaio sei tu Dolf, pensaci tu.” Concluse sera con voce allegra. Dolf portò i tre in un’altra stanza, nella quale c’erano espositori con ogni tipo di strumento: si passava infatti dai rudi corni, ai dolci violini passando per le rumorose trombe, Ionut chiese indicando uno strumento: “Che strumento è quello, potrei provarlo.” Ionut stava indicando uno strumento a corde con la cassa quadrata e tre corde, era uno strumento che non aveva mai visto, Dolf rispose: “È uno shamisen, uno strumento della cultura giapponese, è molto difficile da maneggiare per un ragazzo della tua età, vuoi provarci?” “Ci proverò, mi ha colpito la sua strana forma.” Ionut impugnò lo strumento e iniziò a suonare come gli suggeriva il liutaio, ma purtroppo non uscirono altro che poche note stonate, Ionut rimase deluso, ma d’altronde Dolf lo aveva avvertito sulla difficoltà di quello strumento, allora provò con un violino strumento che lo aveva affascinato da quando erano entrati, lo suonò e oltre che uscire una dolce melodia si materializzò un kirin: un cervo della mitologia giapponese, con lunghe corna splendenti e un corpo di luce, infatti tutte le creature che nascevano dagli strumenti erano spiriti e quindi non molto dettagliati fisicamente, ma con un grandissimo potenziale anche in combattimento oltre che scenografico per gli spettacoli di musica e teatrali, mentre a Giorgia parve di rivedere quell’ombra, ombra che la condusse a scegliere uno strumento: un ukulele, “Bella scelta, per la tua età è sicuramente uno strumento adatto.” Disse Dolf compiaciuto, Anche lei come Ionut iniziò a suonare, la musica era più allegra e vivace, ne uscì un dolce furetto che iniziò a correre velocemente per la stanza, mentre il kirin di Ionut esibiva le sue maestose corna e cercava di fermare quel furetto prima che potesse danneggiare qualche strumento. Dolf si espresse: “Dato che sono usciti degli spiriti dai vostri strumenti, posso affermare che sono gli strumenti giusti, complimenti ad entrambi, in particolar modo a te Ionut, il kirin è una creatura che si presenta a pochissimi, ricordo di averne visto uno anni fa, da un giovane ragazzo, che ormai sarà un adulto, lui a differenza tua però non rimase sorpreso dal kirin, ricordo che disse che si aspettava una creatura più possente, come disse lui degna di una persona della sua forza.” Concluse Dolf con voce sicura e nostalgica, probabilmente della sua giovane età perduta. Usciti da quel negozio Ionut continuò a pensare: “Se è uscito il kirin, vorrà dire che sarò capace di fare qualcosa, d’altronde come ha detto Dolf si manifesta a pochissimi, ora però pensiamo al viaggio, non ha senso che mi preoccupi di me stesso, fino a prova contraria, Giorgia è molto più utile di me dati i suoi poteri.” Giorgia nel frattempo rivide quell’ombra, la inseguì correndo: voleva sapere cosa o chi fosse e perché la seguisse, corse per qualche decina di metri, e quando l’ombra svoltò angolo vi trovò davanti un alto muro, però trovò in terra un libro con scritto sulla copertina: “Creaturario”, lo iniziò a sfogliare, vedeva immagini su immagini con delle scritte: “Baphomet, kirin, yo-kai, chimere, una kitsune bianca…” mentre Giorgia sfogliava quelle pagine ingiallite di quel libro di pelle nera, quest’ultime iniziarono a girarsi da sole e velocemente, si fermarono ad una pagina dove si trovava la figura di un angelo, il suo nome era: “angelo delle belle arti”, c’era scritto che quest’angelo fosse una creatura dotata di uno straordinario talento per un’arte specifica: arte, canto, ballo, coro ecc.… Giorgia la colpì una dedica scritta sulla prima pagina: “Cara la mia Giorgia tu sei un angelo delle belle arti, la tua è quella stessa del disegno, della pittura e tutto quello che sia in quest’ambito così vasto”, non era firmato, ma aveva solo uno stemma simile ad una ombra con degli occhi lucenti, la stessa ombra che fino a pochi minuti prima era stata inseguita da Giorgia: “Finalmente so cosa sono, una creatura meravigliosa, ora capisco la mia dote nel disegno.” Pensò Giorgia tra sé e sé, pochi instanti dopo venne raggiunta da Ionut e Sera, “Come mai sei corsa così, all’improvviso, ci hai spaventato a morte.” Disse Ionut abbracciandola, Giorgia si scusò dicendo: “Mi dispiace, ma mi pareva di aver visto un’ombra che mi sembra di vedere da quando siamo arrivati” “Sarai solo stanca del viaggio, vogliamo andare a gustarci un buon dolce, conosco una pasticceria che fa dei dolci squisiti.” Disse Sera con voce allegra. Si incamminarono verso il pasticciere a detta di Sera migliore della città, una volta arrivati là si trovarono una pasticceria, molto grande e colorata di un azzurro cielo e una arancione chiaro, con dei banconi dove sopra vi erano qualsiasi tipo di dolce: torta di mele, bignè al cioccolato, croissant alla crema, papere di cioccolata che camminavano e facevano uno strano verso e una grande torta di cioccolato dove sopra vi erano molte decorazioni di zucchero e statuette di animali, probabilmente era una torta per bambini; uscì dalla cucina un grasso uomo pelato, con un capello da chef e un grembiule di stoffa a righe verdi e bianche. L’uomo andò a salutare Sera con un abbraccio, quasi fino a stritolarla, poi disse: “Mi chiamo Gustav, ragazzi e per Sera sono il miglior pasticciere di “Music Souls World” ma in realtà i miei dolci non hanno niente di diverso dagli altri, sono dolci: squisiti come tutti, fidatevi, io di dolci ne mangio parecchi.” Concluse Gustav ridendo e accentuando la sua grande pancia, decise di regalare ai due, due bignè al cioccolato dopodiché fu costretto a tornare al lavoro per la grande mole di clienti che vi erano. Sera disse ai due: “Vogliamo continuare a fare questo tour per la città oppure volete fare qualcos’altro?” “Beh, noi pensavamo di separarci.” Dissero entrambi, “Io voglio visitare la biblioteca nazionale di questa città.” Disse Giorgia “Io invece vorrei perfezionare a suonare il mio violino di mogano.” Disse Ionut, “Allora, Ionut tu torna da Dolf lui sarà sicuramente un buon maestro, mentre Giorgia per la biblioteca devi fare qualche centinaio di metri lungo quella via con i mattoni delle case colorati di verde, finché non giungerai ad una grande piazza: lì troverai un edificio molto grande e con delle grandi finestre, un orologio al centro della struttura e con il tetto a spiovente di tufo: quella è la biblioteca. Se vuoi ti ci accompagno.” “No, no grazie, spero di riuscire a trovarla da sola.” Concluse Giorgia con un sorriso, subito dopo andò ad abbracciare il suo amico sussurrandosi a vicenda: “Stai attento” “Stai attenta” “Divertiti” si dissero alla fine a vicenda stringendosi forte; quella era la seconda volta che si separavano ed anche se quella città non sembrava pericolosa, non riuscivano a non preoccuparsi a vicenda per l’altro. Ionut si incamminò verso la bottega di Dolf e mentre camminava sentiva qualcosa di strano: era come se non riuscisse a smettere di pensare a Safen; questo pensiero lo inquietava, certo però non smetteva di pensarci, o meglio il pensiero non lo voleva lasciare, mentre camminava per quei vicoli illuminati da dei grandi lampioni a gas e con i palazzi pieni di balconi, riccamente addobbati da rose rosse, edere arrampicanti che avvolgevano quei bei balconi di ferro, sopra i quali si trovavano persone: donne, uomini e bambini, che parlavano tra loro, mentre camminava per quei vicoli larghi improvvisamente sentì un forte suono, non lo sentiva solo lui: infatti tutte le persone si affacciarono dai balconi lamentandosi di quel forte rumore: “Chi osa suonare uno strumento di questo genere?” udite quelle parole, il rumore divenne sempre più forte, a Ionut non infastidiva poi così tanto e quindi iniziò a correre verso la fonte di quel suono, e in una piazza non distante da lì si trovava un giovane mascherato, vestito con un cilindro nero, elegantemente vestito in frac e con un mantello nero, con i capelli corti, scuri neri corvini e ricci: era lui che suonava con un basso elettrico triangolare fatta con una pietra spettrale viola, quella musica così forte, quando vide che Ionut lo fissava urlò: “Giovane, non hai mai sentito questa musica? È metal, a questi babbioni non piace, a loro allieta solo la musica classica: che retrogradi!”  “Sei bravo, ma dov’è il tuo spirito? qui non lo vedo” Ionut era stupito che un giovane di tale talento non avesse uno spirito, nel frattempo dei poliziotti stavano raggiungendo quel giovane dai capelli corvini, “In realtà è dietro di te.” Aggiunse il ragazzo mentre suonava molto più forte di prima. Ionut si girò vide una creatura orribile e affascinante allo stesso tempo: aveva la testa da capra, il corpo da umano, un’espressione sanguinaria in quel volto animale, due ali nere e con scritto nei bracci: “Solve e Coagula”, dal latino “Dividi e Unisci”, “Ti piace è il Baphomet, il mio Baphomet, che creatura magnifica.” Concluse il giovane con voce seria, quella creatura appena vide che il suo padrone era minacciato dai poliziotti che stavano cercando di catturarlo, intervenne: si scagliò su quest’ultimi a quelli che non uccideva colpendo, evocava dei demoni da dei strani simboli che creava, e ne uscivano due demoni: Astaroth, principe dell’inferno: un uomo nudo con due paia di ali, e piedi e mani da drago. Con in testa una corona, in una mano un serpente e cavalcava un lupo e Adramelech, demone condottiero e sanguinario: Un mulo con la coda da pavone, con un ruolo negli inferi marginale infatti era lo “stilista” di Baphomet eppure in quel duello era estremamente potente e sanguinario. “Vedi giovane questi retrogradi cosa mi costringono a fare! Io non volevo far male a nessuno.” Concluse il giovane smettendo di suonare, ma stranamente riuscì ancora a tenere evocati quei mostri, cavalcò il Baphomet e scappò, Ionut era sicuro che quel giovane non stesse scappando per paura ma per risparmiare la vita di quegli uomini, rimase stupito da quello spettacolo, la piazza era desolata e piena di sangue e cadaveri che ormai a Ionut non facevano poi così schifo: ne era abituato dopo aver visto tutto il sangue e carcasse nei covi di Safen, comunque sia, Ionut pensò che lì non fosse sicuro sostare, così iniziò a suonare il suo violino generando il suo kirin che cavalcò, corse veloce, tra le strade deserte della città dove ormai non si trovava più nessuno dato che erano le due del mattino, a Ionut parve che quella battaglia fosse durata poche ore invece era durata ben dieci ore, non sapeva dove andare, decise così di dirigersi comunque sia, alla bottega di Dolf: se il liutaio era lì poteva sicuramente aiutarlo. Giorgia invece in questo tempo si era diretta verso la piazza principale: quella dove si trovava la biblioteca nazionale, la sua passeggiata era stata tranquilla, tra il vociare delle persone e il cinguettio degli uccelli, con un gradevole odore di dolci: proveniente dalle pasticcerie vicine alla piazza e il piacevole calore del Sole che baciava la pelle chiara di Giorgia, era una situazione bellissima, finché non giunse nella grande piazza: lì si trovava una ragazza con dei lunghissimi capelli ricci che le arrivavano fino a fianchi, un naso aggraziato e degli occhi scuri che esprimevano allegria e felicità, vestita con un cappotto nero lungo che copriva tutto il corpo, non era molto alta, indossava una maschera che le copriva solo gli occhi: era a punte e viola, quando si accorse di Giorgia la invitò a raggiungerla e le disse: “Ehi ti va di suonare con me?” “Non sono molto brava, che strumento suoni?” “Suono la mia fidatissima chitarra” disse la ragazza dai lunghi capelli tirando fuori dalla custodia la chitarra: era strana, era di una forma irregolare, di stella nera, “Ti piace è la mia cometa nera, compagna di avventure.” “Si mi piace molto la trovo veramente particolare.” “Tu cosa suoni?” “Io suono il mio piccolo ukulele” disse Giorgia sorridendo ed estraendo dalla sua custodia il suo strumento, “Dai suoniamo, io suono rock, so che il tuo strumento non è il più adatto ma provaci” “Va bene, proviamoci”, giunsero nel centro della piazza, quando iniziarono a suonare una forte musica rock. Dall’ukulele di Giorgia fuoriuscì come immaginato un dolce furetto mentre quando quella ragazza iniziò a suonare ne uscì nient’altro che una kitsune: una volpe a nove code rossa fiammeggiante, con un dolce muso, che iniziò a correre per tutta la piazza, mentre il piccolo furetto cercava di raggiungerla, non era grandissima ma era  più o meno grande quanto un cavallo, dopo un po’ di tempo iniziarono a manifestarsi le prime forze dell’ordine, la giovane dai capelli ricci capì che iniziava a diventare rischioso  e scansò Giorgia dicendole di andare dentro la biblioteca, Giorgia era perplessa ma capì che doveva fidarsi. Prima di salutarsi però la giovane disse: “Mi chiamo Shisha, ci incontreremo di nuovo, tranquilla, però ora entra nella biblioteca.” Giorgia entrò dentro, chiuse la grande porta di pino scuro della biblioteca. Da dentro vide uno spettacolo un po’ inquietante: infatti Shisha iniziò a suonare la sua stella nera con più forza e la dolce kitsune diventò sempre più grande fino a diventare grandissima, e fatta di fuoco, la kitsune iniziò a scaraventare e incendiare i poliziotti, che quando cercarono di avvicinarsi a Shisha furono brutalmente sbranati dalla volpe, Shisha decise di smettere, non voleva ucciderne troppi, o meglio se fosse stato per lei non li avrebbe mai voluti uccidere, così salì in groppa alla sua volpe ed iniziò a correre lontano da quella piazza, volevano seminare quegli agenti non combatterli. Giorgia si ritrovò da sola in mezzo a quella moltitudine di libri, pensierosa: “Shisha non è cattiva, sennò non sarebbe scappata benché stesse vincendo lei, comunque è stato divertente suonare con lei, spero di rincontrarla… Ora cerchiamo qualche libro…” Dopo aver girato a vuoto nella biblioteca senza trovare nessun libro particolarmente interessante decise di leggere il libro che le aveva dato Antuss, ma quando aprì la sua sacca d’intestino di drago che le aveva donato Deiala, vide che il creaturario: si stava illuminando, e quando lo aprì non c’era scritto niente, sfogliò le pagine, ma niente: le scritte e le figure erano scomparse, così decise di chiudere il libro e mentre tastava la copertina in cuoio sentì che dietro c’era una specie di sigillo: per metà Luna e per metà Sole, quando provò a girare la forma della Luna scoprì l’altra metà del Sole, a quel punto riaprì il libro: le scritte e le figure erano tornate. Finalmente iniziò a leggere il capitolo sugli: “Angeli delle belle arti” in particolare nella sezione: “Angeli del disegno” e lesse a bassa voce: “Angeli del disegno: creature che sanno disegnare benissimo e apprendono questa dote in pochissimo tempo, è molto raro trovarne uno, sono pacifiche e dedite solo all’arte figurativa, ripudiano la guerra anche se al loro interno celano una potentissima anima fiammante, esplosiva, sono legate ad un altro essere: non importa di che razza sia: umano o mitico, deve essere bello, così che l’angelo possa usarlo come modello per i suoi dipinti.” Giorgia pensò: “Ecco perché Ionut è riuscito a calmarmi, deve essere lui il mio modello, lui è veramente bellissimo.” Finito di leggere e pensare rimise il creaturario nella sacca-drago e si diresse verso l’uscita, mentre si sentiva osservata e seguita dall’ombra che la stava perseguitando. Una volta fuori trovò Sera ad aspettarla davanti una carrozza nera trainata da cavalli neri e la donna che le disse: “Sei rimasta nella biblioteca tutta la notte, mi sono preoccupata e così ti sono venuta a cercare: stai bene?” “Si, si tranquilla, ma Ionut?” “Non ho visto neanche lui, ma Dolf alle tre del mattino mi ha avvertito che Ionut era da lui in bottega e che si stava esercitando in piena notte per migliorarsi con il suo violino.” “Allora andiamo a prenderlo.” “Va bene ora ci dirigeremo alla bottega di Dolf.” Concluse Sera aprendo la porta della carrozza e facendo salire Giorgia. La carrozza partì, il cocchiere iniziò a frustare con forza i cavalli finché non iniziarono a correre molto velocemente, sbaragliando i tavolini, le seggiole e i piccoli cocchi che trovavano sulla strada, quando arrivarono da Dolf il cocchiere tirò le briglie così forte che i cavalli si imputarono proprio davanti all’entrata della bottega, Giorgia era paralizzata: troppa velocità per lei, pensava che sarebbe stato un tranquillo giro in carrozza. Arrivati davanti alla bottega, ne uscì Ionut con aria assonata e con voce stanca: “Giorgia, non puoi capire quello che mi è successo.” “Va bene Ionut me lo dirai più ora dobbiamo andare…” “Dovete andare in hotel, questa sera vi porterò allo spettacolo in teatro della grande maestra dello Shamisen, è una musicista che lo sa suonare divinamente, dovete assolutamente assistere allo spettacolo.” “D’accordo, a che ora è?” “Non preoccupatevi, adesso rilassatevi e preparatevi per questa sera.” Concluse Sera con tono sicuro, i tre risalirono velocemente sulla carrozza e alla stessa velocità del viaggio precedente andarono in hotel. Una volta arrivati Ionut pensò: “Questo, non è un hotel è un’autentica reggia.” i giovani si guardavano intorno scorgendo fontane di marmo splendente e piccoli Soli, stelle e Pianeti che fluttuavano in mezzo alla hall del hotel: come una specie di statua, i fattorini con le loro divise rosse correvano su e giù per le scale portando i bagagli degli ospiti, i quali erano per la maggior parte anziani e vestiti molto elegantemente, in quel momento Ionut pensò: “Il ragazzo che ho incontrato starebbe bene in questo posto, o almeno indossava dei vestiti molto eleganti, proprio come questi signori, ma non penso che a queste persone piacerebbe la sua musica metal.” Nel frattempo, Giorgia trascinò Ionut per un braccio correndo fino alla loro stanza: la numero “311” come riportava il piccolo pezzo di cartoncino verde scuro legato alla chiave dorata. La stanza era di media grandezza, non era eccessiva, e oltretutto non conteneva neanche la stessa quantità di mobili in oro che erano nella hall. Ionut iniziò a parlare: “Giò, non puoi capire cosa mi sia successo, ieri pomeriggio:  quando ci siamo separati, ho sentito un gran rumore, proveniente dalla piazza vicina: era un giovane, vestito molto elegantemente, con un cilindro nero, una maschera blu, un frac nero, ed un mantello dello stesso colore, che iniziò a suonare una musica metal, mentre mi parlava delle persone di questo posto: li chiamava retrogradi, e dalla sua sinfonia si creò un demone con la testa da capra, che evocò altre creature demoniache: una era un uomo sopra un lupo e l’altra creatura era un mulo con la coda da pavone, dopo un po’ di tempo: non so dirti quanto, iniziarono a venire poliziotti e cercarono di catturarlo, ma grazie ai suoi demoni dopo aver ucciso qualche soldato, se ne è scappato in groppa ad uno dei suoi mostri: quello con la testa di capra: ecco perché sono arrivato da Dolf così tardi.” “Davvero?! Sai Ion è successa una cosa simile anche a me…” “Cosa intendi?” “Intendo dire che dopo che ci siamo divisi, una volta che sono arrivata nella piazza della biblioteca, ho incontrato una ragazza molto attraente, con dei folti capelli ricci, che mi invitò a suonare con lei una musica rock e mentre suonavamo, lei evocò un volpe con nove code grandissima, e quando intervennero i poliziotti, la volpe li aggredì e dopo pochi instanti la ragazza di nome: Shisha, scappò in groppa alla sua volpe, anche se stava vincendo…” “Non erano cattivi” dissero entrambi i giovani nello stesso momento. Dopo essersi preparati scesero nella hall dell’hotel, incredibilmente Sera era lì, vestita elegantemente, quando vide i due giovani disse: “Avete visto, siete stati puntuali anche senza sapere l’ora dell’appuntamento.” Disse Sera con tono allegro, “Comunque siete pronti?” “Certo che siamo pronti.” Dissero i due con tono tranquillo, dopo di che, si avviarono verso la carrozza, in quel momento, Ionut si scontrò con un giovane dai capelli ricci, che colpendolo gli fece cadere una maschera blu, subito dietro di lui c’era una giovane dai folti capelli ricci: a Ionut e Giorgia, parvero proprio i ragazzi incontrati il giorno prima. Sera li vide e disse: “Ionut e Giorgia, vi presento i miei due figli: Shisha e William, allora ragazzi avete imparato a suonare i vostri violini?” “No, mamma, è uno strumento davvero difficile da suonare.” Disse William, “Dovete imparare a suonare uno strumento che possa intonare musica classica, quale miglior strumento se non il violino, ragazzi?” “Si, mamma lo sappiamo, però magari, ecco… il violino non fa per noi, potremmo provare con la batteria, le chitarre elettriche…” “Quindi voi mi vorreste dire che vorreste imparare a suonare uno strumento per musica rock, metal… insomma quei generi lì” “Esatto mamma.” Dissero entrambi con tono felice “Non se ne parla, quella non è musica: è rumore… per fortuna che il sovrano non vi ha sentiti dire certe cose, non posso rinunciare al mio lavoro di segretaria di: “Music Souls World” per i vostri capricci e adesso: ANDATE A STUDIARE! MA PRIMA PRESENTATEVI AI NOSTRI OSPITI!” Disse la donna con tono severo e irato. “Va bene alto colonnello o anche chiamato: Mamma.” Disse William con tono scherzoso, quando finì Shisha gli diede una forte gomitata sull’addome e disse sottovoce: “Dai Will comportati bene…” “Volevo dire: Madre.” Ridisse William con tono soffocato dalla forte gomitata di Shisha, quest’ultima si presentò: “Ciao ragazzi, Io sono Shisha dalla folta criniera.” Disse Shisha con tono scherzoso, “Io sono William, il disubbidiente: ma d’altronde non si può essere perfetti come mia sorella.” Disse William deridendo la sorella, detto questo, strinsero le mani a Giorgia e Ionut, e avvicinarono le loro labbra alle loro orecchie e sussurrarono: “Allora ci rincontriamo…” e Ionut e Giorgia mormorano: “Tranquilli, noi non diremo niente.” Poi i quattro si salutarono: Giorgia e Ionut riuscirono a entrare nella carrozza nera, e durante il viaggio Sera disse loro: “Quei due, non mi ascoltano, lo so, non dovrei infuriarmi così tanto per delle sciocchezze. Ma non posso fare altrimenti.” Disse la donna con tono amorevole, i due giovani la abbracciarono, subito dopo la donna scoppiò in lacrime, Ionut pensò: “Questa donna è strana, pochi minuti fa sembrava un generale militare e adesso una madre amorevole, ma d’altronde una madre sa fare il meglio per i propri figli.” A Ionut gli si strinse il cuore: pensava a sua madre, o anche se non lo era alla donna che si era presa cura di lui, fin da quando si ricordava. Giorgia le asciugò le lacrime e la aiutò a rimettersi il trucco. Arrivarono davanti ad una struttura grandissima: in marmo bianco, con statue aggrappate ai cornicioni delle finestre che osservavano la strada e gli edifici sottostanti, era una struttura imponente, di forma ovale. Sera disse: “Questo è il teatro della nostra musicale città: qui si svolgono concerti, spettacoli teatrali e qualche volta combattimenti tra spiriti musicali, in modo che nessun uomo o donna si faccia male.” Concluso questo i tre si avviarono all’interno della grande struttura. Una volta dentro, vi trovarono un salone d’ingresso: era grande, circolare, con colonne in marmo bianco, drappi e tappeti  di colore rosso bordò che davano un’atmosfera regale alla struttura, una fontana al centro con una statua rappresentante un’ancella con un vaso dal quale fuoriusciva l’acqua e in fondo c’erano della scale larghe che portavano al piano superiore dove si trovava la platea con il palco e i balconcini, salite le scale si trovarono in una grandissima platea in stile barocco con le pareti e il soffitto riccamente decorati, con affreschi meravigliosi,  sedili in velluto rosso bordò; il palco era coperto da delle tende di tessuto rosso all’apparenza molto spesse e pesanti. Mentre guardavano quella stanza vuota, Giorgia rivide quell’ombra: stavolta teneva un cadavere tra le mani; e quando Giorgia guardò meglio era il cadavere di Amalma regina dei brachiomorti. Giorgia pensò: “Perché quest’ombra mi perseguita? Perché mi fa rivedere la morte di Amalma: lei era cattiva e se Safen l’ha uccisa ha fatto solo che bene; beh in realtà voleva uccidere solo me: forse l’ombra mi vuole far sentire in colpa per ciò che è successo, se Safen avesse saputo che ero una creatura magica così potente come ho mostrato, avrebbe ucciso solo me e non anche Amalma. È forse anche colpa mia? Potevo evitare quella morte? Se lo meritava veramente di morire?” tutte le domande che Giorgia si faceva non riusciva a darle una risposta: era completamente confusa, una parte di lei diceva che era innocente mentre un’altra parte seppur piccola le diceva che era colpevole: che poteva evitare altro sangue versato. Mentre Ionut era estasiato da quella sala e Giorgia assorta nei suoi pensieri, li venne a chiamare Sera dicendo: “Dai ragazzi, sbrighiamoci, andiamo nel nostro posto, è su uno dei balconcini migliori, tra venti minuti, lo spettacolo dovrebbe iniziare.” “Certamente, andiamo” Disse Ionut, “Certo…” Disse Giorgia con aria distratta. Dopo alcuni minuti, iniziò lo spettacolo. I due ragazzi iniziarono a sentire primamente una musica dolce e leggera di un violino: la stanza era buia, ma quando la musica iniziò si generarono degli spiriti molto luminosi, e si interruppe la musica per lasciare spazio ad una musica lenta dello shamisen, suonato proprio da quella geisha di cui aveva parlato loro Sera. Si vedeva lo spirito di un uomo che girando per una palude incontrò una donna bellissima, la storia andava avanti a tratti veloci e a tratti lenti, i due si sposarono, il cane dell’uomo cresceva e quando la donna rimase incinta, un giorno il cane dell’uomo la aggredì, la donna si trasformo in una kitsune e scappò da quella casa, ma le continue preghiere del marito fecero in modo da farla tornare, infatti la kitsune tornava di notte come donna e scappava all’alba ritrasformandosi in volpe e proprio mentre la donna stava rientrando in casa, successe l’inimmaginabile: il soffitto si crollò, le macerie però rimasero ferme a mezz’aria con l’aiuto di una potente magia, e subito dopo entrarono i due giovani musicisti evocatori, si proprio così; Will e Shisha: i figli di Sera, ovviamente mascherati e accompagnati dalle loro creature e quindi: di nuovo Adrimalech che sfilava sul grande palco mostrando la sua coda, Astaroth cavalcando il suo lupo, camminava tra le file cercando un buon pasto tra i presenti e Baphomet invece cercava di uccidere quei spiriti evocati dalla geisha e Shisha invece insieme alla sua kitsune fiammante lottava contro quella della geisha, quest’ultima evocò moltissime creature: draghi, schiere di tengu volanti armati di katane taglienti e una creatura spaventosa la jorogumo: una creatura formata dal busto di una bellissima donna e da un corpo di ragno: ecco il suo vero spirito qual era, per abbattere le creature non fu un grande problema: gli spiriti di Shisha e Will erano molto più potenti, eppure quella jorogumo stava dando loro molto fastidio, quando finalmente Will con il suo Baphomet riuscì a separare in due letteralmente quella jorogumo, Shisha evocò anche lei un tengu e un grifone, che sfrecciarono velocemente verso il balconcino di Ionut e Giorgia, con già gli altri due giovani sopra, dissero: “Dai salite, venite con noi” “Will, Shisha siete voi?! che delusione che siete per me” disse la donna con tono triste e addolorato, “Si mamma, siamo noi, vieni con noi, dobbiamo cambiare questo mondo!” disse Shisha con tono rassicurante e severo alla madre, dopo di che tesero la mano a Ionut e Giorgia e quest’ultimi non rifiutarono: salirono, i demoni si alzarono in volo, loro e i loro demoni partirono velocemente per un luogo lontano, mentre volavano a gran velocità, Will disse a gran voce: “Ora vi porteremo nel nostro covo, è un vecchio castello in rovina molto lontano dalla città, lì non ci troveranno.” “Ma perché fate questo?” chiese Ionut, “Perché in questo mondo le persone devono essere libere di essere creative e di poter suonare qualsiasi tipo di musica: non solo quella classica, ma anche la pop, la rock, il metal, insomma qualsiasi tipo di musica. Ci aiuterete?” Disse Shisha con tono allegro e sicuro, “Certamente, se è per il bene del popolo vi aiuteremo.” Concluse Giorgia.  Dopo un po’ di tempo i quattro arrivarono al covo di Will e Shisha: un vecchio castello in rovina, tra le colline, con degli spiriti animali che correvano e giocavano nel cortile del catello, aveva una torre molto alta dove si trovava a detta loro: “La stanza dei riti”, dove solo Will e Shisha potevano entrare, non c’erano solo loro ma anche altri giovani che volevano poter suonare qualsiasi tipo di musica senza divieti di alcun tipo: erano abili evocatori anche se non raggiungevano i livelli dei due fratelli; infatti sapevano evocare: Goblin, piccoli demoni e piccoli yo-kai, niente di paragonabile ai demoni dei due fratelli. Il castello era abbastanza grande, certo non come quelli visti in precedenza: aveva i tetti di tegole rosse, mura difensive e grandi spazi verdi dove allenarsi, suonare e passeggiare, anche perché l’atmosfera era molto gradevole non solo per il leggero tepore e le belle vedute, ma anche per gli spiriti di dolci animali che correvano da tutte le parti. “Questo è il nostro covo, qui ci alleniamo e ci prepariamo per quando sarà il momento di abbattere quei retrogradi.” “Qui è bellissimo, ma come facevate ad andare da qui alla città, velocemente e in modo da non farvi scoprire?” Chiese Ionut curioso, “Dovete sapere, che i nostri spiriti sono molto veloci e poi qua non ci venivamo tutti i giorni: lo utilizzavamo più come covo da tornarci per allenarci e scappare dalle guardie.” Rispose Shisha, “E… il vostro piano quale sarebbe?” “Il nostro piano consiste nel: occupare la città, facendo andare al sicuro i civili, uccidere le guardie che ci ostacolano e alla fine riuscire a cambiare questo mondo: a costo della nostra vita!” Rispose William. Dopo essersi riposati, Ionut chiese: “Ma nella sala dei riti, sulla torre, cosa ci fate?” “Ionut, devi sapere che è nella sala dei riti dove potenziamo i nostri spiriti e i nostri strumenti: per battere le guardie, non basta solo essere capaci a suonare il prossimo strumento, bisogna essere capaci di evocare demoni di altri mondi, in particolare: io sono capace di evocare i demoni del mondo esoterico; un mondo molto diverso da questo: oscuro, segreto e anche demoniaco.” Disse Will “Ma quindi voi in un certo senso, imbrogliate: per essere leali dovreste combattere solo con la forza dei vostri spiriti.” Disse dubbiosa Giorgia, “Ma dovete anche sapere che ogni volta che degli abitanti nascono, gli viene prelevata una grande dose di magia, in modo tale che, anche volendo non sarebbero mai abbastanza forti da combattere contro le guardie. Ora capite?” Disse Shisha, “Si, scusami per l’accusa.” “Tranquilla, Giorgia.” Nei giorni della loro permanenza lì, Ionut si chiese spesso: “Anche se mi alleno moltissimo con il mio kirin, non riesco ad usarlo in combattimento, cosa ho che non va? Giorgia sarebbe molto utile in battaglia grazie ai suoi poteri, ma io? Io non sono capace a far niente.” Sempre più Ionut si scoraggiava, ma ogni volta che accadeva, c’era Giorgia pronta a rincuorarlo e ad incoraggiarlo, gli diceva: “Ionut ti ricordi Antuss cosa ha detto? Disse che tu avrai un ruolo importantissimo nella caduta di Tobek, sicuramente avrai un grande potenziale, lo devi solo scovare.” Rincuorava così Giorgia al povero Ionut. Dopo giorni di allenamenti e preparazione dei piani di combattimento per l’imminente rivoluzione Will decise ancora una volta di chiedere aiuto tramite il rituale del sangue puro: un rituale nel quale solo le persone pure potevano partecipare, le quali dovevano dare una buona dose di sangue per: evocare nuovi demoni, potenziarli o sapere qualcosa su un futuro immediato. Will partecipò per potenziare ancora di più il suo Baphomet, il quale avrebbe avuto sicuramente un ruolo decisivo nell’imminente scontro. Anche Ionut vi partecipò: non per evocare un demone ma per sapere se si sarebbe di nuovo scontrato con Safen o no, la risposta del rituale fu: “Non combatterai contro Safen: cuore corrotto, ma il suo macellaio: Lypsao; fendente insanguinato” “In che senso macellaio?” chiese Ionut agli spiriti esoterici spargendo altro sangue sul sigillo sul pavimento, “Macellaio: boia, assassino, ma viene chiamato macellaio, per i suoi modi brutali e sanguinolenti per uccidere le sue vittime: sarà un nemico difficoltoso da affrontare." Conclusero le anime scomparendo: il tempo si era esaurito, era giunto il momento: non si poteva più aspettare. Tutti si armarono: Shisha indossava un armatura leggiera, resistente ed elastica: d’altronde lei era una maga, non aveva bisogno di avvicinarsi troppo, Will indossava invece un armatura scintillante di ossidiana con un pennacchio color oro sull’elmo, Giorgia indossava: il suo abito da angelo, la classica tunica bianca, lei poteva volare e oltretutto Will le aveva mostrato come utilizzare i suoi poteri da angelo arista, infatti ora Giorgia era capace di materializzare i suoi disegni: le creature che uscivano dal suo camaleonte bicolore, si materializzavano non solo sulle superficie dove li disegnava, ma anche nella realtà. Ionut invece indossava un’armatura scintillante e bianca con un pennacchio rosso sopra il suo elmo e armato del suo violino, aveva imparato ad incornare i nemici con il suo kirin: almeno ora poteva combattere oltre che scappare. Gli altri combattenti indossavano armature molto simili. Salirono in groppa a spiriti e ai demoni e volarono a gran velocità: lasciavano dietro di loro quell’antico castello: luogo di pace e tranquillità; ma ora dovevano pensare alla: “Rivoluzione melodica” come la chiamavano Will e Shisha. Poco tempo dopo, si ritrovarono alla grande città di: “Music Souls World”, vi trovarono ad attenderli i guerrieri della città, affiancati a dei soldati vestiti in stile Steampunk, simile a Safen; ma i demoni avevano detto a Ionut che Safen non ci sarebbe stato, i giovani lo speravano: era un nemico davvero temibile anche se avevano degli ottimi combattenti come Will e Shisha. Al segnale di Will tutti i loro soldati iniziarono a scagliare contro i nemici le loro bestie: Tricorni di fuoco che iniziarono ad incornare i nemici, grandi fenici che iniziavano ad incendiare le alte torri di guardia di marmo bianco. I nemici invece iniziarono a scagliare Centauri, Minotauri e Fauni: certo quelle creature naturalmente non sarebbero mai riuscite a competere con i demoni di Will o di Shisha o quelli degli altri giovani rivoluzionari ma grazie all’aiuto dei guerrieri Steampunkiani che iniziarono a spruzzare mercurio misto ad arsenico e altre sostanze; stranamente non li uccidevano, né ferivano, né indebolivano, anzi: li potenziavano, diventarono più grandi, più potenti, più spaventosi, non sembravano neanche più le creature di prima. Iniziò il vero combattimento, sangue urla, richieste di aiuto, i suoni dei vari combattenti, i lamenti strazianti degli umani, Will in groppa al suo Baphomet attaccava dall’alto, affiancati da Giorgia che iniziò a dipingere barriere per gli alleati, portali, ma anche creature fiammanti di rabbia pronti ad uccidere i loro nemici. Shisha invece attaccava da terra i nemici, con la sua kitsune, lei armata di katana, entrambe pronte a trafiggere i soldati Steampunkiani, armati di lance e granate al piombo, al mercurio, al tallio e all’arsenico, che lanciavano non sulle creature, ma direttamente sugli umani, evocatori o comuni civili. Ionut intervenne in soccorso dei civili: chiamò il kirin e sfrecciò velocemente tra i vicoli della città, non riusciva a comprendere una cosa: i guerrieri Steampunkiani perché attaccavano anche i comuni cittadini che non volevano minimamente la rivoluzione, proprio mentre pensava questo venne interrotto dalle grida di una vecchia signora. Ionut corse verso la fonte delle grida, la trovò un’anziana che cercava di correre nonostante la ferita alla gamba dalla quale zampillava sangue, dietro alla donna una guerriera Steampunkiana, che la stava inseguendo armata di lancia , appena vide Ionut, lanciò una granata al mercurio ad un balcone, quest’ultimo stava cedendo quando Ionut con un balzo riuscì a non farsi colpire dal balcone, prese tra le sue braccia la vecchietta e iniziò a correre, si nascosero dentro alla bottega di Dolf, chiusero le porte e Ionut ci mise il mobilio della bottega come barriera, loro erano dietro al bancone, Ionut aveva forse più paura dell’anziana signora: “Per l’ennesima volta si rese conto di essere inutile in battaglia: non riusciva neanche a proteggere quella vecchia signora”, poco dopo la guerriera Steampunkiana lanciò una granata d’acido, sciolse le porte e la barriera costruita con i mobili in ciliegio, minacciosa davanti a loro con una maschera antigas e con la lancia in mano pronta a trafiggere i due poi analizzò il giovane ed emise le seguenti parole: “Bersaglio riconosciuto, non eliminare, forse sì, meglio di no… ritorno all’annientamento dei civili.” Si girò e ritornò per strada, lanciando granate di piombo fuso agli abitanti, che una volta colpiti diventavano pesanti statue di piombo. Ionut era perplesso: cosa voleva dire quella guerriera con: “non eliminare.” Perché non l’avrebbe dovuto uccidere, se lo aveva riconosciuto, perché non lo uccise, lui era tra quelli che stavano fermando Safen. Pensieroso, portò la vecchietta in un campo feriti sorvegliato dalle forze planetarie: una forza guerriera che interveniva nei conflitti solo per aiutare i civili, anche con l’uso della forza. Dopodiché si riunì con Will, Shisha e Giorgia, era ora di andare al castello e uccidere Lypsao e portare la libertà in quel mondo. Si fecero strada in mezzo alle carrozze ribaltate, cadaveri di entrambi gli schieramenti e armi, armi lucenti, armi insanguinate, macerie che occupavano le strade. Sembrava ormai una città fantasma: non c’era nessuno, i rumori della battaglia erano ormai lontani, infatti i combattimenti tra le tre fazioni erano rimasti al confine della città, anche se moltissimi assassini di Safen si trovavano in giro per la città per uccidere tutti i civili; di certo Safen non avrebbe permesso a quei giovani di prendergli un altro mondo: due perdite per lui erano già un errore inaccettabile, doveva dare il buon esempio tra i suoi seguaci e poi Tobek questa volta non l’avrebbe perdonato. Arrivarono al castello: un’imponente struttura che sovrastava tutta la città, con alte torri e grandi giardini, solcarono l’entrata: un cancello dorato. Vi si addentrarono ancor di più. All’interno non trovarono moltissimi combattenti di Safen, la battaglia all’interno infuriava, i soldati nemici cadevano, i loro corpi morti cadevano sollevando la polvere e sporcando di sangue o altri liquidi i tappetti e il marmo scintillante, le armi cadevano diffondendo un suono acuto che rimbombava nella stanza sovrastando le urla dei guerrieri che inutilmente combattevano contro Giorgia, Shisha, William e Ionut, finché: Lypsao non si presentò: “Buonasera, giovani, mi chiamo Lypsao, anche detto: il Sanguinario, ma non capisco il perché” finì infilzando con un suo artiglio un soldato di quel mondo, “Sorpresi di vedere me e non Safen, vero? Scasate la maleducazione del mio compagno, ma non può sempre star dietro a voi: bambinetti.” La sua voce diventava via via sempre più folle e sembrava come se esprimesse violenza in tutte le parole a quella frase Giorgia si infuriò e cercò di colpirlo lanciandogli una sfera infuocata appena disegnata, ma prontamente Lypsao aprì il palmo della mano destra e prese al volo la sfera, chiuse la mano e una volta riaperta quella palla di fuoco era diventata: una sfera di sangue che cibò Lypsao. Quel macellaio era: di un colore bianco pallido nell’addome, gambe nere, la sua pelle sembrava una membrana elastica fatta di un qualche strano liquido simile a sangue, il braccio sinistro era praticamente un artiglio affilato, di una durezza impressionante, tanto che Lypsao ci infilzava dal metallo delle corazze al marmo del pavimento, mentre nella mano sinistra aveva degli artigli affilatissimi, aveva ad un certo punto del petto una biforcazione dalla quale usciva il collo di un colore violaceo sgorgante di sangue, dalla schiena gli uscivano una specie di tentacoli bianchi con alla fine delle bocche simili a quelle delle sanguisughe, con le quali Lypsao, si nutriva, bevendo il sangue dai cadaveri uccisi da lui, ma la cosa più raccapricciante era sicuramente il viso: un ovale senza capelli, e senza occhi: sembrava infatti che gli fossero stati tolti, questo era testimoniato anche dalle tracce di sangue subito sotto gli occhi, una bocca con un sorriso sanguinoso che esprimeva pazzia. Lypsao si congratulò con Giorgia dicendole: “Poca potenza ma molta rabbia, un piatto quasi perfetto. Devi migliorare moltissimo se vuoi battermi.” Finì Lypsao con un tono a metà tra il pazzo e il severo, quando pronunciò le ultime parole, entrò da una porta interna sulla sinistra Sera: la madre di Will e Shisha, “Madre scappa, è pericoloso!” Dissero i suoi figli, ma prima che lei avesse il tempo di rispondere venne avvolta da uno dei tentacoli di Lypsao: “E così questa è vostra madre? Benissimo…” corse dentro alla stanza del trono: quella da dove proveniva Sera. I ragazzi lo rincorsero, nella sala del trono vi trovarono il sovrano ormai morente per una dose elevatissima di piombo fuso iniettato in vena, arrivati alla grande balconata dove il parapetto in marmo era ceduto. Lypsao la teneva stretta: Sera non riusciva a muoversi, “Abbandonate questo mondo oppure vediamo se vostra madre riesce a sopravvivere da una caduta di trenta piani.” Lypsao sembrava ancor più folle “Non te la daremo mai vinta. Con noi questi ricatti non funzionano.” Disse Shisha “Porteremo la libertà qui.” Finì Will. I giovani fingevano di essere tranquilli, ma in realtà erano agitatissimi: il rischio di perdere Sera era il loro primo problema; era sempre la loro madre, anche se non condivideva le loro idee le volevano lo stesso bene. “Lasciala andare Lypsao, non c’entra nulla lei, prendi me. Posso evocare i demoni, sarebbe più rischioso lasciar in vita me che mia madre, lei non è neanche un eccellente evocatrice, mentre è una madre magnifica.”  L’aria era densa di tensione: i loro respiri affannosi, il sudore che gocciolava dai loro corpi stanchi misto a sangue perfino Lypsao non aveva voglia di rimanere lì, “Quest’atmosfera sta diventando noiosa, muovetevi.” Disse con voce felice Lypsao, “Se proprio non volete decidervi…” “NO! NON FARLO! FERMATI!” Dissero I quattro, “Va bene… La lascerò…” Lypsao mantenne la parola, la lasciò delicatamente, mentre correva verso i quattro giovani, sollevata dal pensiero di morire, con i lunghi ricci sciolti che ondeggiavano in aria… Lypsao lanciò una sfera: una: “Killer al piombo categoria 8” una tra le sfere istantanee al piombo più micidiali: colpì Sera e appena la toccò; si piombò: una statua lucente grigio scura: ora capivano l’appellativo  di: sanguinario appartenente a Lypsao, lasciava un’ultima speranza alle sue vittime, per poi ucciderle nelle maniere più particolari. Ionut e Giorgia corsero verso a Lypsao mentre Shisha e Will correvano verso la madre: una volta giunti alla statua si accasciarono ad essa e piansero, urlarono e imprecarono verso quell’assassino. Lypsao giunto alla fine del balcone, aspettò che Ionut e Giorgia si avvicinassero a lui, per poi gettarsi nel vuoto: o meglio, si gettò e lanciò una: “Sfera collega mondi” e riuscì a fuggire in qualche altro mondo.  Giorgia e Ionut tornarono da Will e Shisha si avvicinarono, li abbracciarono e piansero con loro, provarono rabbia con loro, Shisha e Will pensavano la stessa cosa: “Bisogna vendicare mamma: bisogna uccidere Lypsao.” Questa volta non erano riusciti a vincere: avevano fallito, non erano riusciti a salvare tutti. Mentre la guerra procedeva, i giovani capirono che se anche avessero vinto, avrebbero avuto bisogno di una guida politica come quella di Sera: era amata da tutti in quel mondo. Lasciarono che la guerra continuasse, si gettarono anche loro dal balcone: si aprì il: “Varco di fine mondo” e caddero sulla groppa del drago di Music Souls World: Moon: una draghessa che volando creava una melodia, la quale piaceva ad ogni singolo viaggiatore: ma i giovani erano troppo tristi: il timbro di quel mondo ma Sera se ne era andata per sempre. Giunsero nel nuovo mondo. Il drago li lasciò sopra una collinetta di erba verde, dicendo loro: “Questo è il mondo dell’amore sincero, fatto di parole e di amore tenero: non di quel finto amore passionale fatto solo di sesso. Comunque, ragazzi sappiate che Sera mancherà anche a me, è sempre stata gentile e buona con tutti.” Finì il drago con i due figli di Sera che gli abbracciarono il muso.

Ionut e i mondi misteriosiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora